Sono un giornalista che scrive, parla e fotografa. Una passione: la bici da corsa. Un sogno: riuscire a far capire anche quello che non capisco.

di CORRADO LOREFICE 

Per gentile concessione della Curia di Palermo, pubblichiamo il testo dell’omelia dell’arcivescovo Corrado Lorefice pronunciata nella cattedrale della citta’ il 7 aprile, per la Pasqua. Oggi pubblichiamo una prima parte. La  seconda domani

 Lorefice tiene in braccio un figlio di migranti

Carissime sorelle e fratelli , vi giunga dal profondo del cuore tutta la mia stima e il mio affetto paterno. Siete parte dell’eredità che mi è stata affidata. L’eredità nel Nuovo Testamento è il gregge santo di Dio, e voi siete il gregge che è stato affidato alle mie cure nella Chiesa Santa di Palermo.

Vi arrivi tutta la gioia che provo nel vedervi e nel potervi incontrare ma soprattutto nel poter celebrare con voi la memoria di Gesù, anzi, il memoriale della sua Pasqua, della sua morte, della sua Resurrezione, della sua Ascensione e del suo ritorno definitivo tra noi. Questo è l’Eucaristia, che di domenica in domenica noi viviamo nelle nostre comunità parrocchiali di appartenenza, lì dove l’unico popolo di Dio si ritrova, di domenica in domenica. Lì dove ci sentiamo l’unica Santa assemblea del Signore, l’unica Chiesa, seppur nella bellezza delle diversità dei doni, dei carismi, nella diversità anche dei gruppi e delle associazioni, delle confraternite laicali, dei movimenti.

Sì, la gioia che provo nello stare con voi perché insieme possiamo fare esperienza del Signore Risorto in mezzo a noi. Sento forte, tutte le volte che celebro l’Eucaristia, che il Signore è in mezzo a noi, perché è lui che ci ha convocati, è lui che è fedele alla sua promessa: «Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo» (Gv 28,20). Se noi nell’Eucaristia celebriamo il memoriale di Gesù morto e risorto, se noi crediamo che lui già ora sta anticipando il suo ritorno mentre siamo nell’attesa della sua Venuta definitiva, ecco, allora il Signore è in mezzo a noi. E questo è il cuore della fede cristiana: noi crediamo in Dio Padre Creatore dell’universo, noi crediamo nel suo Figlio incarnato e venuto in mezzo a noi, morto e risorto. Noi crediamo che il Signore Gesù, morto e risorto, ritornerà definitivamente. Noi crediamo che a Pasqua ci è stato fatto il dono più grande: il dono dello Spirito Santo che anima la Chiesa, che le fa confessare la fede nel Padre, in Gesù suo Figlio, che sostiene la nostra speranza nel compimento di questa storia umana verso la Pasqua eterna. È, soprattutto, lo Spirito che sostiene la carità, l’amore tra i cristiani, l’amore che tra i cristiani si riversa nel mondo. 

Questa è la nostra fede: noi cristiani non crediamo in un Dio “vago”Noi cristiani non crediamo in un Dio “architetto del mondo”. Noi cristiani crediamo in un Dio persona e in Gesù Figlio di Dio venuto in mezzo a noi nel mistero dell’incarnazione. Noi cristiani crediamo che siamo i destinatari del dono Pasquale dello Spirito Santo. Noi cristiani crediamo che il mondo sta andando verso un compimento, verso la Pasqua definitiva. Questa è la nostra fede. Noi abbiamo consapevolezza di questa Fede che ci è stata trasmessa dai nostri padri, quella fede che raggiunge la vita, non solo una fede di convinzioni dottrinali, che comunque devono essere chiare. Questa è la nostra fede. Altre “fedi”, per noi che non siano questa fede cristiana, è chiaro che saranno fedi diverse che noi rispettiamo. Ma noi confessiamo la fede della Chiesa, quella che tra poco professeremo insieme. Quella fede che i nostri padri ci hanno consegnato come un “pane caldo” che nutre la vita. Essi ci hanno aiutato a fare custodire la fede, la fede concrete del popolo, quella nostra, quella che alimentiamo anche attraverso l’appartenenza alle confraternite.

Fratelli, sorelle, in questa Settimana Santa che si avvicina, porteremo in giro per le nostre strade le immagini del Cristo morto, l’Addolorata, la statua del Cristo Risorto. Se noi portiamo nelle nostre feste patronali i santi, i martiri, le vergini, noi stiamo portando per le strade delle nostre città una fede che si incarna dentro la vita, una fede vicina, chiara e nitida. Ecco perché San Paolo nella Seconda Lettura che abbiamo ascoltato afferma di avere incontrato il Signore Gesù, e da quell’incontro la sua vita è cambiata. Anzi, le cose di prima le ha considerate spazzatura. Il termine che troviamo nel testo greco è molto più forte: sterco. Ormai Paolo è proteso verso di Lui e verso la conoscenza di Cristo (Cfr. Fil 3,8-14). Quanto è bella la fede del popolo, quella concreta, quella che si fa “pane”, “pane caldo” di ogni giorno,quella che accompagna le nostre afflizioni, le nostre ansie, le nostre gioie. Quella fede che ha bisogno di dirci che Dio è vicino a noi nella sofferenza come lo è stato vicino al suo Figlio flagellato, crocifisso e morto. Quella fede che ci dice che la sofferenza e la morte non sono l’ultima parola sulla vita perché il Crocifisso è il Cristo Risorto. Quella fede che ci accompagna lungo tutto l’arco della nostra esistenza.

Questa è la fede che noi professiamo nella nostra appartenenza alle confraternite. Sapete che nel cuore del vostro vescovo voi ci siete, siete al centro del suo interesse, del suo cuore. Io ho bisogno di voi, la chiesa di Palermo ha bisogno di voi, di cristiani, di credenti. Ecco perché il Papa ci ha ricordato, venendo a Palermo, che noi non abbiamo bisogno di uomini di “onore” ma di amore. Ecco perché noi non abbiamo bisogno di uomini che fanno riti esoterici. Noi abbiamo bisogno di uomini e di donne che fanno la memoria del Signore Gesù, che celebrano la fede della Chiesa, nei sacramenti. Noi non abbiamo bisogno di animatori del folklore. Noi non siamo animatori di sagre! Noi abbiamo la consapevolezza, come San Paolo, che ci è stata consegnata la fede in Gesù Cristo e che, a nostra volta, la dobbiamo trasmettere. È una fede che si incarna nella storia e per questo – la fede stessa – non deve diventare un pretesto per nascondere cose che sono contro di essa. Ve lo dico con tutta la mia forza, di un Vescovo che vi vuole bene, che ha stima di voi, che ha stima delle confraternite. Io sono figlio di un confrate, e mi vanto di questo! Sono state anche le confraternite che mi hanno aiutato ad avere questa fede. E questa è la consapevolezza che noi dobbiamo avere. Per cui capite come il Vangelo di oggi sia prezioso. Ci sono uomini che consegnano una disgraziata, una donna trovata in flagrante adulterio e la mettono davanti a Gesù cercando di farlo cadere in fallo. Questa è una donna che la legge di Mosè dice di lapidare. Citano Mosè, per l’appunto, ma lo citano in forma incompleta, subdola, con la mentalità maschilista.

( segue nell’edizione di domani dalle 08,45 )

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