Sono un giornalista che scrive, parla e fotografa. Una passione: la bici da corsa. Un sogno: riuscire a far capire anche quello che non capisco.

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Lo Svimez parla. La Sicilia sente? Le parole sono chiare. Non si è nel baratro. Nel Sud si sente il soffio di un tempo nuovo. Industria e servizi si risvegliano, Turismo e agricoltura lanciano buoni segnali. Anche in Sicilia? Sì, anche in Sicilia. Ma noi andiamo peggio degli altri. Questo il punto. Intanto, nel sud la spinta del vento rallenta ed il divario si allarga: nel 2016 il mezzogiorno cresceva più del Centro Nord, adesso il rapporto di nuovo si inverte. Poi le regioni del Sud hanno ritmi diversi nella corsa. La Campania ha quelli migliori, la Sardegna torna in positivo dopo tre anni. Frenano, invece, Puglia e Sicilia. La Sicilia va peggio che altrove, siamo noi il Sud del Sud. Vengono un poco i brividi. Ma vediamo che la Politica tace. E’ sui suoi giochi, schieramenti, candidature, ricerca di alleanze. Dimentica le cose dell’economia . Si elude così un nodo sempre più cruciale, sul quale, invece, riflettono giuristi ed economisti. Perchè una Regione, che ha poteri speciali, non va meglio di quante di quei poteri sono prive? Se questo accade bisogna pensare o no a riforme per rimuovere arnesi istituzionali inutili  (se non dannosi…)? E se no,  come esercitare quei poteri meglio, per ottenere accelerazioni sempre più necessarie. Siamo l’isola dove perdiamo 45.000 posti in un anno, il turismo cresce “con il freno a mano”, i giovani scelgono in massa l’emigrazione, la Regione si crogiola in vecchi vizi di spesa, la fiducia nei partiti secondo Demopolis crolla, e ci si allontana sempre più dalle istituzioni al punto da ignorare (7 su 10, secondo Demopolis) il senso e la funzione dell’Autonomia Speciale . Sono buone domande. Ma arrivano cattive risposte.

 

Comments

  1. Giovanni Pepi scatta una foto dal “drone” che gli mette a disposizione Svimez; ne viene fuori l’immagine devastata di una Sicilia …. in ripresa.
    Il caso più emblematico è quello del turismo, gioia e dolore di questa terra. Quello stesso turismo che viene decantato come la panacea di tutti i nostri mali.
    La realtà è ben diversa. Da qualche anno si parla crescita e di ripresa; ma che cosa ha partorito questa montagna di annunci e promesse? Il consueto topolino!
    Nel nostro Paese il turismo interno e quello internazionale generano 400 milioni di pernottamenti (ufficiali); la Sicilia si ferma ad uno striminzito numero di 14 milioni.
    Insomma grazie alla grande operazione di marketing messa in moto dal terrorismo, e che ha spinto un po di turisti sulle nostre coste, oggi la Sicilia si intesta appena il 3,8% del turismo nazionale. E la Regione? Da un paio di anni omette persino di fornire i dati sui flussi turistici nella nostra Isola.
    È solo una faccia del più vasto psicodramma della Sicilia, una terra impoverita dal mancato sviluppo e debilitata da una micidiale combinazione: caduta delle nascite e forte flusso migratorio.
    Secondo Svimez il mio nipotino che oggi ha cinque anni è nato in una regione con 5,1 milioni di abitanti e quando avrà 55 anni, se avrà deciso di restare, si troverà in una terra con appena 3,7 milioni di abitanti!
    Era questo il fine dello Statuto Speciale? Trasformare l’Ente regione in un mastodontico, inefficace, inefficiente ed antieconomico datore di lavoro e negare5 un futuro agli altri?
    Questo mostro ha generato 200 mila persone a vario titolo a carico del bilancio regionale. Bene o male, dirà qualcuno, comunque mangiano. È vero. Ma a quale prezzo? I Siciliani in cerca di lavoro sono quasi 400 mila; a loro fanno da contorno oltre 500 mila NEET, i giovani che non studiano, non fanno formazione e ovviamente non lavorano!
    A questi quasi 900 mila siciliani la Regione e il suo Statuto negano persino la speranza.

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