Sono un giornalista che scrive, parla e fotografa. Una passione: la bici da corsa. Un sogno: riuscire a far capire anche quello che non capisco.

di GIOVANNI PEPI

Non tutto è visibile in questo voto mentre scrivo queste righe. Ma i tratti che contano sono limpidi. Vince il Pd. In tutti gli spazi che contano. Un ‘alleanza larga a Bologna, una prospettiva di governo dopo anni di populismo oltranzista a Napoli, una affermazione di governo a Roma . Perde il centro destra. Sconfitta senza appello delle linee più oltranziste: sia quella di Georgia Meloni , collocata all’opposizione, sia quella di Matteo Salvini, con le due staffe tra governo e opposizione. E’ chiaro quanto è successo. A Torino, a Trieste  e in Calabria sono positivi i risultati perchè lci si è presentati agli elettori su linee moderate.  Sono andati male i Cinque Stelle. Come sosteneva ieri , intervenendo al tg1 Maurizio Molinari ,gli elettori che avevano premiato la decrescita felice hanno ora condannato senza appello  la “decrescita della felicità” E’ vero che Giuseppe Conte, il nuovo leader , può trovare conferme sulla sua linea di un dialogo permanente e strategico con il Pd a sinistra , ma è chiaro che in questo rapporto può presentarsi i condizioni di debolezza.

Ci si può fermare qui aspettando voti definivi e quadro dei ballottaggi. Ma un’altra cosa è chiara. I risultati di queste elezioni non indeboliscono il governo. Il centro destra , dopo questa sconfitta, deve rivedere modi e strategie, non è certo interessato al voto e ha bisogno di tempo. Per la stessa ragione il pd non può capitalizzare il bel risultato che consegue perchè i Cinque Stelle , per impostare una strategia di alleanza permanente , hanno bisogno di tempo anche loro. Detto questo, di una cosa sarebbe sperabile i protagonisti dei gioco si renderanno conto. Al centro degli interessi della gente ci saranno domani, non meno di ieri, le questioni della ripresa, dell’economia e del lavoro. Buone risposte potranno venire da un giusto uso dei fondi del Recovery fund, più 700 miliardi in Europa, più di duecento  in Italia , poco più di 80 nel nostro Sud. La scelte che contano d’ora in poi , tra governo centrale e locali, devono concentrarsi là. Sono le risposte che la politica non può mancare per non negare se stessa. Non dimentichiamo. Il 5 per cento degli italiani non è andato alle urne. Siamo ai minimi storici. In nessuna città ha votato un numero superiore di elettori rispetto alle tornate precedenti. Discutendo di analisi, strategia e numeri non perdiamo di vista questo centro delle cose.  Si trovi modo di governare . Con le decisioni che servono senza le perniciose fibrillazioni che consociamo troppo bene e che fanno tanto male..