Sono un giornalista che scrive, parla e fotografa. Una passione: la bici da corsa. Un sogno: riuscire a far capire anche quello che non capisco.

AURELIO PES  INTRODUCE FANTASY IL CATALOGO DEI DIPINTI DI GIUSEPPE VENEZIANO in mostra , nei mesi scorsi, al Museo Riso dal 9 marzo al 5 maggio 201. Scrive fra l’altro.. “Ora questa duplicità ben visibile, che s’invera nell’invisibile, è anche la radice profonda, dell’ arte  di Giuseppe Veneziano, tutta costruita  non sulla provocazione, oggi di moda, bensì sulle opere grandiose di Michelangelo, di Raffaello, di Velasquez, di Leonardo, per poi trovare in sé la forza di smarrirsi, senza soprassalti di stucchevole saggezza, nel mondo dell’infanzia, di cui la fiaba è il puro miele. Compito, il suo, fra i più difficili da conseguire, se è vero quello che scriveva Tolstoj in una splendida pagina di Anna Karenina: quel tono falso che assume il padre nei confronti del figlio, giudicato senza ambage intellettualmente inferiore, cui bisognerà  comunque uniformarsi  per convenienza umana e sociale.Il mondo di Veneziano è invece quello di chi ha saputo andare, come Alice, oltre lo specchio per affermare, ebbro di libertà: “Che importa mai dove potrà trovarsi il mio corpo? La mia mente seguita a lavorare lo stesso. Anzi più mi trovo a testa in giù più invento cose inusitate”. Come per esempio accade al Cristo crocifisso, che levita nell’azzurro insieme ai palloncini gonfi d’aria che lo sorreggono, o all’immagine splendida della Madonna che coccola un bambino già gravido di storia, in divisa militare, con la svastica in evidenza sul braccio sinistro, i capelli stirati sulla fronte e i baffetti mozzati alla Chaplin, che cerca un’impossibile redenzione. Giacché, seguendo Sant’Agostino, anche il bimbo in Veneziano è carico di vizi, e il piccolo   Hitler – anagrammato – a tre anni è già Rethil. Né si salva Biancaneve, che allo specchio civetta con il suo corpo nudo; o presenzia a scene sado-maso; o uccide i sette nani colpendoli con una pistola alle spalle, o duplica il suo volto con l’immagine della crudele regina, mostrando nel contempo, con un colpo d’anca, la coscia ignuda.