UN CONVEGNO ORGANIZZATO DA MED MEZ, CENTRO STUDI PER LE RICERCHE SUL MEDITERRANEO E SUL MEZZOGIORNO
di SERAFINA BUARNE’
E‘ avvocato. Già segretario generale di Città capitale metropolitana di Roma capitale (2015-2019), dove ha svolto l’incarico di Responsabile della prevenzione della corruzione. Componente della Commissione Straordinaria per la gestione del Comune di Termini Imerese sciolto per infiltrazione mafiosa anno 1993.
Il Centro Studi Med. Mez. per le Ricerche e la Documentazione sul Mediterraneo e il Mezzogiorno “Napoleone Colajanni”, ha organizzato un convegno nella ricorrenza dei cento anni dalla morte del parlamentare, medico, saggista, docente universitario, che per primo denunciò la mafia come un sistema criminale presente non solo in Sicilia, ma già diffuso nei centri di potere del nuovo Regno d’Italia. Le inchieste condotte nella sua lunga attività di parlamentare, andavano controcorrente, rispetto al pensiero dominante in quel contesto storico, quando si parlava di mafia: infatti, denunciando lo scandalo della Banca Romana, tracciò una strada che, solo dopo molti anni, sarà percorsa da magistrati, rappresentanti delle forze dell’ordine, politici,e comuni cittadini: di cui molti di essi cadranno sotto il piombo mafioso. Colajanni non si limitò a denunciare e contrastare il malaffare politico e mafioso, intrecciato, indissolubilmente, già dalla nascita dell’unità d’Italia. Le sue non furono mere denunce ma circostanziate accuse, puntuali interrogazioni e interpellanze , tanto da produrre effetti sulle sorti politiche dei governi. La lucidità delle sue analisi, alla fine del 1800, rendono attuali in modo sorprendente le sue denunce: la cronaca dell’omicidio Notarbartolo, ex direttore del Banco di Sicilia, e la vicenda della Banca Romana, quest’ultima causa della caduta del governo Giolitti, descrivono logiche di potere politico –mafioso che oggi nessuno può negare.Vogliamo ricordare il saggio ” Nel regno della mafia”, dove la descrizione di depistaggi, corruzione, trattative, ricatti e complotti, in cui sono coinvolti galantuomini, loro malgrado e disonesti servitori dello Stato, ci toglie il sonno, per la straordinaria analisi, in grado di dimostrare a distanza di tempo, la capacità di trasformazione e di adattamento della mafia per potere sopravvivere.
Oggi molte cose sono cambiate grazie al sacrificio di quanti hanno dato la vita nella lotta alla mafia, e nel modo di fare “antimafia”. Il metodo Falcone per intenderci. Ed anche per onorare il sacrificio degli uomini che hanno veramente contrastato il malaffare politico- mafioso che nasce l’associazione. Ma non solo. Diffondere la cultura della legalità e tutelare i diritti delle persone più fragili contribuisce a rendere più forti gli strumenti per abbattere le diseguaglianze: perché queste rendono fertile il terreno dove crescono come gramigna malaffare e ingiustizie. Per ricordare la sua dirittura politica e morale e diffondere la conoscenza dei valori, che contrassegnarono la sua vita privata e pubblica, è stata costituita un’associazione a lui intitolata. Questo evento è nelle intenzioni dei soci fondatori il primo e non unico, perché l’attività dell’associazione è molto ambiziosa, non solo diffondere il pensiero del grande politico, ma l’azione di quanti a lui si ispirano. Soci fondatori: presidente dell’associazione Paolo Garofalo, la vice presidente vicaria è chi scrive , il vice presidente Fernando Adonia, il vice presidente Eugenio Bonanno, il segretario Sergio Severino, il tesoriere Silvestro Giamblanco, il presidente della commissione di garanzia Salvo Fleres, la vice presidente della commissione di garanzia Tiziana Arena e il segretario della commissione di garanzia Fabio Fidotta. Questi i componenti, invece, del consiglio direttivo: Franz Cantalupo, Matteo Fano, Monica Fastuca, Armando Glorioso, Nicola Malizia, Francesco Nasonte, Valentina Rizzo e Luigi Guarneri.