Sono un giornalista che scrive, parla e fotografa. Una passione: la bici da corsa. Un sogno: riuscire a far capire anche quello che non capisco.

di GIOVANNI PEPI

Il governo completa la manovra di bilancio. La presenta con luci e ombre. Tra le prime i punti certi:  lotta contro l’evasione, sterilizzazione dell’Iva, sgravi del cuneo fiscale e salari più alti,  investimenti in campo ambientale. Tra le seconde, una su tutte: le tasse. Ne compaiono di nuove, come la stretta sulle “finte prime case “. Si spostano quelle già annunciate, come plastic e sugar tax, si recupera la rinuncia al loro gettito con nuove imposte su tabacchi e vincite da lotteria. Una certa disperazione induce il presidente Giuseppe Conte a mosse incaute di comunicazione. Fa credere che siano state rimosse solo perché spostate nel tempo. Ma se le scadenze passano, le tasse restano. Così i partiti dell’opposizione hanno buon gioco nella propaganda. Il gioco è facile, perché non dicono con quali interventi alternativi troverebbero loro , se al governo, le risorse che servono . Hanno slogan e progetti, certo. Ma sono molto vaghi sulle misure concrete.  Nel contesto  nessuno pone al centro la questione di fondo, ossia il debito pubblico. Unimpresa fa i conti e vengono i brividi. Il debito cresce di più di sei miliardi al mese, euro più euro meno

Giovanni Pepi

La Ue è in allarme. Rivede al ribasso le stime della nostra crescita. Prevede che , nei prossimi anni, “deficit e debito pubblico aumenteranno” proprio per la crescita debole e per l’aumento della spesa per quota cento e reddito di cittadinanza Dobbiamo continuare così ? Secondo la maggioranza  degli economisti il debito elevato ( il secondo in Europa, il terzo nel mondo) è fattore primario della stagnazione negli ultimi vent’anni almeno, o dei valori di crescita che , quando ci sono, sono i più  bassi di Europa. Ma la questione non è mai prioritaria per i governi, non di quello in carica, non dei precedenti. Neppure è al centro dell’agenda dei partiti di opposizione. Anzi, adesso, la Lega di Salvini, per esempio, punta, per la sua campagna elettorale,  alla contestazione del nuovo Mes , il  meccanismo europeo di stabilità. Le nuove regole renderebbero più difficili gli aiuti, ove necessari, senza abbassare il debito. E allora ? Vuol dire che il debito , con le forze del centro-destra al governo , aumenterebbe ancora ? Pare di sì.

Non è sempre vero, si può obiettare , che un maggiore indebitamento rallenti la crescita. In alcuni casi, secondo non pochi economisti, può essere vero il contrario. Solo che , in Italia , con la continua espansione del debito, non c’è stata mai  crescita e la stagnazione continua con il Sud , non dimentichiamolo mai, già in recessione.  Poi , è vero, l’Italia ha sempre onorato il suo debito che resta  sostenibile malgrado tutto. Lo è ancora per Klaus Regling , a capo del Mes da quando è nato, essendo la situazione oggi “pari a quella di 8/10 anni fa”. Egli dice che ora non c’è rischio, o meglio non “rischio immediato..” e uomini come lui non usano certo gli aggettivi a caso. Allora è giusto chiedersi: fino a quando sarà sostenibile ? Si vuole ancora per molto tempo eludere la priorità della sua riduzione ? Così pare. Nella politica attuale è acuto lo scontro tra partiti di maggioranza e di  opposizione. Dialogano tra loro, a mano armata , partners della  maggioranza  e alleati dell’opposizione. Ciascuno cerca di rendere visibile la diversità rispetto all’altro. Ma, quanto a far debiti , sono fin troppo uguali.

 

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