Sono un giornalista che scrive, parla e fotografa. Una passione: la bici da corsa. Un sogno: riuscire a far capire anche quello che non capisco.

di CARMELO FUCARINO

Capita spesso che certi sogni si interrompono nel momento più esaltante. Talvolta capita di riacchiapparli, ma non si riesce mai a portarli a buon fine. Il nostro sogno, di isola tagliata dallo stivale, comincia con una realizzazione di 2.520 anni fa: «Per la prima volta gli elefanti si videro in Italia durante la guerra del re Pirro e vistili in Lucania nell’anno 472 dell’urbe li chiamarono buoi lucani, Roma poi in un trionfo sette anni dopo in numero superiore, di più nell’anno 502 catturati ai Cartaginesi con la stessa vittoria del pontefice L. Metello in Sicilia. Furono 142 o secondo alcuni, 120, trasportati su zattere che aveva fissato su file unite di botti (travecti ratibus quas doliorum consertis ordinibus inposuerat)». Verrio racconta che combatterono nel circo e furono uccisi; L. Pisone parla pure di circo e della loro uccisione con giavellotti per disprezzo (Plinio, nat. hist. VIII, VI, 16). La stessa notizia è confermata in altro passo (VII, 139, «dalla prima guerra punica condusse in trionfo moltissimi elefanti»). Da qui il sogno di allacciare in modo permanente le opposte micidiali Scilla e Cariddi che solo Odisseo riuscì ad eludere con corde per lui e cera per i compagni. È una storia romanzesca che, si dice, si avviò nel IX secolo per la megalomane immaginazione di Carlo, non per niente detto Magno, che pensò a ponti galleggianti. Poi giunsero gli avventurieri uomini del Nord e l’ardimentoso Roberto, detto per nulla il Guiscardo, “l’astuto”, pensò di costruire una struttura che unisse le due sponde, ma la morte nel 1085 interruppe il suo sogno. È vero che il geniale Ruggero II lo riprese nel 1140, ma presto dovette abbandonarlo per le difficoltà tecniche prospettategli. La questione fu riproposta a Ferdinando II, il re delle Due Sicilie, e da allora tutti i governi si sono impegnati alla sua realizzazione. È un lunghissimo e avvincente romanzo del quale per motivi di spazio mi limito alle date e ai promotori, anche se si tratta di un arido elenco, ma sicuramente istruttivo. Proprio in questi giorni il condottiero di Legnano è sceso nelle terra di conquista e ha bandito la guerra del ponte, alla quale ha risposto immantinente il nostro siculo ministro e il “vediamo” del suo primo ministro Conte (5 giugno 2020, promette di valutare il progetto, quale?, “senza pregiudizi”).

Ma seguiamo questo millenario psicodramma della nostra insularità bloccata.

1840. Ferdinando II, rinunziatario per conclamata tirchieria, troppo oneroso per le sue casse;

1866. Regno sabaudo e Ministro dei Lavori Pubblici Jacini;

1870. Navone, prima proposta di una galleria sottomarina;

1876. Zanardelli: «Sopra i flutti o sotto i flutti la Sicilia sia unita al Continente»;

1883. Progetto a cinque campate;

1909. In seguito al terremoto del 1908, ripresa progetto sottomarino;

1952. ACAI, progetto affidato all’americano David Steinman;

1955. Progetto Fondazione Lerici del Politecnico di Milano: progetto Gruppo Ponte Messina S.p.A.

1957. Progetto Brasini a più campate;

1968. Da qui cominciano gli interventi progettuali e il fiume di miliardi dello Stato: progetto D.M. 134 e concorso internazionale, 143 progetti. Studi preliminari 3 miliardi e 200 milioni;

1971. Governo Colombo altra società privata a capitale pubblico;

1878. Studi Accademia dei Lincei;

1979. Governo Cossiga e Società concessionaria Stretto di Messina S.p.A,, costituita nel 1981 e progetto Gruppo Lamertini del 1982.

1885-86. Bettino Craxi e nuovi tre progetti, sotterraneo, in mare e in aria. Prodi ne dichiarò la priorità e stabilì l’ultimazione di lavori al 1996.

Anni Novanta. vari Governi da Andreotti a Berlusconi. E qui mi fermò e lasciò per l’ultimo ventennio ai curiosi, gli intrecci, gli interventi e i finanziamenti che diventano aspirazione di tutti i Governi e ministri, diciamo promesse elettorali e prebende miliardarie della sopraddetta Società. Conta dire che nel 2012, il governo Monti pagò la penale e chiuse il progetto con la sua liquidazione (Legge 221/12, il 1º marzo del 2013). Ad oggi la Stretto di Messina S.p.A non è stata ancora liquidata e continua a pagare dirigenti e progettisti.Voglio solo dire, in tempi in cui i cinesi ci mandano navi di sussidi farmaceutici, che nel novembre 2012, la China Investment Corporation (CIC), fondo sovrano di Pechino, e la China Communication and Construction Company (Cccc), si resero disponibili a finanziare l’opera. A me importava dare un semplice excursus di un sogno sempre interrotto. Posso augurarmi che questo governo riesca a durare fino al nuovo finanziamento e all’avvio dei lavori. Sarebbe retorico per qualcuno pensare al doppio binario e ai ponti eternamente crollati. Da terzo mondo? Invito a frequentare le autostrade tunisine. Ma con le burrasche incombenti e il baratro che potrebbe aprirsi senza prospettive fa temere che anche questi slanci rimangano sul piano onirico. E dire che sono solo 3,14 km di larghezza minima, mentre a parte i ponticelli di New York, il ponte del Lago Pontchartrain in Luisiana è di 38,50 km, quelli Cinesi vanno dai 35 km del Runyang Yangtze River Bridge di Nanchino ai 164 km del Danyang-Kunshan Grand Bridge, che collega Pechino a Shanghai. Il Channel Tunnel sotto la Manica è lungo 59 km dei quali 39 sotto il mare (1987-1994).