Sono un giornalista che scrive, parla e fotografa. Una passione: la bici da corsa. Un sogno: riuscire a far capire anche quello che non capisco.

( Mi e’ stato chiesto da Antonino Cusimano una riflessione per testo e immagini sul rapporto tra la Sicilia e L’Africa. Penso che accettiamo tra noi più Africa di quanto non pensiamo. Africa che vogliamo malgrado tutto.) 

 ( Una delle foto inserita nella gallery Africa tra noi . per vedere le altre immagini clicca qui )

di GIOVANNI PEPI 

Fotografando, si vedono cose non sempre chiare quando si guarda. Lo penso da sempre. Ne ho conferma, adesso, dovendo scegliere gli scatti su Africa, immigrati e Sicilia, per Dialoghi Mediterranei. A Palermo, lungo via Maqueda, da via Divisi a via Giardinaccio, le intestazioni delle strade sono tradotte in arabo. Ospiti e residenti entrano in quei vicoli. Li popolano, vi si trovano. A Ballarò, popolarissimo mercato, uomini e donne di colore e residenti si incrociano, ora venditori ora compratori, frequentano bar e botteghe, si riuniscono, parlano, sorridono. Nelle borgate di mare come Sferracavallo a Palermo, nelle lunghissime spiagge di San Vito Lo Capo, posti che frequento abitualmente d’estate, ambulanti neri si muovono a loro agio tra i bagnanti,

nascosti nelle architetture  strane, coloratissime e vaganti formate dagli oggetti di mare che vendono .Sono attesi, come ad un appuntamento fisso, una scadenza ordinaria. Si riconoscono e si incontrano, trattano il prezzo e scherzano, si è quasi a mercati  “di nicchia”. Tutti li accettano per trovare a buon mercato, e a domicilio, occhiali e salvagenti, parei e cappelli. Sempre a Palermo, nella zona della stazione, nelle strade del centro come da via Terrasanta fino a via Sciuti, ancora nelle bancarelle di via Bandiera, è normale vedere i capi indossati da manichini bianchi e neri. Vedo, guardando,  che  sempre più l’Africa è fra noi e noi accettiamo (quando non vogliamo) più Africa. Malgrado tutto. Non sono uno storico ma so che la storia può spiegare molto al riguardo. Non sono un sociologo ma so che, nel rapporto con l’Africa, il contesto sociale può mostrare molte differenze tra Nord e Sud. C’è più dialogo,  meno avversione (o razzismo ), più contiguità di modi e di sentire? Può darsi. Del resto, basta guardare il sito della Prefettura, a Palermo, guidata da Antonella De Miro, per vedere quanto seguite siano certe iniziative di integrazione, dai corsi di formazione svolti dagli insegnanti al liceo scientifico Croce, al coinvolgimento degli immigrati nel restauro della chiesa dell’Origlione. Mario Sedia, vicedirettore della Caritas, mi conferma queste diversità che collega pure ad una sorta di “affinità di relazione”, più forte in Sicilia e nel Sud. Quando parliamo di Africa, Sicilia e immigrazione pensiamo anche a questo.

Per vdere altre immagini QUI  Per leggere tutto l’articolo su Dialoghi Mediterranei QUI

 

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