Sono un giornalista che scrive, parla e fotografa. Una passione: la bici da corsa. Un sogno: riuscire a far capire anche quello che non capisco.

di MAX MANFREDI

Ci sono nella magistratura anche  eminenti rappresentanti  con evidente vocazione  autoreferenziale lasciano affiorare un vizio di fondo che ha dei risvolti antropologici, quelli relativi alla degenerazione del rapporto tra uomo e potere, tale da indurre a non considerare dirimente uno dei cardini della democrazia, quello relativo alla separazione dei poteri sancito dalla nostra costituzione. Mi sarei aspettato una mezza sollevazione dopo la pubblicazione delle intercettazioni dei disinvolti dialoghi tra Palamara e altri rappresentanti delle istituzioni, invece anche i più accesi libertari hanno accettato lo status quo con grande stoicismo .Si vede che i tempi cambiano e si sente la mancanza di uno Sciascia o di un Pannella.Ed ha un suono sinistro l’affermazione di De Magistris quando dice che veniva silenziosamente applaudito solo quando indagava su Berlusconi. Ben diverso l’atteggiamento quando lo stesso dirigeva la sua attenzione verso altri lidi. Ebbene sì, stiamo parlando della nostra magistratura( non tutta fortunatamente) la cui utopia per alcuni ( non tanti, ma nei posti «  giusti »)è quella di trasformare la democrazia tout court in democrazia giustizialista…

Ogni tanto verrebbe di pensare che forse i valori fondanti delle società liberali incomincino a stare stretti a qualcuno e che la giustizia dovrebbe essere, in certo qual modo molto sotterraneo , organica a qualche partito.Certo, la presenza di un uomo come Bonafede, la cui potenza dialettica ed il carisma sono pari a quelle di Topo Gigio, nel ruolo di ministro di grazia e giustizia, è omogenea  all’atteggiamento generale caratterizzato da una ( eufemisticamente parlando) pericolosa disattenzione, tenuto conto che il paese ancora sta aspettando una spiegazione per l’improvviso voltafaccia nei confronti di Di Matteo. In un mondo, non dico migliore, ma semplicemente normale tutti i membri del csm e dell’anm si sarebbero dimessi, per non parlare di Bonafede e forse anche Conte, pur con tutte le difficoltà della situazione, avrebbe dovuto e forse anche voluto agire diversamente. Un tempo remoto alcune poltrone erano appannaggio di uomini che esprimevano ciò che si chiamava senso delle stato e ciò in qualche modo  induceva soggezione e rispetto ed al contempo costituiva una garanzia di rigore e di serietà…E da questi uomini gli italiani si sentivano rassicurati. Oggi saremmo tutti contenti se si dimostrasse un minimo di coerenza e di autorevolezza. In tale contesto, l’unico uomo dell‘ establishment che rappresenta ancora un punto di forza e di affidabilità è in silenzio lassù , al Quirinale.