Sono un giornalista che scrive, parla e fotografa. Una passione: la bici da corsa. Un sogno: riuscire a far capire anche quello che non capisco.

di FRANCESCO ATTAGUILE 1/

( presidente di Hubsiciliainternazionale e del GECT “ArchiMed” fra le isole mediterranee )

   Forse, dopo 160 anni di vani tentativi di accendere il secondo motore per far decollare l’Italia, il Sud potrebbe avviarsi ad uno sviluppo accelerato. Lo shock prodotto dal COVID 19 sta invertendo la marcia dell’Europa, riportandola sulla via originaria della solidarietà, della coesione e della dimensione politica, dopo gli stop dei miopi egoismi sovranisti, dei vincoli alla spesa che allargano i divari, della rigida gabbia di decisioni intergovernative prese all’unanimità. Può essere il momento di capovolgere l’Europa anche nella sua posizione geopolitica, dopo il declino dell’asse atlantico sul quale ruotava il mondo e l’uscita dall’UE della Gran Bretagna che ne era il terminale Europeo, lo spostamento a sud-est dei propulsori dell’economia mondiale e il boom dell’Africa, già partito proprio dalla dirimpettaia sponda magrebina (l’alta velocità ferroviaria è già funzionante o in costruzione da Casablanca a Tunisi). Per la prima volta dopo la scoperta delle Americhe e l’apertura del Canale di Suez (oggi raddoppiato) c’è la reale possibilità di riposizionare l’Europa mediterranea, attrezzandola come ponte per l’intera UE, altrimenti tutta destinata ad un progressivo isolamento (eravamo il 12% della popolazione mondiale, siamo il 6% e saremo presto meno del 4%). In questo nuovo scenario va ricollocato il ruolo delle Regioni meridionali italiane e dell’intera Italia in Europa e nel Mediterraneo. I porti siciliani possono diventare i terminali della Via della Seta e dell’interscambio Oriente-Americhe che attraversa il Mediterraneo, altrimenti attratte da Pireo o Algesiras in Spagna.

Per non escludere i nostri porti , però , dobbiamo collegarli col ponte di Messina e l’alta capacità ferroviaria al loro “entroterra europeo”, condizione che ci pose già il Ministro della Marina cinese (il più grande armatore navale del mondo) per trasformare a loro spese il porto petrolifero di Augusta in porto commerciale e farne il più competitivo d’Europa. Per evitare che l’enorme e insperato flusso di denaro fresco in arrivo dall’UE si trasformi in una Inutile pioggia di rattoppi localistico-clientelari, come quelli che hanno finora vanificato anche l’uso stentato dei fondi strutturali europei, occorre investirlo su pochi grandi fattori produttivi di sviluppo, come le infrastrutture logistiche che ci mancano. Anche se il veto dei pochi Paesi frenanti dovesse un po’ ridurre gli stanziamenti proposti dalla Commissione, arriveranno in Italia alcune centinaia di miliardi (Recovery Fund, MES, BEI, FEI etc.), dei quali spetta al Sud almeno il 34%, cioè almeno 100, buona parte dei quali a fondo perduto. È circa la stessa cifra che perveniva ogni 5 anni attraverso la Cassa del Mezzogiorno per colmare il divario, prima che il referendum promosso dalla Lega nel 1993 troncasse ogni investimento pubblico. Ora li avremo in pochi mesi, ma con l’obbligo di impiegarli subito per rilanciare economia/occupazione e migliorare l’ambiente. Vedremo se sapremo non perdere questa occasione 

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