Sono un giornalista che scrive, parla e fotografa. Una passione: la bici da corsa. Un sogno: riuscire a far capire anche quello che non capisco.

di ENZO GIAMBANCO

Caro Giovanni, la canea scatenata dalla Pandemia, il profluvio di fake news e, al converso, l’opportunità di soffermarsi a riflettere mi hanno sospinto al silenzio. Atteggiamento snobistico? Può darsi. In tanti anni di vita pubblica, non solo professionale, mi sono confrontato con numerosi interlocutori e, non soffrendo di invidia e gelosia, ho approfittato a piene mani di chi su determinati argomenti ne sapesse più di me. Allo stesso tempo non consentendo ad alcuno di apparire ciò che non era. Se questo è snobismo mi ci riconosco senza esitazioni. Ma torniamo alla   attualità. Sciocco e pericoloso nascondersi la gravità del momento che, inatteso malgrado le profezie di Bill Gates( mi torna in mEnte “La profezia di Celestino” di Redfield uscito nel 1992, che proponeva un’era di consapevolezza spirituale), ha marcato, io credo in modo indelebile, questo secolo. Perché dal virus ci allontaneremo, o meglio lui si allontanerà da noi, ma il segno psicologico rimarrà come una cicatrice dell’anima. Stiamo scoprendo di quanto possiamo fare a meno, di quanto ci siamo imposti seguendo acriticamente la corrente. Si confrontano nel mondo due visioni: l’una, scientistica, che fida nella capacità del sapiens di trovare soluzioni ad ogni problema, l’altra, naturalistica, che vede in ogni intervento umano una alterazione del magico equilibrio della natura.

Vecchio il dilemma natura/cultura; episodi come quello che stiamo vivendo suggeriscono la necessità di interazione, sconfessando gli opposti estremismi. Greta da una parte, Trump e Bolsonaro dall’altra, sono entrambi da prendere con le molle.Un’occhiata in casa nostra. Ho completato da qualche giorno la lettura del libro di Scurati, gradito dono di cari amici, che narra le vicende tra la fine della Grande Guerra e l’avvento del Fascismo, attraverso la vita ed i pensieri di Mussolini . 

Il futuro Duce è descritto nella sua vincente ambiguità: provocare paura con lo squadrismo e lasciar intendere che solo lui potesse controllarlo. Impressionante la somiglianza con gli atteggiamenti attuali di un Salvini che non ha bisogno degli squadristi (le camice verdi ormai servono solo in campagna) perché a diffondere il terrore ci pensa il coronavirus. Proclami di chiusura delle frontiere, dei porti, perché no degli orifizi naturali? Impegni di spesa di cui non si indica la provenienza, l’effettiva disponibilità delle risorse. Un’operazione di sciacallaggio che ricalca i momenti peggiori di un secolo fa. Ma chi se lo ricorda? Per fortuna elementi positivi affiorano: amore di Patria, manifestato da inno e bandiere, capacità della didattica di attrezzarsi per superare la necessaria chiusura di scuole e università, risposta coerente della maggioranza.  E allora chissà : non tutti i mali vengono per nuocere. Forse fermarsi a pensare sarà una bella scoperta per molti. Almeno auguriamocelo!