Sono un giornalista che scrive, parla e fotografa. Una passione: la bici da corsa. Un sogno: riuscire a far capire anche quello che non capisco.

di GIOVANNI PEPI   

Il quadro era noto. Ma l’ultimo rapporto dell’Istat lo conferma con sconfortante chiarezza . La crisi del Covid19 , travolgendo l’italia, mette a nudo diseguaglianze che crescono. Sociali e territoriali. In primo luogo quelle tra Nord e Sud. In questa crisi la Sicilia subisce i colpi maggiori. Come già rivelava Diste Consulting nel suo report , l’isola è più isolata che mai. Si svuota, per effetto della emigrazione crescente, come una vasca alla quale è stato tolto il tappo. E’ esposta più di altre, come rivela Luca Bianchi, direttore dello Svimez , a evidenze di desertificazione industriale. Il governo di Giuseppe Conte , non meno del suo ministro all’economia, promettono più attenzione per il Sud. Ma sono promesse senza scelte. Nel nero contesto insorge ora la proposta di Nello Musumeci, presidente della regione Sicilia. In una intervista a Il Mattino propone un patto tra le regioni del Sud per politiche comuni.

Percorso difficile. Ma ha il merito di legare la questione meridionale a una politica e alla Politica.  In tempi in cui si è a un mezzogiorno senza meridionalismo. Non che manchino buoni osservatori ed analisti autorevoli . Solo che il sud non è nell’agenda politica del paese da tempo, né al centro di lotte sociali, non scalda i grandi sindacati, lascia tiepida la grande industria, non è sollecitata da movimenti culturali. Regioni e Comuni rincorrono investimenti ed elargizioni in ordine sparso, disarticolano spesa pubblica e occupazione  lungo sentieri assistenziali, non si vede strategia di uno sviluppo possibile. Con questa proposta Nello Musumeci si ricollega al riformismo di Piersanti Mattarella. Volle lui la conferenza delle regioni meridionali per esercitare un peso adeguato nelle politiche pubbliche di investimento e organizzare l’attrazione di investimenti privati. 

Non sappiamo su quale percorso voglia muovere il presidente siciliano. Ma qualche considerazione è necessaria. Intanto un fronte delle regioni del Sud si pone oggi in un quadro ben diverso da quello in cui Piersanti Mattarella progettava la sua strategia. Non c’è , a differenza di allora, un Sud che regredisce con un Nord che cresce. Anzi. La questione meridionale si incrocia con una questione settentrionale sempre più forte.  Musumeci ne sembra ben consapevole, quando afferma, nell’intervista a Il Mattino, che oggi “ chi è povero diventa più povero e chi è ricco diventa meno ricco.” Stando così le cose, nessuna scelta legittimista sarebbe congrua. Non c’è spazio per un fronte del Sud che si contrapponga a un fronte del nord. Bisogna invece elaborare progetti per un‘Italia che possa crescere accendendo due motori e non solo uno. Non è impossibile. Nella politica degli investimenti, per esempio, si possono scegliere in primo luogo quelle opere previste al Sud che servano anche al Nord. Il Ponte sullo Stretto è una di quelle. Darebbe spinta al flusso di prodotti dal Nord all’Africa. Si può poi pensare a incentivi per delocalizzare dal Nord verso Sud investimenti privati in spazi industrialmente poco saturi di cui il Sud è dotato.

Il fronte del Sud ha un senso oggi se può offrire al Centro e al Nord valide soluzioni di crescita comune. Ma sono necessarie due condizioni almeno per corrispondere ai pilastri del riformismo di Mattarella. Intanto bisogna attrarre i capitali degli industriali perché non c’è crescita possibile senza impresa privata. Cosa non semplice certo. Ma potrebbe essere favorita , oggi, dal fatto che il capitalismo ha crescente bisogno di sostegno pubblico e lo sguardo a Sud potrebbe essere un vincolo virtuoso .Qualcosa, poi, potrebbe cambiare nella visione dei capitalisti del nord. Carlo Bonomi, neo presidente di Confindustria, in una intervista a Repubblica ( 31 Maggio ) , considera il Sud il primo errore degli industriali “Ne abbiamo parlato tanto. Ma avremmo dovuto fare di più” Questo dice. Ora arriva il momento. Si potranno fare buoni passi verso il Mezzogiorno ?

Infine, il fronte del Sud , deve guardare in se stesso per correggere vizi e distorsioni, per presentare quelle “carte in regola”, motivo cruciale della politica del presidente ucciso dalla mafia proprio per questo. Occorrono capacità di spesa, rigore e trasparenza nell’amministrazione, burocrazie efficienti , procedure snelle, carriere legate a competenza e merito: essendo ignobile il ritardo nell’uso delle risorse che ci sono o il loro spreco clientelare ( vizi di cui la Regione Sicilia, insieme alla altre , è tutt’altro che esente ) . Per questo il patto del Sud che Musumeci propone può essere il punto di partenza di una buona svolta politica. Senza riforme e colpi d’ala approderebbe però a un brutto punto di arrivo.