Sono un giornalista che scrive, parla e fotografa. Una passione: la bici da corsa. Un sogno: riuscire a far capire anche quello che non capisco.

( I fiori e le foglie del verbasco nell’orto botanico di Palermo. clicca sulla foto grande per vedere le immagini della gallery “VISIONI DAL’ORTO )

CRONACHE DALL’ORTO….di GIOVANNI PEPI

Nell’Orto Botanico dell’Università di Palermo fiorisce il  verbasco o tasso barbasso (Verbascum sinuatum precisa il direttore Rosario Schicchi). Una pianta che fa bene, efficace contro faringiti, tosse e catarro. E non solo.

E’ utilizzata pure per curare emorroidi e irritazioni della pelle. Non immagini, a vederla, tanta forza. Cresce nella zona finale del giardino di via Lincoln, oltre il viale delle palme. I suoi fiori sono gialli, piccoli e dolci. E volano. Sostenuti da fusti altissimi, basta un soffio di vento e si agitano nell’aria. Sorvolano rami e arbusti come farfalle. Sembrano destinati all’ornamento. Invece sono utili, utilissimi. Mi spiega Rosario Schicchi che non c’è parte della pianta che non sia utilizzabile.
Cominciamo dalle foglie disposte a rosetta alla base del fusto. Ti colpiscono per il contrasto con l’esile forma del fiore. Sono lunghe (arrivano anche a trenta centimetri). Ovoidali, allungate, con margine ondulato, di un verde giallastro, dall’aspetto vellutato, percorse da venature dal segno marcato. Sono più piccole quelle inserite sul fusto. Ma le qualità medicamentose  non cambiano. Rosario Schicchi, al solito, nel descrivere le ricette è preciso. Per la cura di tosse, faringite e catarro si ricorre al metodo tisana. Un cucchiaino di fiori secchi in acqua calda per dieci minuti, poi si filtra e si beve. Due, tre tazze al giorno, dopo aver dolcificato con il miele. Si usano sempre i fiori secchi per contrastare le emorroidi. Tre cucchiai si mettono a bollire nel latte, fino a quando  non diventano poltiglia. La crema ottenuta si spalma nella parte da curare due o tre volte al giorno. Se ci sono irritazioni nella pelle, si possono pure cospargere con una garza imbevuta nella tisana.  E le foglie?, chiedo a Schicchi. “Anche le foglie, ma l’uso è più complesso…” Effettivamente lo è. Bisogna tagliuzzarle, mettere a bollire e “orientare i fumi” nella parte da curare, spiega  elegantemente il direttore. In pratica sul fumo ti devi sedere. Provare e verificare. Una pianta bella e generosa. Non priva di storia. Ce n’è un’altra specie, del tutto equivalente, il Verbascumthapsus che ritrovi dipinta in un quadro del Caravaggio sotto il piede di San Giovanni Battista. Perchè la pianta si lega a Jesse, il padre di re Davide ed allude all’albero genealogico di Gesú… Non ci sorprende. Alle piante gli uomini danno poco. Ma sono poi pronti a santificarle per potere chiedere molto . Anche, anzi sopratutto, i miracoli.

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