di GIOVANNI PEPI
Domenica pedonale, nel centro di Palermo. Vado in bici a Palazzo Sant’elia. Scopro che le piste ciclabili rischiano ora di annebbiarsi in un giallo. Già si è scritto che , come certi marciapiedi, per esempio quelli di via Messina Marine, sono altronei ( LEGGI QUI ) NEL senso che servono ad altro. Venditori ambulanti vi piazzano le loro bancarelle, i conduttori di Apetaxi i loro parcheggi. ( LEGGI ) Ma l’amministrazione non scherza. Nella seconda parte di via Maqueda, prossima alla stazione centrale, nelle corsie contrassegnate dal bianco, i disegni di pedoni e biciclette si confondono con sedili e fioriere che ne dimezzano gli spazi. Quindi niente controlli, spazi di percorrenza ristretti. Perchè ? Mi raccontano ora di conflitti sempre più frequenti tra pedoni e ciclisti, gli uni contro gli altri per rivendicare diritti su percorsi così precari. Qualcuno ieri, ai contendenti, ricordava che sì, lì c’erano strisce e segnali ma che, in un tratto, le piste sono state sospese. Non sappiamo se è così. Ma è il caso di chiarire e scegliere. Si vogliono le piste ciclabili ? Bene si organizzano bene spazi e controlli. Non si vogliono ? Allora si rimuovano segnali e indicazioni. A meno che non si voglia dare ad essi il valore che , come scrive De Crescenzo , i napoletani danno ai semafori. Non prescrizioni ma solo buoni consigli. Solo che così si darebbero soltanto cattivi esempi.