Sono un giornalista che scrive, parla e fotografa. Una passione: la bici da corsa. Un sogno: riuscire a far capire anche quello che non capisco.

di GIOVANNI PEPI

Le firme ci sono. Il referendum ci sarà. Dovremo votare per decidere se far dimagrire il parlamento o no. i Deputati passerebbero da 630 a 400 e i Senatori da 315 a 200.

Un bel taglio. Dico con chiarezza, per il poco che vale. Voterò no. Questo parlamento funziona male. Sarebbe giusto riformarlo. Ma non serve amputarlo. Avremmo condizioni peggiori delle attuali. Giuseppe Conte, presidente del consiglio, dice che questa riforma ” incide sui costi della politica e rende più efficiente il funzionamento delle Camere.”  Quanto ai costi, si può sorridere. Carlo Cottarelli, che di conti pubblici si intende, calcola che saremmo a un risparmio di 82 milioni. Proviamo a dividere per i giorni dell’anno. Avremo meno un decimale. Briciole. Quanto a maggiore efficenza, non pochi i dubbi. La riforma non modifica il sistema bicamerale. Restano pertanto le lungaggini dovute al doppio voto di  leggi analoghe. Non sarebbero, poi, scalfiti poteri e competenze delle commissioni: con meno parlamentari sarebbero più complessi funzionamento e formazione.

Si sostiene pure che, dimagrendo il parlamento, si ridurrebbe il numero dei partiti. Ma questo dipende dalla legge elettorale: se si andasse , come sembra,  a un proporzionale puro,  la frantumazione in partiti grandi e piccoli si perpetuerebbe.  Un parlamento così ridotto, invece, rappresenterebbe meno elettori . Riflettiamo sui numeri. Come ben riassume  Il Sole 24 Ore : “Con questa riforma, l’Italia diventa il Paese dell’Ue con il minor numero di deputati in rapporto alla popolazione: con 0,7 onorevoli ogni 100.000 abitanti (dall’uno precedente), supera la Spagna che deteneva il primato con 0,8. Al primo posto, sotto questo profilo, c’è Malta: 14,4 deputati ogni 100mila abitanti. “ Più elettori , dunque, per ogni deputato. Sarebbe un bene per la democrazia ? L’ultimo rapporto del Censis ci dice che un italiano su due, ormai, vuole al potere, un uomo forte, che governi senza parlamento ed elezioni. Convinzione più diffusa tra operai, persone poco istruite e a basso reddito. La ragione principale sarebbe proprio in un senso di estraneità alla politica. 

Ora, aumentando il numero di persone rappresentate, ogni deputato sarebbe sempre meno raggiungibile da loro. E un parlamento sempre più lontano da chi lo elegge, aumenterebbe o no quel senso di estraneità, che , per il Censis, induce a desiderare l’uomo forte ? Credo proprio di sì. E allora ? Avanti così divaricando tra italiani e istituzioni ? Probabilmente lo si vuole. Il movimento Cinque Stelle, che in questo taglio, ha sua bandiera, non ama il parlamento. Già Beppe Grillo voleva aprirlo come una scatola di tonno. Vedendo , tra i suoi scranni , “..gli inciuci, gli inciucetti e gli inciucioni:” Davide Casaleggio,. poi, parla chiaro. Considera il parlamento una istituzione “inutile”. I cinque Stelle pensano sempre più alla democrazia diretta. Dove ,come dice Casaleggio ,“ I grandi cambiamenti sociali possono avvenire solo coinvolgendo tutti attraverso la partecipazione in prima persona e non per delega…” Non per delega ? Saremmo ad una democrazia assembleare , dove ognuno vale uno. Ideale suggestivo. Solo che in ogni democrazia diretta, diventa attuale la domanda: … Diretta da chi ?