di GIOVANNI PEPI
Non è facile, con i tempi che corrono, dir bene di chi governa. Ma ieri il presidente del Consiglio mi è piaciuto. Sobrio, essenziale , ha fatto parlare i dati che contano. Ha saputo mettere in mostra un’italia peggiore di quanto sarebbe giusto, ma migliore di cinque anni fa. Si era in recessione , ora si è in ripresa, ci sono più occupati, gli investimenti pubblici hanno una spinta con provvedimenti opportuni ( il progetto industria 4.0, in primo luogo). Certo, l’Italia va peggio degli altri in Europa. Ma è così da almeno vent’anni, nel succedersi di governi di diverso colore, ed ora le differenze si attenuano. Il paese è migliore anche sul piano civile e sociale, con le unioni civili, le maggiori tutele per le donne colpite da violenza, la libertà’ di decidere della propria vita con il biotestamento, le nuove regole nelle carceri. I poveri poi, per la prima volta, hanno, con il reddito di inclusione una legge appropriata, gli statali ottengono il rinnovo del contratto, i sostegni alle famiglie sono confermati…. Così stanno le cose. Ma se l’Italia va, o comincia ad andare , si è a un disastroso regresso della politica.
C’è più frammentazione, dallo scenario bipolare si è a quello tripolare. Una legge elettorale inadeguata non lascia presagire maggioranze stabili. E i principali contendenti si muovono come attori senza copione. Il pd , partito di maggioranza , non sa difendere i risultati dei governi che ha sostenuto e diretto. Centro destra da un lato, Cinque Stelle dall’altro, sono in gara per la promessa più grossa ignorando la condizione cruciale del paese. Spendiamo già troppo, al di là delle nostre risorse. Per vivere, noi tutti, dobbiamo ottenere ogni giorno dai mercati ( che tanti detestano) un miliardo al giorno. Si legga un recente rapporto di Unimprese ( QUI. ) Per ottenerlo deve essere decente il rapporto tra entrate e uscite. Invece, fra reddito di cittadinanza, reddito di dignità, sostegni ai giovani, cure e pensioni migliori agli anziani si promettono uscite su uscite senza spiegare con quali soldi. Ma i conti non fanno sconti, come si scriveva in questo blog. Scrive Roberto Gervaso , in un suo aforisma che, in politica, “Le promesse si possono anche fare purché, poi, si dimentichino.” Solo che non sempre funziona così. Con conseguenze nefaste .
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