Sono un giornalista che scrive, parla e fotografa. Una passione: la bici da corsa. Un sogno: riuscire a far capire anche quello che non capisco.

 

 gorgio trizzino , medico, deputato Cinque Stelle 

E’ bene a questo punto parlare chiaro ed estendere l’osservazione in “campo largo”, come potrebbe dire un regista. Il problema dei rifiuti urbani non si può esaurire nella mera facilitazione del loro smaltimento, ogni possibile soluzione in questo senso avrebbe l’inevitabile conseguenza di esaurire la propria efficacia in tempi più o meno rapidi. Se mi è consentita un’analogia che ha a che fare con il mondo della Medicina dal quale provengo, quando un paziente riferisce al proprio medico di avere difficoltà di funzionamento dell’alvo, solo un medico scriteriato si limiterebbe a dar seguito al singolo disturbo e si accontenterebbe di prescrivere una purga, evitando di indagare il problema in una dimensione più ampia, che tenga conto del funzionamento di tutto l’organismo.Fuor di metafora, se è vero che smaltire i rifiuti di una città metropolitana ha le sue emergenze, che vanno studiate bene e a cui bisogna trovare soluzioni rapide ed efficaci nell’immediato, è anche vero che necessariamente bisogna estendere il campo della visuale e riconoscere che siamo, più opportunamente , davanti ad un problema culturale.Quante risorse meriterebbe una vasta campagna di sensibilizzazione sul problema del nostro modo di “consumare”? Quanto avrebbero da imparare i bambini sui temi della salute alimentare, dell’ambiente, del rispetto di sé stessi e della natura? Quanto potrebbe incidere la politica locale sulle attività produttive e commerciali, incentivando il riciclo, detassando le imprese virtuose (si pensi ai centri commerciali) nella promozione della merce sfusa e nella dissuasione al consumo di merce confezionata?

Quanto potrebbe essere interessante, persino avvincente, per un cittadino la consapevolezza dell’uso “compostabile” dei propri rifiuti “umidi”, “indifferenziati”? Quanto costano quelle macchine straordinarie che in tutta Europa trasformano la plastica delle bottiglie usate in morbidi “pile” (o “pail”)?Ci vuole uno sforzo economico e per tutte le innovazioni è così! Ma ci vuole soprattutto immaginazione, creatività, conoscenza e coraggio nell’affidare a chi è competente le proprie risorse per realizzare queste e molte altre soluzioni innovative. Altro che “sesta vasca” a Bellolampo; altro che andare a cercare altri sfoghi e altre discariche, provocando le inevitabili resistenze di altre persone, di altri paesi, di altre contrade. Altro che andare a cercare in altri luoghi, pagando profumatamente gente ben contenta di accogliere i nostri rifiuti, per trasformarli in ricchezza! Ecco, è la totale mancanza di questa visione in “campo largo” che condanniamo a chi ha amministrato fino ad ora, a cui riconosciamo alcuni meriti, sia chiaro, ma che in un banco di prova così rilevante ed attuale sta dimostrando di non reggere l’impatto, restando, lui e noi, “sommersi” da problemi di non facile soluzione. Il mondo moderno presenta in modo nuovo problemi vecchi e in modo tristemente vecchio problemi nuovi. L’invito al “cambiamento” non può risolversi in un generico rimescolamento di uomini e cose; non può nemmeno costituire un retorico richiamo privo di senso. “Cambiare” significa osservare, ascoltare, saper leggere un intero mondo che cambia e cercare di mettersi al passo, con la consapevolezza che ci sono dei costi da pagare ma anche possibili, splendidi risultati da raccogliere. Tutti insieme… perché non abbiamo bisogno di “capitani”.

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