Sono un giornalista che scrive, parla e fotografa. Una passione: la bici da corsa. Un sogno: riuscire a far capire anche quello che non capisco.

( il Sud ha perso 700.000 persone negli ultimi quindici: LO dice lo Svimez. Dati che riportano alla mente le grandi migrazioni degli 50. Quesa foto è  tratta dalla galleria di immagini di Melo Minnella. Potete vederle  cliccando qui.. )

 NINO SUNSERI

L’Ocse annuncia che l’Italia, quest’anno, crescerà dell’1,6%. Un giudizio migliore rispetto all’1,5% definito dal governo. E’ la prima volta un’agenzia internazionale rilascia un giudizio migliore rispetto a quello espresso a Palazzo Chigi. Un segnale di fiducia molto importante. I primi a coglierlo dovrebbero essere gli esponenti di quella sinistra con la testa costantemente girata all’indietro di cui parla Giovanni Pepi nell’intervento del 16 novembre ( qui..). Ma davvero sono convinti che l’economia italiana tornerebbe a galoppare rimettendo l’articolo 18 o facendo a pezzi la riforma delle pensioni? Sono persone di buon senso e quindi dobbiamo immaginare che fanno quello che fanno solo come logica di schieramento. Altrimenti dovremmo pensare che credono alle favole. Per esempio che ci possa essere crescita abolendo ogni forma di flessibilità e alzando il costo del lavoro.

Perché la verità è esattamente opposta: l’economia italiana sta ricominciando a marciare perché funzionano grandi riforme degli anni passati. Certo un contributo importante è venuto dalla congiuntura internazionale. Ma è chiaro che da sola non basta: l’Italia cresce mediamente meno degli altri Paesi perché le riforme hanno tolto solo un po’ di ruggine da un meccanismo incriccato. Figuriamoci quanto l’economia italiana sarebbe stata più lenta senza  il jobs act e senza la riforma Fornero.

E si può aggiungere un punto. Quando si parla di economia, crescita e riforme, si può parlare un po più del Sud. ? Come sempre paga il prezzo più alto dello sviluppo lento o mancato. Lo Svimez dice che il mezzogiorno ha perso 700 mila abitanti. Negli ultimi quindici anni le famiglie e lo Stato hanno perso 30 miliardi per formare 200 mila laureati che poi sono andati altrove. Il Portogallo ha conosciuto un fenomeno paragonabile ai tempi della scoperta del Brasile, quando la migliore gioventù si trasferì nella colonia in cerca di fortuna. Da allora il Portogallo non si è più ripreso.

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