Sono un giornalista che scrive, parla e fotografa. Una passione: la bici da corsa. Un sogno: riuscire a far capire anche quello che non capisco.

  gaetano armao, vicepresidente della regione Sicilia, assessore all’economia, professore di diritto pubblico 

l’immagine nel titolo è tratta dalla copertina del libro ” zero a Sud= di Marco Esposito, editore rubettino

Parlando con Gaetano Armao, vicepresidente della Regione, di Costituzione e mezzogiorno, non si può non dire che una fase nuova si inizia. Nuova e non buona, a quel che sembra. Articolo 116, terzo comma della Costituzione, possibile la richiesta di autonomie speciali da parte delle regioni forti, rischio di ulteriore disgregazione . No ?
“È proprio così, in questo scenario, complesso e, per alcuni versi, contraddittorio, irrompe la questione del regionalismo differenziato …”
Lei lo teme
“ Ci troviamo di fronte ad un bivio: procedere “per sottrazione” di materie allo Stato da parte delle Regioni economicamente più forti o in termini di riequilibrio e solidarietà nel rispetto dei princìpi di cui all’articolo 119”.
Le autonomie sono oggi sollecitate dalla destra. Le norme che le consentono sono state prodotte dalla sinistra. Tutti federalisti, meridionalisti compresi. Si è all’allucinazione globale ?
“ Karl Popper sosteneva che Le istituzioni sono come fortezze: esse devono essere ben progettate e gestite.”
E allora ?
“In assenza di una buona guarnigione, ogni fortezza é espugnabile. Così le Regioni, senza una classe dirigente di livello, sono destinate a soccombere. Ebbene le istituzioni regionali hanno una avuto una fase iniziale positiva, poi la confusionaria riforma del 2001 ha innescato processi di forte divaricazione, dove è prevalso il rendimento istituzionale. ..”
Precisiamo . Hanno retto queste fortezze in Sicilia ?
“Come le altre Regioni ha pagato la scarsa qualità della sua classe dirigente ..”
La politica debole ?
“ Classe dirigente dico. Non solo politica. Ma anche burocratica, imprenditoriale e sindacale, in gran parte rabberciata, riversa sulla gestione clientelare del consenso e delle risorse…”
Quando non corrotta ..
“Certo. O compromessa con la mafia e l’antimafia di convenienza. Mentre le Regioni del nord, investivano in conoscenza, innovazione, tutela della salute, qualità dei servizi. Ed oggi si paga il prezzo di questa marginalità che é culturale e politica, prima che economica…”

I regionalisti sostengono che le autonomie differenziate non toglieranno risorse alle regioni deboli. Sarà così ?
“ Tesi che mi pare azzardata In assenza di dati puntuali. Si è ad una narrazione di questo processo alterata dall’ingiustificata segretezza che sta accompagnando i rapporti tra le Regioni interessate ed il Governo..”
Nel silenzio del parlamento..
“ Io trovo difficilmente sostenibile la richiesta che , sulle intese raggiunte il Parlamento svolga solo un ruolo protocollare di approvazione senza poterle emendare. E poi c’è una questione cruciale nel tempi…”
Nei tempi ?
“Si perché il conferimento di funzioni e risorse deve essere contestuale, non anteriore, al riequilibrio delle infrastrutture tra zone deboli e zone forti. Altrimenti gli squilibri cresceranno. Inevitabilmente. “
Forse il problema è un altro. Le autonomie differenziate metteranno un freno alle redistribuzione, già scarsa, tra Nord e Sud ?
“ Se il parallelismo che ho descritto salta, si rompe il modello costituzionale che coniuga autogoverno e solidarietà…”
Con quali conseguenze ?
“Semplice. Se prevale l’autogoverno sulla solidarietà, si aggraveranno le condizioni di frammentazione sociale e di desertificazione del Mezzogiorno..”
Molti economisti sostengono, che, a quel punto, non saranno guai solo per il sud.
“Hanno ragione. Ci sarebbero effetti depressivi anche per le imprese del Nord che perderanno segmenti di mercati di riferimento al Sud e saranno costrette a spazi di mercato all’estero…
In quale misura ?
“ Faccia i conti. È stato dimostrato che, in termini di risorse finanziarie , dato 100 un investimento al Sud, circa 50 ritornano al settentrione, perché da lì vengono le imprese, i prodotti ed i servizi. La contrazione dei trasferimenti e degli investimenti, quindi, non solo aggraverà il divario, ma attenuerà anche la competitività del sistema Paese.

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