Sono un giornalista che scrive, parla e fotografa. Una passione: la bici da corsa. Un sogno: riuscire a far capire anche quello che non capisco.

( Capodanno con qualche luce a Palermo. In via Foscolo, una pizzeria, Frangè, ha aperto da pochi mesi. E, dicono i gestori, le cose non vanno male )

di GIOVANNI PEPI E NINO SUNSERI

SUNSERI Ciao Giovanni. Siamo alla fine di quest’anno.  Leggo che a te il bilancio di Gentiloni sul 2017 è piaciuto (qui.. ) 

PEPI Ha chiarito luci ed ombre con sobrietà. Eravamo in recessione, siamo in ripresa. Andiamo bene ma peggio degli altri.

SUNSERI Ma  il bilancio vero di Gentiloni si avrà fra un anno. Quando Draghi avrà tolto il puntello monetario, i tassi saliranno e l ‘Europa avrà dimostrato la impossibilità di andare avanti a causa della debole leadership tedesca. Nel frattempo gli Usa lavoreranno per spaccare la UE. Non a caso Romania e repubblica Ceca sono pronte a spostare l’ambasciata a Gerusalemme. Per ora vento in poppa e tutti bravi. Ma il ciclo economico ha brutte abitudini.

PEPI: Hai ragione, ma sul punto sei pessimista. Draghi fa già sapere che di tassi bassi l’Europa ha ancora  bisogno e sembra orientato a mantenere gli acquisti di titoli del nostro debito. Solo che non possiamo dormire tranquilli. Sul debito si deve intervenire . Ma non mi pare che tiri la giusta aria. Anzi..

SUNSERI Ma Il mandato di Draghi scadrà fra poco più di un anno. Già alla fine 2018 si comincerà a parlare di successione. Se dovesse arrivare Jens Weidmann , capo di bundesbank sarebbe un bel problema. Il segno che la euro a due velocità diventa concreto. L ‘Italia dove gioca?

PEPI L’Italia gioca per stare nella prima Europa e gli altri per  schiacciarla sulla seconda

SUNSERI Appunto. Aggiungo che in questo momento spread Italia è il più alto Europa: 160 punti. Portogallo 150, Spagna 111. Ricordo che Portogallo ha avuto la troika e la Spagna ha chiesto l’intervento UE per salvare le sue banche. Il debito italiano è considerato più rischioso che in questi due paesi.

PEPI Ma Draghi o Weidmann, la questione di fondo è la stessa. Se i banchieri passano, il debito resta e toglie ossigeno all’economia. Si resta nel circolo vizioso. Dobbiamo trovare in prestito un miliardo al giorno, più il nostro bilancio è forte e meno ci costa questo debito, più è debole e più alti sono i tassi, per sostenere i quali servono altre tasse, dunque più soldi allo Stato, meno a imprese e famiglie, meno consumi, meno produzione,meno occupazione

SUNSERI E’ cosi’ ma risalire è duro. La ripresa c’è ma gli effetti sono ancora deboli , quasi invisibili. Direi che manca la misura giusta delle cose.  Rabbia e proteste non si spengono. E i partiti vogliono catturare il consenso promettendo l’impossibile. Ferruccio De Bortoli scrive molto bene: se i partiti sono d’accordo su una cosa è il rifiuto, implicito o esplicito, del fiscal compact ( qui… ) In poche parole non si pensa a politiche per ridurre debito e deficit.

PEPI: La misura giusta delle cose ? Hai ragione, non c’è ancora. Penso solo alle cifre di Carlo Cottarelli, il combattente disarmato contro gli eccessi della nostra spesa pubblica.. Al netto del debito, il nostro bilancio è in attivo. Ma solo dello 0,3 per cento. Per avere effetti forti di svolta dovrebbe essere del 4%.  (qui..)  Pensa un po’, siamo in un altro pianeta

SUNSERI. De Bortoli, nell’articolo di cui parlavo sopra, osserva che , vincoli europei o no, l’Italia non può vivere indebitandosi senza controllare le spese. Poi si chiede e chiede : “  Una famiglia lo farebbe ? No, e allora ?” Già, è allora ?

PEPI I partiti che aspirano al governo, non meno di quelli che ci sono, vogliono cambiare il potere, ma non sanno, forse non vogliono, cambiare il paese. Una volta al comando ci saranno gli aggiustamenti di sempre. Quest’anno , ci pensi ?, su una manovra di 20 miliardi, 15 erano bloccati per scongiurare l’aumento dell’Iva. Capisci ? Solo un quarto di quei soldi poteva essere destinati a nuove politiche.

SUNSERI Si vivacchia.

PEPI Gia’. Si fa presto a rivendicare sovranità, quando si è schiavi dei debiti. Questo 2018 potrà essere nuovo se partiti e movimenti troveranno il gusto della verità. Magari rispettando quell’invito al “ realismo “ del presidente Sergio Mattarella.  Stringiamo i denti Buon Anno.

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