Sono un giornalista che scrive, parla e fotografa. Una passione: la bici da corsa. Un sogno: riuscire a far capire anche quello che non capisco.

di PASQUALE HAMEL

Una risposta al tema, che è poi problema, della pubblica amministrazione regionale posto da Musumeci e sul quale si soffermano Giovanni e Lelio  ( QUI ) , richiama in primo piano quello del metodo e dei meccanismi di selezione della burocrazia regionale. Non si può infatti partire che dalla constatazione che, in questi ultimi trentacinque anni, si è registrata l’assenza di criteri obiettivi e capaci di garantire la qualità del personale della Regione. Si tratta, a mio modo di vedere, di tornare ai concorsi pubblici che, nonostante le tante critiche che li hanno accompagnati, sono gli unici ad offrire buone garanzie per tale selezione. La pratica della chiamata diretta o indiretta, la immissione di risorse umane provenienti da strutture pubbliche, o private in gran parte dequalificate, ha finito, infatti, per rendere più permeabile la pubblica amministrazione regionale ai desiderata della politica incidendo negativamente sui principi di legalità, di imparzialità e di efficienza che presiedono al suo buon andamento. A complicare le cose accentuando queste criticità , ci si è messo pure il cosiddetto spoil system , in linea di principio corretto ma che, nella pratica corrente, è divenuto un modo per aggirare il sacrosanto vincolo dell’art. 97 della Costituzione che, come è noto, indica un modo preciso per l’accesso alla p.a. Il consiglio che si potrebbe dunque dare al nuovo presidente è che si affretti a ripristinare le regole, che metta al primo punto del suo impegno la rifondazione dell’amministrazione regionale, ponendo così fine alla sua autoreferenzialità  per farne realmente struttura servente e che, nelle more, s’impegni a motivare le risorse migliori presenti nello stesso apparato regionale responsabilizzandole.

AGGIUNGEREI CHE

C’E’ UNA QUESTIONE CULTURALE.E POLITICA

di NINO SUNSERI

Ho letto il dialogo di Giovanni e Lelio sulla burocrazia. Concordo ma vorrei aggiungere qualche considerazione.. Il problema della burocrazia in Italia è culturale e politico prima ancora che operativo. La burocrazia anglosassone concede facilmente le autorizzazioni che non fa controllo preventivo. Se vuoi aprire un baracca di frutta e verdura puoi farlo senza difficoltà. Tranne poi ricevere una stangata se imbrogli. In Italia invece servono visti bolli , autorizzazioni. Un sistema che ovviamente offre enormi spazi di intervento ai burocrati e rappresenta anche un alibi per la politica

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