Sono un giornalista che scrive, parla e fotografa. Una passione: la bici da corsa. Un sogno: riuscire a far capire anche quello che non capisco.

di FRANCESCO ATTAGUILE / 2 

(presidente di Hubsiciliainternazionale e del GECT “ArchiMed” fra le isole mediterranee)

Nell’articolo dell’altro giorno scrivevo quanto il Ponte sullo Stretto sia importante per fare della Sicilia un punto di snodo tra Americhe e Oriente, in un contesto geopolitico che cambia. Ma non c’è solo questo per le prospettive possibili, nel nuovo contesto, della Sicilia e del Sud. Nel Nord è già partita la corsa all’oro con opere “cantierabili” per doppi tunnel e triple autostrade, mentre al Sud si prevede solo di ammodernare alcune tratte ferroviarie, lungi dall’alta velocità da tempo funzionante in Europa (in meno di 3 ore Milano-Roma, Parigi-Marsiglia, Madrid-Siviglia etc.). Come accadde 50 anni fa con la semi-autostrada Salerno-Reggio C., poi si dovrà rifare tutto. Del ponte di Messina la ministra De Micheli dichiara di voler per ora ripetere solo il rapporto costi/benefici, peraltro già sviluppato dal CERTeT della BOCCONI con esito largamente positivo. Sono opere volte anche al miglioramento ambientale, spostando le merci dall’inquinante gommato al ferrato, liberando lo Stretto dagli scarichi dei traghetti (peraltro non praticabili dai lunghi treni ad alta velocità) e riducendo quelli superinquinanti degli aerei con l’uso più conveniente di ferrovie veloci. L’UE prevede queste opere nell’ambito del Corridoio 5 della T.E.N. Helsinki-LaValletta, riconquistato nel 2011 dopo il tentativo tutto italiano di dirottarlo su Bari e Taranto.

Il ponte, progettato ai massimi livelli mondiali e attribuito con concorso internazionale alle più grandi imprese del globo,  sarebbe già realizzato se il governo Monti non avesse annullato unilateralmente nel 2012, per misteriosi interessi, la gara regolarmente aggiudicata e il ventennale lavoro preparatorio, con penali miliardarie e retrocessione dell’Italia a terzo mondo in quanto a certezza del diritto ! La prof. D’Antone, storica della “Sapienza” di Roma, su La Sicilia di Catania si è detta   stupita “della mancanza di consapevolezza della posta in gioco da parte della Sicilia e dei siciliani”. Occorre che prima di tutto il Presidente della Regione suoni la carica del risveglio dei siciliani e dei meridionali per cambiare le sorti, altrimenti segnate, della Sicilia, dell’intero Mezzogiorno e dell’Italia tutta, anche con iniziative clamorose da assumere possibilmente insieme alla calabrese Santelli, indicendo gli Stati generali delle due Regioni e portandone le istanze a Roma e Bruxelles. L’ultima azione comune (Lombardo-Scopelliti nel 2011) produsse il “recupero” del Corridoio 5. Gli ordini professionali catanesi organizzano il 10 luglio un’apposito videoforum con il Prof. Siviero, ma occorre mobilitare imprese, sindacati, sindaci e altri stakeholder. Solo un corale tempestivo intervento impedirà’ che i progetti sempre pronti del Nord e la lobby che li sostiene drenino come al solito le risorse, visto che queste devono essere -giustamente- spese subito per rilanciare sviluppo e occupazione, anche per evitare che il Sud venga tacitato ancora una volta con un’effimera pioggia di mangime clientelare da spargere su una classe dirigente meridionale a lungo complice, ma che ha ora l’occasione di riscattarsi.

FRANCESCO ATTAGUILE Cambia il mondo. La Sicilia snodo tra Americhe e Oriente Per questo serve il Ponte…

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