Sono un giornalista che scrive, parla e fotografa. Una passione: la bici da corsa. Un sogno: riuscire a far capire anche quello che non capisco.

 

Lo Scheletro del dinosauro Thecodontosaurus antiquus ( cliccando sulla foto puoi vedere le immagini sull’orto )

LE CRONACHE DALL’ORTO….. di GIOVANNI PEPI

I dinosauri di Palermo. Eccoli. Stanno all’Orto Botanico, nella serra tropicale. Saranno esposti qui per qualche mese, prima di stabilirsi nella loro sede designata, il museo Gemmellaro. Eccoli, al caldo, ciascuno nella sua aiuola. Tutto scientificamente controllato. Sono la riproduzione esatta degli originali. Nelle aiuole c’è la “loro” fauna, felci, cicas, conifere per scandire i passaggi dell’evoluzione reale. Ciascuno  ha una sua storia, un valore specifico per la scienza. Li chiamo, impropriamente il Grande e il Piccolo, per la differenza di dimensioni evidente. Il Piccolo è il più “anziano” E’ il quarto scoperto al mondo . “Quando lo hanno trovato non aveva nome, di dinosauri

si comincia a parlare nel ’42”:  mi dice Carolina D’Arpa, conservatrice del Gemmellaro che insieme alla collega Carolina Di Patti segue le operazioni accanto a Filippo Pecoraino che ha allestito gli spazi espositivi. Si chiama Thecodontosaurus antiquus . Ha 210 milioni di anni. E’ alto 60 centimetri. E’ lungo 2 metri e mezzo. Gli specialisti lo indicano come il primo dinosauro erbivoro. Da qui la sua bocca. I denti non sono saldati alla mandibola ma in particolari alveoli. Viveva in piccoli gruppi, nel territorio di Bristol coperto dal mare. Nota la D’Arpa: “La sua taglia è paragonabile a quella di una cane di medie dimensioni come un  Labrador.”

 lo scheletro del“Carnotaurus sastrei “(cliccando qui si può andare alle visioni dall’Orto )

Un “cucciolo” rispetto al Grande che lo domina dall’angolo di fronte. Lui è un “Carnotaurus sastrei “, ossia un “toro mangiatore di carne “. Il nome è legato a due corna sul capo. E’ stato ritrovato nel 1984. Ha settanta milioni di anni. E’ alto tre metri e mezzo. E’ lungo 7 metri. E’ possente nella linea, trionfante nel portamento. Dominava , da predatore feroce, i territori dell’ Argentina. La sua forza è nelle zampe posteriori, quelle anteriori sono , dicono le conservatrici, “vestigiali”, senza funzioni, quasi un ornamento inutile o utile solo per la scena. Mi raccontano i curatori che , di questo dinosauro, si è potuto conoscere anche la pelle “impronte costituite da piccole scaglie di circa 5 millimetri di diametro, giustapposte come in un mosaico”. Eccoli qui i dinosauri. Sono con loro Fabrizio Micari, il rettore dell’Università da cui l’ Orto dipende, Paolo Inglese, il capo degli spazi museali, Rosario Schicchi, il direttore, Manlio Speciale, il curatore. Grande vertice. Da grandi occasioni. Paolo Inglese sorride ” Con i dinosauri non possono che starci i dinosauri”. Scherza. L’umore è buono. Si capisce perchè. Le cose cambiano all’Orto. In meglio .

ALL’ORTO BOTANICO DEDICO UNA GALLERY. SE VUOI VEDERE LE IMMAGINI CLICCA QUI

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