Sono un giornalista che scrive, parla e fotografa. Una passione: la bici da corsa. Un sogno: riuscire a far capire anche quello che non capisco.

di PASQUALE HAMEL

Caro Giovanni, allego questa mia breve riflessione.”Gli anni che vanno dal ’47 al ’59 sono stati quelli nei quali, nonostante le molte contraddizioni che lo Statuto regionale portava con sè, l’Autonomia regionale ha funzionato.

 Pasquale Hamel, storico

Sarebbe ingeneroso non riconoscerlo, ecco perché convengo con quanto scrive Enrico La Loggia Ha funzionato perché c’era un ceto politico all’altezza della situazione che ha saputo individuare la missione della nuova istituzione. Una missione che non era quella della ricostituzione dello Stato in sedicesimo, come invece invocava una corrente becero-sicilianista, ma di mobilitare e responsabilizzare le forze migliori dell’isola per schiodarla dall’antico sottosviluppo a cui l’avevano relegata il vecchio notabilato e un ceto politico dallo sguardo corto. Non dimentichiamo, e mi dispiace evidenziarlo ancora, che proprio l’istituzione regionale ha segnato, con la riforma agraria, la svolta decisiva attesa da tempo. La riforma, anche se non centrò l’obiettivo del rinnovamento del paesaggio agrario, fu infatti un eccezionale strumento di mobilità sociale, fu il voltare pagina rispetto alla millennaria Sicilia immobile del latifondo. A questa riforma, fondamentale, se ne aggiunsero altre, anche se di minore impatto sul territorio. Dunque un percorso di tutto rispetto che subì, tuttavia, uno stop decisivo con la cosiddetta rivolta milazzista. Un rigurgito di sicilianismo, minestrone maleodorante come lo definì qualcuno, ch’ebbe il demerito di spazzare via quel ceto politico illuminato e di riesumare l’antico vittimismo assolutorio delle antiche e sempre presenti irresponsabilità degli stessi siciliani.”

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