Sono un giornalista che scrive, parla e fotografa. Una passione: la bici da corsa. Un sogno: riuscire a far capire anche quello che non capisco.

di LELIO CUSIMANO e GIOVANNI PEPI

A un passo dalle elezioni, caro Lelio, siamo ad una novità…

Quale ?”

L’impresa è al centro delle attenzioni. Si capisce che senza industria privata non si cresce. Ma di industrie siamo proprio a corto..

“Leggo i dati di Srm e Confindustria. Il 40% della forza lavoro in Sicilia è nell’impiego pubblico: Regione, Comuni, le redivive Province..”

E al Nord ?

“ 10%. Così la principale concorrenza all’impresa privata  viene dal Pubblico..”

Parlerei di ostacoli. Hai letto Filippo Ribisi, presidente degli artigiani ? 46 mila imprese in crisi perchè le pubbliche amministrazioni non pagano le forniture. .

“ Gestione indecente. Si aggiunge un dato culturale. Il Pubblico deve regolare, invece….”

Invece siamo a un capitalismo regionale. Prima le industrie di Sofis ed Espi, ora le partecipate, soldi pubblici dentro società in rosso….

“Come vedi…”

Ma per il decollo industriale, in Sicilia, servono spinte pubbliche..

“ Ma con servizi e interventi. Da un lato strade, autostrade, ferrovie, acquedotti depuratori e burocrazie…. “

Proprio quello che non c’è …

“Non c’è. Se è 100 l’insieme delle infrastrutture in Europa, la Sicilia si ferma a 13, la Campania arriva a 31. Altro punto, il credito. Da noi c’è più rischio e le imprese pagano  il denaro al 6,4% mentre nel Nord si ferma al  3,7%. Non a caso Giuseppe Catanzaro, presidente degli industriali, chiede alle imprese di guardare a canali di finanziamento alternativi alle banche.”

Ma purtroppo gli impedimenti la crescita industriale non sono dovute a condizione economiche. Ci sono fattori sociali e culturali..

“Certo a cominciare dall’istruzione. I laureati in Italia sono il 15%. Tra i nostri nostri emigrati sono il 31%. Così esportiamo medici e ingegneri e importiamo badanti.“

C’è poi la pressione del crimine.

“Dramma immanente.  Colpisce però un dato: il 33% delle imprese confiscate appartiene alle costruzioni e al commercio, mentre le manifatturiere sono appena l’1,3% del totale….”

Da qui al cerchio tragico. Nuove industrie non nascono. Quelle che ci sono rischiano di non vivere. Quelle che vivono non crescono.

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