Sono un giornalista che scrive, parla e fotografa. Una passione: la bici da corsa. Un sogno: riuscire a far capire anche quello che non capisco.

di GAETANO ARMAO 1/

pubblichiamo la premessa al documento di economia e finanza regionale elaborato dall’Assessore all?economia e vicepresidente della Regione Sicilia

Il Documento di economia e finanza regionale 2021-2023 (DEFR) si colloca in un contesto privo di precedenti a causa dei pesanti effetti della devastante crisi economica post-pandemica, le cui dinamiche si stanno dispiegando, ed ancor più si dispiegheranno, nel breve periodo. Non a caso il Documento di economia e finanza statale da poco varato dal Parlamento, su proposta del Governo, che assume i connotati di riferimento per la programmazione regionale, si limita a previsioni di breve termine e manca della parte relativa agli interventi per le aree svantaggiate. Appare quindi inevitabile che il presente Documento non solo risenta delle difficili tendenze congiunturali, sottoposte a continui aggiustamenti, ma possa rispettare soltanto alcuni degli obiettivi ad esso affidati dal principio contabile applicato concernente la programmazione di bilancio (all. 4/1 al D.lgs. n.118/2011), ove si prevede che il DEFR sia presentato al Parlamento regionale. 

La crisi economica post-pandemica ha colpito la Sicilia quando ancora non erano stati superati gli effetti della crisi economica del 2010-12, rendendo – come si evince dalle tabelle che seguono – ancor più pesante il mancato recupero di produttività quando l’Italia ed altre regioni conseguivano significativi incrementi (2013-18). Le economie più vigorose sapranno soddisfare le esigenze di rigenerazione dei processi produttivi, ma quelle più vulnerabili, con alti livelli di debito ed economie basate sulle esportazioni (specie se non a prodotti finiti) come quella italiana dovranno affrontare maggiori difficoltà, se non crisi profonde. Senza cedere alle tentazioni pessimistiche di chi ritiene che dovremo gestire una “shut-in economy” (incentrata su distanziamento sociale e riduzione degli spostamenti), occorre lavorare ad una ripresa in uno scenario profondamente e, per certi versi permanentemente, mutato. In termini di effetti economici della crisi per il 2020 a fronte di un -8% di PIL a livello statale in Sicilia la perdita risulta di poco inferiore (-7,8%), anche se tale dato non deve risultare confortante sia per la maggior tenuità del rimbalzo previsto per il prossimo anno +3,4% contro il più consistente +4,7% dell’economia nazionale, ma sopratutto poiché i aggiunge alle  perdite dal 2008 (quasi un -15%).

C’è un’emergenza lavoro alla quale occorre far fronte, i dati evidenziano infatti che da febbraio 2020 nel Paese livello di occupazione è diminuito di oltre mezzo milione di unità e le persone in cerca di lavoro di quasi 400 mila, a fronte di un aumento degli inattivi di quasi 900.000 unità. L’effetto sui tassi di occupazione e disoccupazione è la diminuzione di oltre un punto percentuale in tre mesi. Con effetti ancor più gravi in Sicilia come dimostra il DEFR che evidenzia un grave decremento già rispetto allo scorso anno (la rilevazione registra in Sicilia 1.320.000 occupati, in flessione congiunturale del 4,8% rispetto al trimestre precedente a fronte di una contrazione dell’1,3% a livello nazionale).La pandemia da Covid19 e gli effetti economici congiunturali hanno determinato un aggravamento della già persistente precarietà sociale con effetti inibitori sul desiderio di avvenire. E tale pernicioso effetto indotto dispiega le proprie dinamiche pregiudizievoli sulle famiglie come sulle imprese. Una crisi che se potrà avere effetti sostanzialmente analoghi sul piano quantitativo a quella sofferta al livello nazionale, incide su un tessuto economico ed imprenditoriale di gran lunga più debole e stressato sul piano finanziario, ma sopratutto con previsione di percussione più duratura, in considerazione dei ridotti e differiti margini di reazione alla crisi delle aree più fragili.Per invertire la tendenza sono necessari sostegni finanziari efficienti e tempestivi, proprio per far fronte agli effetti più devastanti e paralizzanti della chiusura delle attività e della vita sociale, ma sopratutto investimenti che rimettano in moto l’economia regionale che corre il rischio di avvilupparsi in una sindrome depressiva. 

continua