Sono un giornalista che scrive, parla e fotografa. Una passione: la bici da corsa. Un sogno: riuscire a far capire anche quello che non capisco.

di CATERINA MIRTO

Abbiamo sempre sostenuto che il diritto di famiglia è un diritto vivo e che, molte volte, le stesse norme di legge non riescono a stare al passo con l’evoluzione delle relazioni intrafamiliari e con la necessità di risolvere problematiche specifiche che potrebbe non trovare una risposta “certa” e codificata. L’espressione di Jemolo utilizzata per rivendicare l’autonomia della famiglia, da posizioni cattolico-liberali, nei confronti delle ingerenze dello stato fascista: la famiglia è una «isola che il mare del diritto deve solo lambire», certamente, oggi, di fronte, ad un evento non prevedibile, quale è l’emergenza da coronavirus, deve assurgere a dogma dal quale partire per potere trovare una soluzione che soddisfi tutte le esigenze dei soggetti coinvolti.

Nessun Giudice, seppur saggio ed illuminato, avrà, in questo  momento,  la possibilità di rispondere, in tempi immediati, alle innumerevoli richieste che provengono agli Avvocati,  dai genitori che vivono separati e che si trovano a dovere gestire l’accudimento dei loro figli, in una situazione emergenziale. La imperfezione di normative tutelanti la “serena crescita del minore” si palesa evidente nei momenti di crisi, ed oggi siamo sicuramente di fronte ad una ipotesi che, neppure il più lungimirante legislatore avrebbe potuto prevedere; così come non è ipotizzabile intasare i Tribunali con le più disparate istanze che, i nostri clienti, vorrebbero che gli avvocati presentassero. Il tanto sbandierato affidamento condiviso, le battaglie portate avanti da taluni per la necessaria divisione dei tempi di accudimento dei figli, voluta con chirurgica precisione, le questioni sulla inesistenza normativa del “domicilio prevalente” del figlio, l’interesse del minore, la sua serenità, come si gestiscono in una situazione emergenziale ? E come si gestiscono quando, per di più i genitori abitano in città diverse ?  Le scuole, le ludoteche, i circoli ricreativi, tutte quelle strutture che, nella gestione dei tempi di un bambino sono di fondamentale ausilio, sono chiuse; i nonni, essendo per lo più in quella fascia di età maggiormente a rischio, devono essere preservati da possibili contagi e quindi non possono essere di supporto ai figli, come in tempi normali, generalmente avviene. Non tutti i genitori hanno la possibilità di lavorare da casa e, alcuni (pensiamo a chi lavora in campo sanitario) in questo momento sono maggiormente impegnati fuori casa . L’ausilio della bambinaia e la condivisione della spesa è una di quelle voci che, maggiormente fanno litigare i coniugi separati. Il Tribunale di Palermo, come molti altri Tribunali,  ha ritenuto, correttamente,  tale spesa condivisibile, senza necessità di previo consenso, laddove già esistente nella gestione familiare, da concordare, invece, laddove necessiti successivamente alla separazione.  Ma nessun Tribunale aveva previsto una emergenza quale quella che oggi stiamo vivendo; quindi logica vorrebbe che, in un momento emergenziale, genitori separati e responsabili, al fine di potere continuare ciascuno di loro a lavorare, dovrebbero convenire sulla opportunità di affrontare congiuntamente tale spesa, anche in caso di nuova assunzione successiva alla separazione.

Quando i genitori abitano in città diverse , i contatti telefonici, attraverso videochiamate, Skype o altro, dovrebbero essere maggiormente ultilizzati in ossequio a quel principio di bigenitorialità tanto sbandierato e\o invocato nell’interesse dei figli minori. Purtroppo stiamo invece assistendo, al proliferare di questioni che ovviamente provengono dai quei genitori che, esercitando in maniera irresponsabile il loro ruolo, approfittano anche della emergenza coronavirus per potere continuare a combattere la battaglia personale nei confronti del proprio partner, sperando comunque che un Avvocato, da loro, sapientemente armato ed un Giudice,  sempre a loro disposizione, con una bacchetta magica risolvano il problema.

Le frasi ricorrenti che in questo periodo stiamo ascoltando sono :

 “ hai voluto la domiciliazione prevalente di nostro figlio, adesso i problemi sono tuoi, io eserciterò il mio diritto di  visita nei giorni concordati “;

“ la bambinaia non è un mio problema sei tu che vai a lavorare, invece di stare con nostro figlio, quindi te la paghi tu”

“ ho il telefono guasto , mi dispiace non posso farti fare le videochiamate. Non ho un computer o un Ipad quindi non posso farti vedere tuo figlio su Skype” 

“ la nostra separazione prevede una telefonata al giorno, mi dispiace adeguati”

“ Non rischiarti ad avvicinarti a nostro figlio perché dal momento che vivi con i tuoi genitori anziani sei sicuramente a rischio

Che fare di fronte a tanta irresponsabile stupidità´? 

Possiamo davvero farci armare e pensare di presentare continue istanze per chiedere un intervento giudiziario, possiamo pensare di consigliare la strada della denunzia o il  nostro compito è piuttosto quello di essere sempre disponibili a trovare una giusta mediazione e una corretta risoluzione del problema anche se probabilmente il consiglio che daremo non avrà, in sé,  nulla di previamente normato, ma sarà un consiglio dato sulla scorta della ragionevolezza e della terzietà. L’avvocato familiarista , al tempo del coronavirus, dovrà essere un avvocato collaborativo, dovrà suscitare nel collega di controparte la necessità di condividere responsabilmente l’interesse del minore, farsi portartore di quel precetto educativo che, molte volte il genitore, troppo centrato all’intero del conflitto, perde di vista dimenticando il vero interesse del proprio figlio. Ricordiamo quindi che siamo responsabili di un Ministero che dobbiamo potere e dovere esercitare con saggezza anche al di fuori del contesto giudiziario puro,  nell’interesse di chi, come un bambino minore di età, stenta ancora a far sentire la sua voce.