Sono un giornalista che scrive, parla e fotografa. Una passione: la bici da corsa. Un sogno: riuscire a far capire anche quello che non capisco.

L’INTERVISTA con GAETANO ARMAO

vicepresidente della Regione Sicilia, assessore all’economia

 di GIOVANNI PEPI

Le regioni , in Italia, adesso, hanno più bisogno di una nuova Europa. Lo mettono, nero su bianco, esponenti autorevoli delle regioni italiane che aderiscono o al partito popolare europeo. Hanno sottoscritto un documento. E lo hanno inviato ad  Apostolos Tzitzikostas, presidente del Comitato ed a Olgierd Geblewicz, Presidente del Gruppo PPE-EPP sulle misure essenziali per rilanciare l’Unione Europea. Chiedono una svolta forte. Ne parlo con Gaetano Armao , vicepresidente della Regione Sicilia e assessore all’economia, che di questo documento è un dei principali ispiratori. Una svolta , professore ?“ Partiamo da un punto innegabile..”

 Quale ?

 “ L’Europa, questa Europa, si trova dinanzi alla crisi più grave ma anche alla più grande opportunità dalla sua fondazione.”

 Opportunità ? In che senso ?

 “ Dagli effetti determinati dalla pandemia del COVID-19 può emergere un’Europa più egoista e più frammentata, e le ultime controverse vicende evidenziano alcune preoccupanti tendenze in tal senso..”

 Oppure ?

 “Oppure, un’Unione più forte e più simile a quell’Europa dei popoli, naturale evoluzione del progetto originario scaturito dalle idee dei fondatori”. 

 Sarebbe una svolta gigantesca…

 “Ma necessaria. Parliamoci chiaro. Niente può essere uguale a prima-“

 Lo si dice da anni, davanti a emergenze economiche forti, ma tutto è proseguito come prima..”

 “ allora parliamo di economia. Le idee che hanno finora guidato l’economia europea..”

 Ossia i fiscal compact..

 “Il fiscal compact certo, i patti di stabilità, le politiche di austerità e tutto il resto, già in sè forzate e contorte, sono divenute incompatibili con i bisogni e le ansie dei cittadini che chiedono altro..”

 Cosa ?

 “Un’Europa solidale. Una Europa capace di ricostruire un futuro di coesione e crescita. Si vuole, insomma, una europa dei diritti e della democrazie..”

 Ma da questi principi nasce questa Ue, professore. Finora voluta e con la quale si è andati avanti. Cosa cambia adesso ?

 “Ma lei si rende conto che si è oggi a una Europa che oggi tarda , come noi scriviamo nel documento che lei cita, persino a trovare la convergenza per darsi un bilancio comune  ..”

 Il punto è nel rigore che i paesi forti vogliono e che i paesi deboli, tra cui il nostro, rifiuta..

 “Ma quei rigorismi hanno drammaticamente aumentato i divari economico-sociali al suo interno. Ne hanno indebolito, se non pregiudicato, la competitività internazionale”.

 E quali sono i passaggi della svolta che voi con, questo documento , chiedete..? 

 “Primo. Il pareggio di bilancio valga solo per le spese correnti, liberando quelle per investimenti. Si varino i  bond europei per la ripresa , ossia gli European Recovery bond, senza condizionalità. La politica fiscale possa essere utilizzata in funzione anticongiunturale, anche a costo di aumentare il deficit pubblico..”

 Possiamo fermarci qui o c’è altro ?

 “ C’è altro. Deve essere archiviato  il modello di sorveglianza sui bilanci fondato su parametri inaffidabili e dannosi. Devono essere consolidate e rafforzate le scelte operate in materia di aiuti di stato per sostenere la ripresa..”

 Insisto la svolta è gigantesca. Non siete a un sogno che può frantumare la Ue senza produrne una nuova ? 

 “Un sogno? Posso dire che si è , realisticamente , insisto realisticamente, all’ultima occasione per salvare l’Europa, non perdiamola”

Veniamo in Sicilia. Lei, professore, nell’intervista di due giorni fa ( vedi di seguito ) che una svolta è indispensabile, imposta dalla realtà. Non pensa che questa svolta non ha forza. In questa isola , per esempio, non avverte un sentimento debole. L’Europa è lontana. Non pochi dicono: ma a che serve questa Europa. Come spiegare, professore , lo chiedo a Lei, da siciliano lontano, perché serve a noi questa ?

 “ Non questa Europa, insisto. Se come dicevo, si sarà al cambiamento che vogliamo, ossia meno rigorismo, meno egoismo dei paesi forti e più solidarietà, saremmo ad una Europa che serve ,eccome , alla nostra isola…”

Dice bene ‘se’, professore. Ma ripeto il cambiamento e tutt’altro che semplice, possibile ma non probabile..

“Ma il cambiamento , oggi, ecco il punto, e’ imposto dalla drammatica crisi determinata dalla pandemia. Nulla potrà essere come prima….”

E quanto tutti speriamo ma..

“Ma vede. L’Europa , come dicevo e’ di fronte ad un bivio. Se prevarranno i valori fondativi potrà tornare ad essere un fattore di progresso. Altrimenti diverrà uno strumento dei paesi del nord Europa per schiacciare quelli del sud, innescando reazioni che favoriranno populismi e nazionalismi.”

Facciamo esempi concreti. Ha in mente una qualche opera pubblica che una europa più solidale, in grado di garantire, in maggior misura , regioni deboli come la nostra ,si potrebbe rendere realizzabile nel tempo medio breve. ?

“Certo. Potrei dire il ponte di Messina, infrastruttura importante, ma credo lo sia ancor di più la piattaforma digitale di banda larga ed ultralarga…”

Questo è un suo pallino..

“E credo di avere ragione. Siamo da due anni la prima Regione italiana per infrastrutture digitali. Pensi un po’ cosa non sarebbe successo, proprio davanti al virus…”

In che senso ?

“Non avessimo avuto queste infrastrutture ci saremmo trovati a un ‘collasso telematico’  che si sarebbe potuto determinare per il sovraccarico di connessione. Invece tutti possiamo parlare e comunicare con computers e telefonini. “

Quanto abbiamo speso finora ?

“ Per il digitale, abbiamo investito 280 milioni di fondi europei in 2 anni su questo settore, raggiungendo il 65% della spesa . ..”

Una bella somma…

“Si tratta  del più alto target regionale. E tutti possono vederne  gli effetti lavorando, parlando, inviando un messaggio o una mail. Ecco una risposta quando lei mi chiede, concretamente , a cosa serve l’Europa…La Sicilia ha subito un’evoluzione digitale anche grazie all’Europa. Dobbiamo crescere adesso nei servizi, ma l’infrastruttura e’ quasi completa. E sarà un asset determinante per costruire la ripresa..”