Sono un giornalista che scrive, parla e fotografa. Una passione: la bici da corsa. Un sogno: riuscire a far capire anche quello che non capisco.

 di GIOVANNI PEPI

LA POLITICA DELLE BEFFE I CONTI CHE NON CONTANO…

Siamo alla politica delle beffe. Tra conflitti e bufere sulla scena, manine e manone dietro le quinte. Ma non sfugge la sostanza delle cose. Per Lega e Cinque Stelle la campagna elettorale continua. Salvini vuole le elezioni e un nuovo parlamento, per ripetere i numeri delle recenti europee ma teme di dirlo. Di Maio non vuole né le une né l’altro ma teme che si facciano. Così ognuno conserva i suoi pezzi sacri. Salvini non molla sulla flat tax che richiede tra dieci e venti miliardi. Di Maio non rinuncia alle “sue” misure di welfare E SALARIO MINIMO. Intanto la Ue ha paura di sfondamenti in bilancio che non vuol concedere. Le opposizioni tuonano contro le incapacità evidenti del governo. Con slogans stanchi e rituali, ma non spiega  come il debito pubblico dovrebbe ridursi.  Già visto. Già sentito. Ma colpisce il contrasto con il senso comune. Per scongiurare l’Iva, introdurre la flat e finanziare nuovo welfare servono,  tra 50 e 60  miliardi. Non ci sono. Ma Cinque e Stelle Lega fanno finta di cercarli. In realtà puntano a nuovi debiti e ad ottenere le dovute “ flessibilità “ dall’ UE. Che è sempre più recalcitrante, ed a ragione, a quanto pare.  Da qui balletti e affondi lessicali che si alternano agli eleganti distinguo Tria dice che intende tagliare la spesa sociale ( colpo a Salvini e Di Maio ), ma giudica di poter farlo senza aumentare il debito ( colpo alla Ue). Salvini e Di Maio promettono tutto e il suo contrario, niente Iva, niente patrimoniale, riduzione delle tasse, aumento del welfare, migliori pensioni ( colpi per i loro elettori), ma mostrano la “testa dura”  alla Ue ( Salvini ) , oppure si dicono sicuri della “ sua “ comprensione ( Di Maio ).

Facendo tutti finta di ignorare un dato cruciale. Ammesso ( ma tutt’altro che concesso ) che la Ue allarghi le sue maglie, non lo faranno certo i mercati cui siamo costretti a chiedere soldi in prestito. Si conosce il copione. Più cresce il debito, più alto è il tasso di interesse da pagare. E maggiore è il costo del credito, minore è la quantità di risorse per imprese private, famiglie deboli e servizi. Anche questo già visto, già sentito. Ma , per quanto chiaro, non cambia la posizione degli attori sul palco. Si continua a promettere molto sapendo di poter dare poco o nulla. Si sceglie la strategia di andare avanti per trovare un responsabile fuori da loro contro il quale condurre il gioco. Si è alla ricerca di un’arma di distrazione di massa, l’Europa perfida, i poteri forti, gli speculatori rapaci…E’ inutile chiedere qual’è il calcolo che fanno delle risorse. Non lo fanno, deliberatamente. Sembra si ispirino a quanto c’era nel cartello, scritto a mano , nello studio di Einstein , nell’università di Princeton. ” Non tutto ciò che può essere contato conta e non tutto ciò che conta può essere contato….” Solo che lo spread schizza, la spesa pubblica sale. Ciò che non contano loro, lo pagheremo noi. 3 giugno

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