Sono un giornalista che scrive, parla e fotografa. Una passione: la bici da corsa. Un sogno: riuscire a far capire anche quello che non capisco.

CITANDO ...di GIOVANNI PEPI

Dopo due giri, si avvia il terzo. Per il nuovo governo la strada resta in salita. Ora Luigi Di Maio  mette sul tavolo la grande scelta. Non alleanze i Cinque Stelle chiedono al Pd, ma un contratto “al rialzo” su questioni cruciali:  soldi ai dieci milioni di poveri per superare

la soglia di indigenza, pensioni non inferiori ai 1170 euro per famiglia, lavoro stabile ai precariQuestioni giuste. Ma poste nel modo sbagliato. A quasi due mesi dal voto, si deve pensare alle generazioni ( vecchi e nuove), o ancora alle elezioni ? Stare con i deboli della societè è giusto. Il punto è come. Nel documento di economia e finanza, il governo uscente  fotografa quel che è successo nel corso dell’ultima legislatura : è cresciuta l’economia, è aumentato il lavoro, si  sono sbloccati gli  investimenti, si sono avviate politiche di inclusione per i poveri. Segnali positivi, ma insufficenti . Come spiega Alan Fiedman nel suo ultimo libro, non sono ancora percepiti nel reddito e nel lavoro ( Dieci cose da sapere sull’economia , pagg. 52/65 ). Bisogna fare di più. L’1,5 per cento di aumento del Pil è troppo poco. Bisogna andare oltre. Ma come ? Ci vogliono risposte, non più promesse. Il sentiero dell’economia resta stretto. Il debito pubblico straripa, non possiamo indebitarci ancora. Si è tentati dal sogno di poter risolvere tutto forzando i bilanci:   più deficit, meno tasse, così l’economia cresce, il gettito aumenta, il debito si riduce, i conti migliorano.  Ma i fatti portano altrove. Lo spiega Carlo Cottarelli  quanto ricorda  che negli ultimi trent’anni nove Paesi avanzati ((Belgio, Canada, Danimarca, Finlandia, Irlanda, Nuova Zelanda, Olanda, Spagna e Svezia) hanno ridotto il loro debito in una misura  tra i 25 e i 60 punti. Ma “..lo hanno fatto tagliando la spesa o aumentando le tasse.”, ossia “riducendo il deficit non aumentandolo.” ( qui ) Poi Federico Fubini ,riprendendo i dati di Ameca, la banca dati della Commissione europea, ricorda che in in Italia il deficit non ha mai spinto la crescita. Scrive “.. solo l’italia ha allargato le maglie della finanza pubblica durante la ripresa” Eppure è il paese che in Europa è cresciuto  meno degli altri. ( qui ) Allora ? Bisogna adottare soluzioni che coniughino più economia e maggior giustizia sociale, tenendo conto dei vincoli. Non solo quelli europei ma anche quelli dei mercati. L’Italia , per andare avanti,, deve ottenere in prestito più di un miliardo al giorno. Se i conti pubblici peggiorano, i mercati vanno in allarme e chiedono tassi più alti per farci credito, quindi più tasse o più tagli per fronteggiarli. Si saprà stare in questo sentiero stretto e concordare i passi giusti. ? Tanto più che adesso Mario Draghi, capo della Bce, fa sapere che la crescita nel mondo rallenta, e che l’Italia, con la crescita più bassa e con il debito pubblico più alto, a quest’ultimo deve porre rimedio. Vedremo. Finora ci si è mossi nel terreno largo dei sogni e delle promesse, forse seguendo il consiglio di Margaret Atwood : “Se non puoi superare un ostacolo, giragli intorno. Come fa l’acqua” Ma i consigli della poetessa funzionano poco nell’economia, dove la “strategia dell’acqua “  può produrre dannose alluvioni.  27 Aprile

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