Sono un giornalista che scrive, parla e fotografa. Una passione: la bici da corsa. Un sogno: riuscire a far capire anche quello che non capisco.

di LELIO CUSIMANO

Da oltre 60 anni l’Italia fa parte dell’Europa ma era ed è rimasta il fanalino di coda.  A questi 60 anni l’Istat dedica un’accurata ricerca. Alla luce dei dati, nessuna delle forze politiche alternatisi alla guida del nostro Paese ha modificato questo andazzo. Ultimi eravamo e ultimi siamo.

Prendiamo ad esempio la percentuale dei disoccupati; 60 anni fa l’Italia aveva un tasso di disoccupazione del 5% mentre l’Europa dei Paesi fondatori era al 2%; oggi l’Italia è al 12% e gli altri sono all’8%; tranne una brevissima parentesi di appena tre anni, siamo andati sempre peggio per 60 anni.

Passiamo al debito pubblico; quando i sei Paesi fondarono l’Unione, in Italia il debito era pari al 33% della ricchezza prodotta mentre gli altri Paesi erano al 32%; oggi il debito italiano è al 133% e gli altri sono al 91%. Parliamo di povertà; 60 anni fa i poveri in Italia erano il 7% e negli altri Paesi il 5%; oggi in Italia siamo al 12% e gli altri sono al 7%.

Un ultimo esempio; i laureati italiani erano l’11% della popolazione mentre negli altri Paesi europei i laureati erano il 22%; oggi in Italia siamo 26% e gli altri superano il 36%.

Una cosa almeno ci vede in vantaggio: è l’aspettativa media di vita; siamo i più longevi d’Europa. In appena 60 anni la vita media di un italiano si è allungata di quasi 15 anni; dovremmo rifletterci quando parliamo di età pensionabile

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