Sono un giornalista che scrive, parla e fotografa. Una passione: la bici da corsa. Un sogno: riuscire a far capire anche quello che non capisco.

di BARTOLOMEO ROMANO

dibattito con articoli DI PIETRO BUSETTA, PATRIZIA DI DIO , ENRICO LA LOGGIA, ENZO GIAMBANCO, PASQUALE HAMEL  GIOVANNI PEPI  )

La riflessione, a più voci, su “Governo e Sud” presenta tantissimi spunti di interesse e altrettante ragioni di preoccupazione. Il quadro che emerge è a tinte fosche e la considerazione della situazione mi sembra generalmente condivisa. Dal mio punto di vista, per far crescere la nostra economia occorrerebbe perseguire due principali obiettivi: favorire chi già opera sul territorio e, soprattutto, attrarre nuovi investimenti da fuori.

 . bartolomeo romano. avvocato cassazionista, professore di diritto penale

il primo versante, anche per favorire l’emersione del “nero”, una seria politica non assistenziale dovrebbe aiutare nuove assunzioni, con significativi sgravi fiscali, con misure per sanare il pregresso, ed incentivi di varia natura. In tal modo, oltre a rappresentare misure gi giustizia sociale proiettate anche nel futuro ( cioè: tutele attuali per i lavoratori e costituzione di una base pensionistica), si potrebbero bilanciare le misure con un sia pur minimo gettito fiscale. Ma soprattutto si eviterebbe di concedere benefici di varia natura (da indennità di disoccupazione a reddito di cittadinanza) a chi non ne ha veramente diritto, poiché lavoratore in nero. Non bastano certo le minacce di repressione penale per eliminare furbizie ed abusi. Poi, occorrerebbe lavorare sulla attrazione di capitali “da fuori” disponibili ad investimenti sul nostro territorio. Questo, a mio avviso, è l’aspetto più rilevante e decisivo. Qui la politica illuminata e consapevole, del Sud e del Nord del Paese dovrebbe unirsi e lavorare coesa. Quanto alle forze politiche meridionali, di qualsiasi colore (di destra, di centro, di sinistra…) e forma (partito, movimento…) dovrebbero pensare agli elettori (e ai loro figli!): quindi, ogni misura possibile potrebbe essere ragionevolmente condivisa e compresa, se solo vi fossero (ma sono certo che, qua e là, ci sono) politici di livello e non raccoglitori di facili, ma effimeri, consensi. Quanto a politici connotati da appartenenze “nordiche”, dovrebbero sapere – o qualcuno dovrebbe spiegarglielo – che un più ampio mercato di consumatori favorirebbe l’intera economia nazionale, ma soprattutto che la emersione del “nero” potrebbe favorire la riduzione delle imposte sull’intero territorio nazionale.Non so se le ricette indicate siano quelle preferibili.  Quello che so per certo è che occorre fare qualcosa, soprattutto per evitare che i nostri figli debbano andarsene dalla nostra Terra, non per una libera scelta, ma per l’egoismo e l’incapacità dei loro genitori. Combattiamola, questa battaglia: se la perderemo avremo la consapevolezza di avere fatto il possibile; se la vinceremo sapremo di avere fatto un miracolo laico. Ma non aspettiamo aiuti dall’alto o da altrove. Chi può e sa faccia. Altrimenti la politica sarà solo gestione di potere, peraltro sempre meno economicamente utilizzabile.

Si pensa a nuovi posti pubblici. E le nuove imprese ?

di PASQUALE HAMEL

Dunque, la risposta alla domanda di occupazione che il Sud, e la Sicilia in particolare, esprimono è quella di inventare posti nella p.a. Geniale, come l’uovo di Colombo! In fondo, alcune statistiche danno una percentuale di pubblici dipendenti nel Sud inferiore a quelli del nord, una misura come quella proposta dal neo ministro per il Mezzogiorno consentirebbe, almeno su questo specifico problema, di riallineare il Sud al Nord.

 pasquale hamel, giornalista e storico

Ma, la domanda che ci si pone è : servono questi pubblici dipendenti? Personalmente credo proprio di no ! A questo punto chiederei al ministro : a) non sarebbe più utile destinare le risorse necessarie a finanziare i posti nella p.a. del Mezzogiorno a infrastrutturare il sud ? b) non sarebbe più conveniente impegnare quelle risorse per tentare di azzerare gli ostacoli che si oppongono allo sviluppo ? c) non sarebbe più vantaggioso destinare quelle stesse risorse per incentivi a quelle imprese che decidono di investire nel Sud ? “Elementare Watson”direbbe Sherlock Holmes, sì proprio elementare ma, pare, non appaia tale visto che questo ministro – che, si dice, sia un tecnico a conoscenza dei problemi del Sud – non si fa scrupolo di fare dichiarazioni di questo tipo.

Dominante sempre il gap di infrastrutture….

di ENZO GIAMBANCO

Caro Giovanni, Roger Abavanel che firma l’articolo su Il Corriere dela Sera sembra riprendere un tema caro a Pietro Busetta , solo che lui è convinto che Milano sia un hub su cui concentrare il movimento economico e finanziario di tutto il paese. Ne consegue che l’emigrazione dei nostri giovani al Nord è un bene perché apprenderanno la meritocrazia imperante e latitante al Sud.

 enzo giambanco, medico , già presidente della societa di ginecologia 

Leggo l’articolo mentre viaggio su un TAV verso Roma e mi chiedo se l’autore ha mai provato un Palermo-Agrigento, scoprendo un gap di infrastrutture che impedisce qualsiasi confronto di efficienza la meritocrazia possa generare. Buon lavoro al Vice Ministro Cancellieri!

GOVERNO E SUD speriamo si scopri che anche la Sicilia è un’isola

di ENRICO LA LOGGIA

ENRICO LA LOGGIA Ma il ministro per il mezzogiorno sa che la Sicilia è un’isola come la Sardegna ? Io spero di si . Perché sino a qualche tempo fa a proposito del costo di trasporto di merci e passeggeri e relative tariffe agevolate per la Sardegna , alla domanda dell’allora presidente del gruppo dei senatori di forza Italia e del sottosegretario ai trasporti all’amministratore delegato di Alitalia e al presidente dell’iri del perché non si facesse lo stesso per la Sicilia,

 enrico la loggia, presidente della commissione per l’attuazione dello Statuto Speciale della Sicilia

la risposta fu : “ Ma la Sardegna è un’isola!” Sic , Sob ,Urc. E si è in effetti col ponte di Messina già realizzato, no scusate non realizzato perché prima bisogna fare le altre cose : autostrade, Ferrovie, porti , scuole , asili nido , insomma è ovvio il milione di posti di lavoro che mancano e quant’altro per il riscatto della Sicilia forse dopo faremo anche il ponte e la Sicilia non sarà più un isola .Il risultato di tutte queste sciocchezze dei “ ben altristi “ è che abbiamo subito la trappola del ponte . E cioè non si fa il ponte perché bisogna fare altro e non si fa altro perché si deve fare prima tutto quanto serve alle Regioni del nord .  Niente investimenti al sud , niente posti di lavoro , niente sviluppo , niente impegni rispettati anche se garantiti dalla nostra costituzione ,almeno sulla carta . Che aspettiamo ? Continuiamo a votare per chi vuole toglierci un altro 30% di risorse per darle in più al nord ? O vogliamo ribellarci e chiedere il giusto per i nostri figli ?  Che dite ? Questo è un buon argomento per un dibattito. Se fatto in buona fede.

GOVERNO E SUD Non può sbagliare Si devono attrarre investimenti

di PIETRO BUSETTA

Ciao Giovanni : Ho letto la tua nota de TACCUINO sull’esigenza di sperequare a favore del Sud. Mi pare perfetto! Aggiungerei che la classe imprenditoriale del Sud ha dato quello che poteva: infatti i dati dell’industria manifatturiera,  come addetti ma anche come valore aggiunto, sono rimasti gli stessi da 10 anni o addirittura sono diminuiti!

 pietro busetta , scrittore, autore de “il coccodrillo si è affogato”

Ed allora è necessario attrarre investimenti dall’esterno dell’area! Con le Zes! Purtroppo vi è stata una interpretazione non corretta della logica delle Zes , che dovevano prevedere delle grandi aree industriali nei principali retroporti come per esempio Augusta, Licata , e magari Carini dove concentrare gli investimenti dall’esterno dell’area , garantendo sicurezza , infrastrutturazione, cuneo fiscale annullato con visto del lavoro più basso e fiscalità di vantaggio! In modo da andare in giro per il mondo ad offrire la possibilità di insediarsi e dare chiavi in mano autorizzazioni e localizzazione ! Se sbagliamo anche questa volta è la fine.

GOVERNO E SUD Sperequare sì, non si può continuare con due Italie

PATRIZIA DI DIO

Caro Giovanni. Ho letto la tua nota nel taccuino su governo e Sud ( vedi qui sotto ) E sono d’accordo con il titolo: occorre assolutamente “sperequare”.  Solo  a favore di un risanamento del Sud avremo più “perequazione” e soprattutto Equità.

patrizia di dio, presidente ConfCommercio di Palermo, presidente nazionale del gruppo Terziario Donna.

Non vogliamo un’  Italia a due o addirittura a tre velocità, con il Nord avanti, come sempre e più di sempre, un Sud che arranca e un profondo Sud sempre più indietro e in stato ormai comatoso. Come confermano i dati di cui scrivo nella nota sui consumi di qualche giorno fa ( vedi qui sotto ndr). E questa diversa velocità è una zavorra per tutta Italia è vero, ma è anche vero che solo facendo partire il Sud, avremo un Paese più forte economicamente. Nessuno si salva da solo: vale per le persone, vale per il Sud. Al nord abbiamo le migliori infrastrutture, sanità, scuola, servizi, economia di Italia mentre al sud abbiamo livelli quasi da terzo mondo. Troppo facile dire adesso liberiamoci delle zavorre, abbandoniamo il Sud al loro destino. Un paese veramente civile e democratico non lascia indietro nessuno. Tanto meno un intero territorio. Non lo si fa per ragioni di civiltà, di etica, di mutualismo, di solidarietà. Ma non lo si fa anche perché sarebbe inopportuno economicamente per tutti. Buono il programma. Ma di buoni programmi come di buoni propositi siamo più che ricchi. Ciò che manca è la capacità di rendere attuativo il programma, utilizzando le migliori risorse e competenze. adesso occorre fare, fare bene e fare presto. Aspettiamo fatti non parole. Per frenare un esodo di massa non più accettabile!

GOVERNO E SUD perequare. Meglio sperequare

di GIOVANNI PEPI

Il nuovo governo promette svolte al Sud . Non senza enfasi. Punto 19 del programma: “.. Va lanciato un piano straordinario di investimenti.” Punto 20: autonomia si, ma fondo di perequazione per evitare che la riforma possa “aggravare  il  divario  tra  il  Nord  e  il  Sud  del  Paese.” ( qui )

Qualche domanda.Piano straordinario , si dice: con quale risorse, essendo gli spazi finanziari più che esangui ? In quale ordine di priorità verso i tanti impegni che comportano nuove spese, tra taglio del cuneo fiscale e salario minimo, investimenti per l’economia verde  e i tanti impegni di spesa sociale per famiglie disagiate, giovani bisognosi e disabili ? Non si precisa. Poi, non si vuole “aggravare”. Ma è questo il punto ? La situazione del Sud è quella che questo blog riassume nello STATO DELLE COSE : un terzo del paese ( con 21 milioni di residenti) produce meno di un quarto del reddito, dà lavoro a 1 persona su 4 rispetto, mentre il centronord a 1 su 2, è il polo di sottosviluppo più popoloso in Europa, con la maggior quota di poveri . (qui ) Patrizia Di Dio, presidente della Confcommercio a Palermo, ricorda che dal 2008 al 2018, il Pil pro capite del Sud è sceso dell’8,1 per cento mentre nel Nord Est dell’1,8. Non si vuole aggravare , bene.Ma si lascia così il grave che è in queste cifre ? Se le due Italie sono sempre più lontane un miglioramento radicale si impone. Non solo per il Sud, ma nell’Interesse del Nord e del paese come Mario Draghi non si stanca di ricordare.

Le cose non sono semplici. Antonio Accetturo e Guido de Blasio hanno  verificato gli effetti delle politiche di intervento per il Sud. I risultati sono disarmanti: hanno prodotto poco, molto meno  che non in altri paesi “ (qui ) Non c’è allora solo una esigenza di risorse per superare il divario, perché bisogna rivedere politiche e strutture, procedure e strategie ,  scelte delle forze sociali e delle istituzioni. Ma le risorse servono eccome. Come si ricorda , ancora, nello STATO DELLE COSE mancano tre milioni di posti di lavoro per colmare lo scarto di occupazione tra centro nord e Sud. Che si vuole fare ? Se si pensa a colpi d’ala non bisogna perequare tra le due Italie come si propone, ma sperequare a favore del Sud , dare più al Sud e meno a Nord. Non  si delinea questa politica nel programma. Se nasce , con questo esecutivo, il governo ” nel segno della novità” di cui parla il suo premier, o il “governo  di svolta “che dice Nicola Zingaretti, novità e svolta non riguarderanno il Sud. Neppure adesso. Si andrà come prima. Aspettiamo il prossimo ? Intanto il mezzogiorno si svuota, come una vasca alla quale è stato tolto il tappo. Negli ultimi 16 anni quasi due milioni di persone sono andati via. Di questo passo la questione meridionale sarà risolta. Ma perché si sarà dissolta. 11 settembre

CONSUMI CON LUCI ED OMBRE tra Italia ferma e Sud che rantola

di PATRIZIA DI DIO

Consumi. Qualche luce. Grosse ombre. In italia, per le vendite al dettaglio, si è a una boccata d’ossigeno. Il quadro resta debole, certo. Ma gli spiragli di giugno sono positivi. Ora, una flessione mensile. Fisiologica, direi, dopo l’accelerazione precedente. Intanto, su base annua siamo a un 3% in più. Un miglioramento che riguarda un po’ tutti i comparti del commercio. Con qualche ombra, dicevo. Resta esiguo, infatti, il beneficio per le piccole superfici, ancora con il segno meno nei primi sette mesi di questo 2019. Discount e commercio  elettronico guidano lo sviluppo per quanto riguarda i formati, mentre si registra uno spostamento degli acquisti all’interno dei durevoli, con i mezzi di trasporto (non inclusi nell’indice) in riduzione a favore di tecnologia, mobili ed elettrodomestici. Qualche segnale positivo si avverte anche sul fronte dei saldi. Dunque, consumi vitali in Italia, diversamente da quanto si vede nel contesto internazionale. Se il nuovo Governo mandasse un segnale scongiurando l’aumento dell’Iva, le famiglie, attraverso i consumi, sosterrebbero l’economia in una fase difficile. Ma questa è un’Italia. C’è poi l’altra. C’è, come sempre, un Sud che arranca e non riesce a star dietro al Nord e al Centro. Due Italie, sempre due. Centro e Nord hanno già raggiunto l’obiettivo di Lisbona 2020 di un tasso di occupazione del 67%. il Sud è indietro, è ancora al 48,2% nel 2018, con meno di metà delle persone tra i 24 e i 64 anni occupate. Al Nord Est la quota è più alta di quasi 25 punti rispetto al Mezzogiorno (73%). Dal 2008 al 2018, il Pil pro capite del Sud è sceso dell’8,1 per cento, nel Nord Est dell’1,8.

Questo è lo stato delle cose a Sud. Economia ferma, prospettive di ripresa inesistenti. In uno spazio che invecchia. Gli over 60enni erano meno di un quarto della popolazione totale vent’anni fa. Oggi siamo al 30%. Saremo al 40 tra vent’anni. Un altro dato preoccupa particolarmente: lo spopolamento. Tra il 2015 e il 2018, dice lo studio, la popolazione al Mezzogiorno è diminuita di oltre 222 mila unità, uno spopolamento destinato ad aumentare in un quadro nazionale dove si prevede, in base alla curva demografica tracciata dall’Istat, il venire meno di un milione di persone. Non c’è da stare allegri. L’economia italiana è ferma da cinque trimestri, l’Istat ci dice, nel suo ultimo report, che non ci sono segnali di miglioramento visibili. E il dato più critico è proprio nella perdurante stagnazione dei consumi delle famiglie. Nel primo semestre del 2019, con una inflazione ai minimi storici (in aumento sull’ultimo mese, d’accordo, ma per fattori stagionali) e un aumento degli occupati (stasi a luglio, certo, ma che segue un semestre positivo) siamo stati ad una ripresa minima. Ora spetta alla Politica. E’ importante arginare un progressivo sentimento negativo. Scongiurando aumenti dell’Iva intanto, e spingere per una crescita del Pil, nel 2020, che non abbia valori infinitesimali. Si sa cosa serve. Fiducia e stabilità, meno tasse e più infrastrutture. Soprattutto nel Mezzogiorno dove si è a livelli da terzo mondo. Aspettiamo all’opera un governo serio e operoso che avvii una crescita vera. Per uscire dal cerchio di un paese che arranca e di un Sud che rantola.

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