Sono un giornalista che scrive, parla e fotografa. Una passione: la bici da corsa. Un sogno: riuscire a far capire anche quello che non capisco.

di PIERO BUSETTA E GIOVANNI PEPI

Caro Giovanni, ho letta la tua nota nel TACCUINO dal titolo “L’ISTAT, OCCUPAZIONE NUMERI E STATISTICHE COME UN BIKINI”. ( qui ) .>Ora, vedi, la statistica inganna…. coloro che non la conoscono. Invece per coloro che la studiano e la applicano in maniera corretta fornisce uno strumento importante per avere informazioni che sarebbe impossibile avere!

 pietro busetta, professore di statistica economica

Per esempio il dato sul mercato del lavoro che viene fornito mensilmente dall’Istat è possibile averlo su un campione molto piccolo di famiglie, che sarebbe impossibile intervistare come popolazione, ma che invece, con un piccolo campione rappresentativo , riesce a dare informazioni importanti. Ma è quello del mercato del lavoro un dato “statisticato” che non viene  calcolato sulla popolazione ma sulle forze lavoro. Giustamente perché che senso avrebbe dire che una persona è disoccupata se non vuole lavorare perché possidente? Ed allora il tasso di disoccupazione viene calcolato su chi vuole lavorare. Se in un mese quelli che vogliono lavorare diminuiscono perché si stancano di cercare lavoro il tasso di disoccupazione scende ma contemporaneamente non aumentano gli occupati! Misteri della statistica? No solo tecniche di rilevazione che vanno studiate pb

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 giovanni pepi

Non fraintendermi, caro Pietro. Io non ce l’ho con le statistiche. Ma con quelli che ne danno conto , talora o spesso, nascondendo e  alterando. E di questo noi giornalisti siamo spesso massimi responsabili.  Ne sono esempio proprio i dati di cui mi occupo in quell’articolo, consultavo, prima di scrivere , il sito dell’Istat. Le -informazioni erano date con chiarezza : meno disoccupati ma aumento degli inattivi , ossia di quelli che , stanchi di non trovare lavoro, smettono  di cercarlo e, nello stesso tempo, occupazione stabile. Ma la maggior parte dei media metteva a fuoco , enfatizzando, il tasso di disoccupazione al minimo. In questo modo eravamo tutti indotti a credere che la disoccupazione fletteva perché l’occupazione cresceva. Cosa non vera perché è vero quasi l’opposto. I disoccupati si riducono non perché aumentano quanti trovano un posto ma perché si riducono quelli che lo inseguono. Quando diamo notizia di dati statistici dovremmo tutti preoccuparci preoccuparci di eccitare meno e informare di più. Tutto qui gp

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