Sono un giornalista che scrive, parla e fotografa. Una passione: la bici da corsa. Un sogno: riuscire a far capire anche quello che non capisco.

di CARMELO FUCARINO

  professore di latino e greco al liceo garibaldi di palermo

La critica frequente, il modo di intendere la politica italiana aveva avuto in tempo passato una definizione ironica che voleva configurarne e deriderne metodo strategia modo di attuarsi e rivelarsi. Era la finzione della lotta politica che si svolgeva in un dire e non dire, in finti attacchi e in opposizione apparente. Era il teatrino della politica che rendeva  tutti protagonisti,….

non solo nelle critiche in seno ai governanti, ma anche nel rapporto e nella diatriba con  l’opposizione. Tutti nemici, l’uno contro l’altro armati, e poi abbracci e congratulazioni alla buvette o fuori scena. Poi venne Grillo, che fece sua la condanna e riprese lo slogan del teatrino della politica. Su questa ironia fece il suo cavallo di battaglia. E una sera di tanti anni fa mi trovai a piazza Apollo  Siracusa e mi estasiai assieme ad una trentina di passanti alla sua sbraitante e gesticolante performance con la bava agli angoli della bocca, tra gridi improperi assalti volgarità contro tutti i politici, nessuno escluso. E contro tutti i partiti, nati e legiferati nel testo fondamentale della nostra Costituzione della Repubblica, nata dalla Resistenza ed elaborata dalla saggezza, dall’equilibrio e dai compromessi di politici che oggi ci appaiono giganti. Tranne ad divenire anche il suo un partito fra gruppetti privilegiati. Nella Costituzione, pur nelle improbe revisioni  di qualche sezione malauguratamente attuate, permane ancora al Titolo IV – Rapporti politici, «art. 49: Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale.»

L’unica limitazione per ovvi motivi  era riservata a determinati gruppi di cittadini: «Art. 98. I pubblici impiegati sono al servizio esclusivo della Nazione. Se sono membri del Parlamento, non possono conseguire promozioni se non per anzianità. Si possono con legge stabilire limitazioni al diritto d’iscriversi ai partiti politici per i magistrati, i militari di carriera in servizio attivo, i funzionari ed agenti di polizia, i rappresentanti diplomatici e consolari all’estero.».Nessuno da quella promulgazione del 27 dicembre 1947 Enrico De Nicola controfirmano: il presidente dell’assemblea costituente Umberto Terracini il presidente del consiglio dei ministriAlcide De Gasperi visto, il guardasigilli Giuseppe Grassi, nessuno ha messo mai in discussione l’esigenza necessaria di riunire i gruppi di cittadini con identiche idealità politiche nella forma UNIVERSALE dei partiti politici. Questa decisione nasceva da un rifiuto e da un’antitesi contro il partito unico antecedente, che nato da un movimento si era poi istituzionalizzato nella struttura di un vero e proprio partito. Da qualche anno la deriva di movimenti, antigovernativi  e antistatali , riuniti sotto un leader padrone hanno ridotto il teatrino ad una vera e propria farsa, tragica perché recitata e gridata attraverso volgarità ingiurie personali atteggiamenti da padroncini, capi di partiti virtuali che pretendono di parlare per delega del popolo, avendo ottenuto uno striminzito 18% di poco meno del 70% di votanti (elezioni 2018), assecondati da illiberali che agognano rigore e ordine, certamente per gli altri.

E una domanda: può una agenzia privata decidere delle sorti di presunti eletti dal popolo? Può disporne degli emolumenti, anche senza pubblici rendiconti? E ancora può un Presidente della Repubblica rinunziare al suo diritto di non firmare una legge incostituzionale, ricorrendo a raccomandazioni? E può un capopopolo decretare scioglimenti di Camere ed elezioni anticipate? «ART. 88.Il Presidente della Repubblica può, sentiti i loro Presidenti, sciogliere le Camere o anche una sola di esse. Ma forse sarebbe il caso di ricordare e citare espressamente i suoi incarichi e poteri che a me pare siano stati usurpati o sottaciuti, sommersi dalla farsa, dalla tragicommedia quotidiana della politica, fra gruppi che sono separati in casa, non possono legiferare, data la contrapposizione degli indirizzi e delle scelte politiche, ma che non intendono divorziare per non perdere privilegi e poteri nel salto al buio:«ART. 87.Il Presidente della Repubblica è il capo dello Stato e rappresenta l’unità nazionale. Può inviare messaggi alle Camere. Indice le elezioni delle nuove Camere e ne fissa la prima riunione. Autorizza la   alle Camere dei disegni di legge di iniziativa delGoverno. Promulga le leggi ed emana i decreti aventi valore di legge e i regolamenti. Indice il referendum popolare nei casi previsti dalla Costituzione.Nomina, nei casi indicati dalla legge, i funzionari dello Stato.Accredita e riceve i rappresentanti diplomatici, ratifica i trattati internazionali, previa, quando occorra, l’autorizzazione delle Camere.Ha il comando delle Forze armate, presiede il Consiglio supremo di difesa costituito secondo la legge, dichiara lo stato di guerra deliberato dalle Camere. Presiede il Consiglio superiore della magistratura.Può concedere grazia e commutare le pene.Conferisce le onorificenze della Repubblica.»

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