Sono un giornalista che scrive, parla e fotografa. Una passione: la bici da corsa. Un sogno: riuscire a far capire anche quello che non capisco.

L’INTERVISTA con FILIPPO RIBISI di GIOVANNI PEPI

Il dato è della CGIA. Risale all’agosto scorso ed è pessimo. Nei primi 6 mesi di quest’anno lo stock delle imprese artigiane è diminuito di 6.564 unità. Chiedo a Filippo Ribisi, vicepresidente nazionale della Confartigianato con delega al Mezzogiorno, la tempesta continua ?

“Si, purtroppo, non si riesce a vedere una inversione di tendenza. Anzi, da parte delle imprese le preoccupazioni per le incertezze di scelte ancora poco chiare, non aiutano chi potrebbe avere volontà per investire

. Filippo ribisi, vicepresidente nazionale confartigianato con delega al mezzogiorno

 

Quali i fattori principali della crisi?

“Nell’ultimo documento di economia e finanza, da una prima lettura, non mi pare ci siano elementi che possano far pensare ad investimenti per una ripresa a breve termine.”

Eppure non manca qualche misura di qualche interesse per voi. A cominciare dalla riduzione del cuneo fiscale..”

“Potrebbe dare respiro a tanti lavoratori, certo. Ma…”

Ma ?

-“ Se non accompagnato da altri provvedimenti che alleggeriscono il carico fiscale delle imprese, rendendole anche competitive, non credo che potrà dare risultati migliori di quelli dati dagli ottanta euro di Renzi…”

Preferite la flat tax che proponeva il governo precedente ?

“No. Non mi riferisco a quella. Non credo che in Italia ci possano essere le condizioni per applicarla…”

E allora ?

“Quando parlo di alleggerimento del carico fiscale delle imprese, mi riferisco alle tante tasse occulte che troviamo in ogni adempimento, che le aziende sono costrette ad effettuare, da quelle comunali a quelle regionali, per finire a quelle statali…”

Intende i costi delle procedure, i tempi delle autorizzazioni ?

“ Si. Se un’azienda non ha certezza dei tempi che occorrono per un’autorizzazione di qualunque tipo, dalle concessioni edilizie, ai pareri delle Sovrintendenze, alle autorizzazioni per aprire un’attività, non ci si sente incoraggiati ad avviare un’attività. “

Un capitolo importante della manovra del governo è il contrasto dell’evasione fiscale. Vi preoccupa ? Vi piace ?

“La riteniamo una  scelta corretta. E, vivaddio, necessaria ,in un Paese civile. Il problema è che, per funzionare strutturalmente, bisogna, a mio parere, avere il consenso dei cittadini.”

Che vuole dire ?

“ Che, per avere il consenso dei cittadini, deve essere credibile.”

Le proposte del governo non lo sono ?

“ Facciamo i conti. Dallo studio pubblicato qualche giorno fa dalla CGA di Mestre, si evince che il grosso dell’evasione viene effettuata dai colossi dell’e-commerce, come dalle grandi catene commerciali. Ed io aggiungerei anche dalle grandi aziende che guadagnano in Italia, ma che poi pagano le tasse in Olanda o in altri paradisi fiscali a noi molto vicini e quindi tacitamente autorizzati dai Governi.

E allora ?

“Allora, stando così le cose, come possono i cittadini credere che si vuole realmente combattere l’evasione fiscale e non si voglia provocare una guerra tra poveri, a spese del piccolo artigiano o commerciante, che possibilmente evaderà pure qualcosa per essere concorrenziale rispetto al suo collega che lavora totalmente in nero e che viene anche tollerato dalle autorità preposte? L’incertezza e le minacce, non sono portatrici di sviluppo, ma di arretramento. “

Altri fattori di crisi ?

“La questione tedesca, La flessione del settore manifatturiero in Germania. Colpisce molte delle imprese del nord del Paese.”

“ Non sono ottimista.  La nostra Isola, a parte alcune eccellenze che riescono a crescere nonostante tutto, perché si rivolgono a mercati esteri, o il settore del turismo diffuso, presente nei centri come Palermo o altre località turistiche più rinomate, si trova in una posizione di netto svantaggio non solo rispetto al Paese, ma anche rispetto alle altre regioni del Mezzogiorno.”

Si sapeva. Ma perché è ancora così ?

“La Sicilia soffre, della mancanza di infrastrutture, e non solo di quelle di collegamento,  anche di quelle che sono la base di una convivenza civile , e sulle quali non si riesce a colmare il gap con il resto del Paese.”

Si pone sempre poi , da parte delle imprese, la questione burocratica.

“Altro punto dolente. La Sicilia soffre di una Pubblica Amministrazione, soprattutto la siciliana, che è autoreferenziale, che serve solo ad autosostenersi, senza portare alcuna utilità alla collettività. “

Con quali effetti ?

“Non riesce a progettare e far realizzare infrastrutture. Non riesce a gestire appalti in tempi, non dico europei, ma nemmeno italiani. Non riesce a spendere in modo produttivo i fondi Ue. Piuttosto  che aiutare le imprese, le aiuta a fallire, non pagando in tempi certi i crediti che hanno contratto con la Regione stessa.”

Siamo a critiche piuttosto radicali..

“ Basta constatare il segno negativo ad una serie di domande.”

Quali ?

“Quanti sono stati i bandi europei che hanno realmente aiutato le piccole imprese? Quanti sono riusciti a portare in porto i lavori e ad essere pagati rispettando i tempi? Quali sono i tempi per lo svolgimento corretto di una gara per un appalto pubblico? In quanto tempo viene avviato l’iter dei lavori e portati in porto i relativi pagamenti?..”

C’è altro?

“Si. Quanto dura l’iter per l’autorizzazione ad un’impresa che vuole aprire un’attività artigiana in un comune? Quelli che erano gli sportelli unici, che fine hanno fatto? Quanti ne funzionano? E come?

Quanti sono gli impiegati pubblici che, a seguito di errori e danni verso le imprese, pagano? “

Tutt’atro facile, mi pare , il rapporto tra Regione e imprese.

“ Ma , vede, parlo di problemi concreti che le imprese affrontano ogni giorno. Sono questioni, che , se non risolti, bloccano un’economia.  Se la Pubblica amministrazione non viene ripensata e riorganizzata, per adeguarsi alla società che cambia, e se non cambia la mentalità a volte borbonica di gran parte degli impiegati pubblici, non vi potrà essere sviluppo per la nostra terra.”

 

L’INTERVISTA con FILIPPO RIBISI di GIOVANNI PEPI

Filippo Ribisi, vicepresidente nazionale di Confartigianato con delega ai problemi del sud, è tutt’altro che ottimista sullo stato delle cose in Sicilia. Altrettanto sulle possibilità di risposta della Regione. Tutto questo viene fuori con chiarezza nell’intervista rilasciata l’altro a SE È COSÌ ( leggere di seguito).

 filippo ribisi, vicepresidente nazionale confartigianato con delega al mezzogiorno

Ma parliamo del governo centrale. Si parla di svolta e di “discontinuità”. Vede qualcosa del genere nelle scelte verso il suo settore?

“ Il Governo centrale, rispetto a quello passato, vuole certamente dare un segnale di discontinuità. Bisogna vedere, dal punto di vista delle imprese, in che direzione sarà la svolta.”

Facciamo degli esempi

“Bene il cuneo fiscale per i lavoratori, bene le politiche Green per incentivare la sostenibilità ambientale, ma non mi pare che si parli, per esempio di semplificazione o di riduzione di tasse alle imprese, magari incentivando la detassazione degli utili utilizzati per investimenti all’interno delle aziende stesse.”

Siamo già a elementi di sfiducia.

“No. Io voglio essere fiducioso, per lo spostamento di alcuni importanti Ministeri, verso personalità del Mezzogiorno. In particolare credo che sia un importante banco di prova per il Vice Ministro Giancarlo Cancelleri, alle infrastrutture. Mi pare che questa sia una delle ultime occasioni che la Sicilia ha, per sbloccare le tante opere che sono finanziate sulla carta, o che sono bloccate a causa di fallimenti di imprese e consorzi vari.”

Cancelleri non è l’unico fattore di discontinuità al riguardo:

“ Infatti. Credo sia positiva, la nomina del Ministro Provenzano al Mezzogiorno; una persona competente che proviene dalla Svimez, che conosce bene i problemi del Sud e della Sicilia in particolare. È chiaro che le loro politiche saranno efficaci, se troveranno riscontri nelle amministrazioni che dovranno poi attuare gli atti conseguenziali. Perché, se arrivano i finanziamenti e poi non si ha la capacità di renderli cantierabili, non c’è Ministro che può fare il miracolo.”

Chiedo anche a Lei quanto chiedevo al capo di Sicindustria Albanese.Si sostiene che le imprese in Sicilia hanno dato quello che potevano e ormai la spinta verso nuove realtà può venire dall’esterno. E’ così anche per l’artigianato?

“Il tessuto imprenditoriale siciliano ritengo che ha dato quanto gli è stato consentito di dare. A differenza dell’amico Albanese, io ho una certa preoccupazione per le imprese che vengono dall’esterno, perché l’esperienza ci insegna che, a parte i Florio che sono venuti dalla Calabria e che hanno fatto tanto bene alla Sicilia, mi pare che le imprese venute da fuori hanno sempre preso tanto e regolarmente sono andate via, talvolta lasciando disastri sociali. “

Allora alziamo i ponti ?

“Assolutamente noi. Sono convinto che l’apertura possa certamente far bene al mercato, possa arricchirlo, soprattutto nel confronto con nuove realtà. Ma bisogna stare attenti a non creare cattedrali nel deserto, che servono solo a deturpare il territorio e non portano reale ricchezza ai siciliani. La stagione dei Centri commerciali o della Fiat, per non dilungarci, dovrebbe averci insegnato qualcosa.”

Ma ci sono prospettive di crescita per le imprese artigiane ?

“Si. Vi sono ampi margini di crescita proprio per le imprese locali, le quali, hanno solo bisogno che tutte le regole del mercato funzionino bene, che gli enti pubblici non vedano l’impresa come una entità da mungere, ma come un’opportunità di crescita, anche del tessuto sociale, del territorio. “

Del tessuto sociale, si riferisce al lavoro ?

“ Certo. Bisogna garantire chi lavora rispettando le regole, e bisogna disincentivare il lavoro nero; bisogna creare la condizioni ambientali per le imprese non avere un ambiente ostile, ma favorevole. Allora, anche le imprese artigiane metteranno in campo le loro capacità, che sono tante, e faranno la loro parte.

Vede significativi investimenti in corso o in programma sull’isola che possano offrire commesse interessanti agli artigiani?

“Non mi pare “

Tra gli impegni ripetuti del nuovo governo c’è quello di un piano straordinario per il sud. Cosa c’è dentro che Lei sappia? Ci sono buone notizie ?

“Aspettiamo, a breve, un incontro con il Ministro per il Sud, proprio per conoscere meglio il suo piano . Lo abbiamo invitato anche alla nostra Convention del Mezzogiorno, che quest’anno si svolgerà a Matera il 17 e 18 Ottobre, proprio per ascoltare da lui cosa sta studiando “

Può venire poco invece, dalla Regione, dove non ci sono soldi nemmeno per finanziare le leggi in

discussione a quanto pare.

“Credo che la Regione sia una barca piuttosto messa male. Nonostante  un Assessore all’Economia competente  che cerca di creare tante opportunità per risanare le casse della Regione. Il problema abbastanza serio. Fin quando la Regione non avrà un Governo che abbia la forza ed il coraggio, di riorganizzare, semplificare e rendere produttiva la macchina amministrativa, non si va da nessuna parte. Fin quando le Finanziarie saranno occasione di assalto alla diligenza da parte dei vari deputati, che debbono garantire le varie sagre delle salsicce di tutta l’Isola e non si riesce a fare una seria politica economica, non credo che abbiamo molte speranze. Abbiamo tante potenzialità, ma male utilizzate.

“Uno sguardo all’occupazione, problema massimo nell’isola, essendo per occupati in  europa peggiori dei peggiori. E’ il caso di nutrire speranze o timori?

“Quanto ho detto non  incoraggia , no. Ripeto vi potrebbero essere tante potenzialità, ma serve una svolta seria, coraggiosa e soprattutto di ampio respiro.”

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