Sono un giornalista che scrive, parla e fotografa. Una passione: la bici da corsa. Un sogno: riuscire a far capire anche quello che non capisco.

L’OSPITE… di FRACESCO ATTAGUILE

 presidente Arces, già presidente Isida

L’emorragia dei giovani ingegni meridionali è il fattore/sintomo più grave dell’ impoverimento, invecchiamento e spopolamento, fino alla desertificazione, del Sud d’Italia. Non lo dicono solo i numeri ciclicamente aggiornati da SVIMEZ, ISTAT ed altri, ma soprattuttO…

la crescente convinzione, alla base dell’esodo, che le condizioni di vita e di lavoro offerte in queste Regioni non soddisfino le aspettative dei giovani. Figuriamoci se questo clima può favorire gli investimenti interni ed esterni al sistema, indispensabili per creare sviluppo ed invertire la tendenza. La disattenzione dello stato e l’inefficienza dei governi regionali e locali completano l’effetto dissuasivo. Le iscrizioni alle Università meridionali sono crollate fino al 40%, le scuole di alta formazione post-lauream -pur prestigiose come Isida e Cerisdi- sono scomparse durante l’oscuro quinquennio di Crocetta, mentre la partita dello sviluppo si gioca proprio sul terreno delle infrastrutture, materiali e immateriali, come quelle dell’alta formazione e della ricerca. Roberto Lagalla, che conosce bene la materia, ha lanciato la formula dei vauchers  -inedita per la Sicilia- che certamente contribuiranno ad alleviare il fenomeno, ma se non parte un‘iniziativa forte e tempestiva, partecipata in collaborazione dalle quattro Università con quel che resta dell’alta formazione post-universitaria e, soprattutto, da banche e imprese, il declino diverrà irreversibile. Ecco perché l’ Arces, che da un quarantennio opera in Sicilia senza scopo di lucro nel settore più importante e delicato della formazione anche morale dei giovani, ha promosso e costituito un Consorzio che coinvolge numerose imprese interessate a valorizzare in loco i giovani talenti siciliani, senza lasciarseli scappare per alimentare i sistemi concorrenti, magari costrette poi a cercare altrove dirigenti e tecnici.

Questa formula ha già avuto successo a Napoli e Bari con l’omologa IPE ed a Roma con il  , che ha aggregato all’uopo i maggiori gruppi industriali italiani e che partecipa all’iniziativa siciliana dell’ Arces (gestita da manager, coordinata dal prof. Antonio Purpura e assistita da un prestigioso Comitato scientifico).Tenteremo così di far recuperare prima di tutto la fiducia dei giovani in se stessi e nella possibilità di realizzare i loro progetti senza dover emigrare, e quella delle imprese in uno sviluppo che si alimenta necessariamente dalle risorse locali, soprattutto umane. Anche i fondi europei e quelli regionali, finalmente ben indirizzati, potranno così contribuire a far risorgere anche in Sicilia l’alta formazione, non solo universitaria e –    come è indispensabile per competere con quella nazionale e internazionale- offrendo immediati sbocchi occupazionali collegati organicamente al sistema delle imprese utilizzatrici. Ciò consentirebbe di fare della Sicilia -in risolutiva controtendenza- non solo la piattaforma logistica europea al centro del Mediterraneo, ma anche quella culturale e della formazione, anche per i migranti.  Si potrebbe così realizzare quella “Università (o Universalità) del Mediterraneo” che sfuggì nel 2008 per la goffa miopia di qualche governante dell’epoca (e poi arenatasi sui 45 km di costa mediterranea della Slovenia!) e si riprenderebbe il disegno di Rino Nicolosi con il Cerisdi, in parte realizzato dall’ Isida del Prof. Gabriele Morello, preziosi strumenti fatti colpevolmente estinguere e la cui alta ed efficace funzione risulta oggi più che mai necessaria.

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