Sono un giornalista che scrive, parla e fotografa. Una passione: la bici da corsa. Un sogno: riuscire a far capire anche quello che non capisco.

L’INTERVISTA con FRANCESCO ATTAGUILE 2/

Leader del centro democratico in Sicilia

di GIOVANNI PEPI

Dottor Attaguile, ormai lo ammettono tutti : non c’è solo un problema di risorse da trovare ma di procedure che consentano di spenderle velocemente. Si guarda al modello Ponte Morante.  Ci sono le condizioni per estenderlo a tutte, e non sono poche, le risorse disponibili per gli investimenti ?

Un manifesto del centro democratico di qualche anno fa

“Qui l’altro punto cruciale. Oltre alla credibilità delle classi dirigenti non solo politiche, c’è l’efficienza degli apparati burocratico-amministrativi, spesso legati a quelle da patti clientelari sclerotizzanti, soprattutto nelle regioni meridionali. “

Che si può fare ?

“Intervenire con la scure. Dobbiamo proporre noi,  prima che ci venga imposta , una riforma radicale del sistema regionale fallito. ..>”

E cosa proponete ?

“La benemerita Società Geografica Italiana ha studiato per incarico del Governo l’evoluzione della realtà italiana dal 1970 ad oggi, redistribuendo la governance territoriale in 36 Dipartimenti regionali con potere legislativo, sostitutivi delle attuali 20 Regioni e delle 110 Province mai abolite, semmai aggregandoli in macroregioni ai fini della programmazione macro…”

Con quali conseguenze in Sicilia ?

“Avremmo due Dipartimenti intorno a Palermo e Catania e un terzo “dello Stretto” intorno a Messina e Reggio C., unite dal ponte e rese centrali nel Mediterraneo.”

E che ne sarebbe dell’attuale,,”

“ Potrebbe conservare funzioni residuali di raccordo, con organi , non elettivi , ma formati da periodiche riunioni congiunte dei Consigli dipartimentali elettivi, come sempre accaduto nella virtuosa best pratics del Trentino-Alto Adige. “

 Sarebbe un rivoluzione non da poco..

“Certo. Ma solo così si romperanno le incrostazioni che hanno bloccato lo sviluppo nei fallimentari 75 anni  di autonomia speciale, riequilibrando anche lo sbilanciamento di potere scivolato su Regioni con dimensioni e poteri sproporzionati, come emerso dall’emergenza della sanità.”

Insisto è una rivoluzione non da poco. Le resistenze sarebbero fortissime.

“ E per rompere le inevitabili resistenze occorre farlo adesso, sotto la spinta di questa emergenza. Molti dicono che ‘nulla sarà più come prima’ e, come dopo la guerra, sarà il momento propizio per attuare le grandi riforme che fanno ripartire la Sicilia, l’Italia e l’Europa…”

Sarebbe il beneficio  dopo un maleficio massimo come il Corona virtus.

“Diciamo che potrebbe essere  un effetto collaterale positivo del virus. Il primo segnale di svolta può verificarsi se, con la stessa mobilitazione di opinione e di risorse con la quale si è rifatto il ponte di Genova, si fa subito quello di Messina.”

PER LA RIPRESA L’ECONOMIA PARTA DAL SUD 1/

Economia e virus. Si pensa a politiche di emergenza: le idee per ora non sono chiare, mezzi e risorse da impiegare neppure. Ma vediamo già una parola mancante: il Sud. Qualche cenno da parte di qualcuno, ma nessuna centralità. Eppure la questione è seria. Il Mezzogiorno rischia di pagare gli effetti del virus  due volte, fra recessione sempre maggiore e ripresa sempre tra parentesi. Comincia da qui l’intervista con Francesco Attaguile, già delegato dalla Regione Sicilia alla Ue, già sindaco di Catania, ora responsabile in Sicilia del centro democratico che sta organizzando un convegno dedicato al Sud. Allora Attaguile : un mezzogiorno sempre tra parentesi?

“Spero di no. Anche perché , come in tutte le criticità, l’emergenza sanitaria offre anche l’opportunità di rilanciare l’economia con una strategia di ampio respiro e non solo per tamponare i danni immediati delle zone più colpite….”

Ma si è all’ ampio respiro ?

“Aspettiamo i fatti.  Il virus si sconfigge e l’Italia riparte se l’emergenza costituisce anche l’occasione di recuperare quel senso di responsabilità individuale e collettiva, quella ’precedenza al bene comune’ che ha caratterizzato gli italiani nelle fasi più importanti della loro storia..”

Appunto. Proprio in questo contesto , come si colloca. la questione del Sud ?

“Lo sviluppo del Mezzogiorno è il primo dei diritti/doveri, la grande opportunità di far decollare l’Italia con due motori, visto che con uno solo nessuno può farcela, e di proiettare l’Europa verso il nuovo scenario globale policentrico, tutto spostato a Sud….”

Ma nelle parole e nei progetti delle forze politiche maggiori non c’è nulla di tutto questo 

“Lo so. Ma bisogna capire che Il nostro Sud può fornire il maggior contributo netto per il ‘bene comune’ e sarebbe grave miopia concentrare anche le risorse per uscire dal ‘male comune’ ancora una volta solo sul Nord…”

Eppure, prima del Corona virus il governo , per il Sud, progettava una svolta: destinare al Sud il 34 per cento degli investimenti pubblici finora ancorati a uno scarso 27 per cento quando andava bene. Era una bella novità , sarà mantenuta ?

“ Si tratta di una riserva minima . Il 34% viene tassativamente prescritto dall’UE per gli investimenti pubblici nazionali, pena l’interruzione dei finanziamenti UE per la coesione territoriale, perché questi devono risultare aggiuntivi in quanto destinati a ridurre i divari…” 

Ma i fondi Ue sono diventatati sostitutivi. E Lei lo sa bene.

“Già. Ma è chiaro che non possiamo continuare a chiedere (e finora ad ottenere) ingenti risorse ‘esterne’ se vengono sottratte quelle ordinarie, come è accaduto, basta leggere i dati dello Svimez, negli ultimi 25 anni ..”

 Però il rischio che continueremo c’è tutto. 

“So anche questo. E per essere chiari : è inammissibile che quei fondi europei, peraltro spesi poco e male, diventino sostitutivi e siano dirottati indebitamente…”

Dirottati dove ?

“Guardiamoci intorno: vi sembra che treni, strade, ospedali siano gli stessi?
E perché i Corridoi della rete transeuropea sono in costruzione nei tratti nord e non al sud….”

Chiaro. Altri esempi ?

E dove sono i primi 1.300 milioni già stanziati per fare il ponte, che costa poco e traina le altre infrastrutture? E se ne pagheranno quasi altrettanti di penali per non farlo. O la spesa pro capite per i servizi. Basta leggere i dati Eurostat, Svimez, Istat, degli ultimi 25 anni. Chi vuol bene all’Italia riparte da Sud !