marilena woodrow

Sono un giornalista che scrive, parla e fotografa. Una passione: la bici da corsa. Un sogno: riuscire a far capire anche quello che non capisco.

di MARILENA WOODROW

La prima volta che ci siamo incontrate Anna mi ha chiesto: ”come ti chiami? Quanti figli hai? Qui che fai? Quando le ho risposto mi ha raccontato la sua vita, la perdita del lavoro di suo marito e poi anche del suo e il suo adoperarsi per sopravvivere. L’ho rivista un giorno per caso, era l’8 marzo di qualche anno fa. Mi ha rincorso. Voleva regalarmi un rametto di mimosa che vendeva per strada. Assistenza e bisogni. Sono due parole che in italiano assumono significati diversi.Un grande statista del secolo scorso diceva che sino a quando i bisogni non assurgeranno alla dignità di diritti la nostra società non potrà mai dirsi civile. Basterebbe già questo per comprendere quanto siamo ancora lontani dal considerare l’umanità che ci circonda. Non è solo il minimo indispensabile per la proprie esigenze ma è anche e soprattutto il riconoscimento della dignità di uomini e donne spesso tagliati fuori da ogni rapporto umano.L’associazione “Angeli della notte”, onlus con sede in via Bevignani 64 nei locali assegnati dal comune di Palermo tra quelli confiscati alla mafia, ormai da diversi anni con i propri volontari si occupa dei nostri fratelli meno fortunati.

Grazie alle donazioni e all’aiuto di tanti benefattori fornisce nelle sere di lunedì, martedì e mercoledì di ogni settimana, pasti, bevande calde, indumenti e soprattutto il conforto di una parola ai tanti che si incontrano per le vie di Palermo.Una mensa viene approntata ogni domenica per circa 60 persone, ma in questo periodo prepariamo dei sacchetti con un pasto completo per oltre 100 persone. Offriamo anche la possibilità di una doccia e di un taglio di barba e capelli in modo da potersi presentare in modo dignitoso ad un eventuale colloquio di lavoro. Distribuiamo anche pacchi spesa a famiglia disagiate. Incontriamo uomini soli, abbandonati dalla propria famiglia perché hanno perso il lavoro, perché bevono e vengono rifiutati o non sono accolti dai dormitori peraltro ormai insufficienti. Ci raccontano la loro storia, i loro sogni infranti, le loro ambizioni frustrate, lo stato di abbandono in cui vivono, come per Mohamed, morto di freddo in via Resuttana o per Aldo, ucciso per pochi euro a Piazzale Ungheria. Il nostro sogno è quello di creare una casa famiglia dove accoglierne almeno una cinquantina. Vorremmo aiutarli e guidarli nella gestione della “casa” e quindi della loro vita. Ma la strada è in salita..