Sono un giornalista che scrive, parla e fotografa. Una passione: la bici da corsa. Un sogno: riuscire a far capire anche quello che non capisco.

di CARMELO FUCARINO

Non c’era nulla da sorprendersi. Le celebrazioni dei recenti protagonisti della politica sono un pretesto e un predellino di lancio per gli agiografi e gli oppositori, gli uni a innalzare ad elogi le défaillance umane, gli altri a oltraggiarne la memoria. Certo manca il rispetto dei vivi, ma ci aspetteremmo almeno il rispetto dei morti.

Carmelo Fucarino

Eppure io mi sarei aspettato di altro, che dopo qualche decennio subentrasse la riflessione, che gli animi si placassero in una situazione politica globale disastrosa, tra guerre estese e distruttive, tra economie disastrate dalla dittatura delle multinazionali, ormai padrone del mercato, dell’agire, del pensiero. Giorni fa Sciascia. Si è trascurato, forse completamente omesso, il suo vero mestiere, l’educatore divenuto scrittore, si è discusso del suo aspetto senza alcuna importanza, il maître à penser, tra un polverone intorno alla questione dei mestieranti dell’antimafia e alla condanna chiara ed aperta di Borsellino e a quella larvata e allusa di Orlando.

È come se di Manzoni si ricordasse la sua candidatura al Senato, ove non parlò mai, o della sua fede giansenista e del do ut des. Manzoni è grande per il suo capolavoro, dissezionato nelle scuole per decenni, per quella lingua lavata in Arno, divenuta lingua nazionale. E pure per la profonda analisi di un’epoca storica e la precisa ed empatica ricostruzione psicologica dei suoi personaggi, fino al più piccolo e di poca incidenza per la storia generale. Fu un capolavoro storico sotto tutti i punti di vista. Poco importava la simpatia per l’amante della madre, le mogli e la sua conversione, o la teoria delle false unità aristoteliche.Nel suo romanzo, dopo i primi esperimenti con i pamphlet politici di D’Azeglio, l’Ettore Fieramosca e la Beatrice Cenci, c’è tutta l’umanità, tutto l’essere uomo.Nessuno ha parlato di Sciascia scrittore, ma del partigiano di un pensiero, sia pur esso sacrosanto e rivoluzionario rispetto ai tempi. Divenne grande con il Giorno della civetta e il successo del film. Seguirono le altre proposte del maestro di pensiero, con i singoli casi. Mi sarei aspettato che almeno i cosiddetti intellettuali parlassero di questo, dei temi affrontati e proposti, della sua bellissima, scorrevole scrittura. E invece si polemizzò sugli odi e gli amori. E dopo tante polemiche, la sorpresa istituzionale, da parte del Consiglio comunale e dal sindaco da lui non stimato. Ce l’ha fatta, dopo antichi tentativi abortiti e la concessione di una strada alle Terre Rosse e di cui non rimane più traccia negli annali di Google. Oggi 8 gennaio 2019, al compimento dei suoi 99 anni, “Sciascia l’eretico”, secondo il titolo encomiastico della biografia di Felice Cavallaro, palermitano di adozione e consigliere comunale a tempo, è divenuto simbolo della cultura tutta di Palermo Felicissima, rappresentata dalla sua biblioteca dei grandi suoi storici, da Amico, Di Marzo, Villafranca, senza far torto a tutti gli altri. Con tutti i crismi ufficiali, alla presenza del sindaco Leoluca Orlando, del presidente del Consiglio comunale Salvatore Orlando, dell’assessore alle Culture Adham Darawsha, della direttrice della Biblioteca Eliana Calandra, del sindaco di Racalmuto Vincenzo Maniglia e dei familiari dello scrittore.

Così il sindaco: «Ho sempre pensato che Leonardo Sciascia fosse un eretico, di un’eresia che era conferma di libertà, in una terra nella quale purtroppo l’ortodossia era la mafia. Basterebbe questo per dare un senso all’intitolazione di questa che è la più importante istituzione culturale letteraria della Sicilia. Intitolazione che è anche un invito a leggere in una città, quella di Palermo, dove si dice che Leonardo Sciascia leggeva ma non scriveva, avendo l’abitudine di leggere a Palermo e di scrivere a Racalmuto. Un abbraccio carico di memoria e di ammirazione ai suoi familiari qui presenti insieme a noi» (Comunicato Stampa Comune di Palermo).