Sono un giornalista che scrive, parla e fotografa. Una passione: la bici da corsa. Un sogno: riuscire a far capire anche quello che non capisco.

LE IDEE…. di TULLIA RIZZO

  presidente della sezione lavoro del tribunale di messina

Ogni  considerazione, anche semplice, che inerisca la “cosa pubblica” si svolge in un ambito dialettico ove ognuno, che “dica la propria”, esprime un pensiero “politico”. Tutti siamo elettori  ed è questo ruolo che ci dà spazio e legittimazione valutativa….

Su questa semplice premessa e con onestà di pensiero, ritengo che ogni idealismo intellettuale, in tutte le sue forme attuative, affonda le sue radici in un momento storico ben preciso in cui vengono a convergere spinte emozionali, entusiastiche iniziative che danno corpo ad uno schieramento di forze e di energie, tutte proiettate verso quell’unico grande obiettivo di ideale politico. Così in occasione di un referendum, di una votazione popolare volta alla riforma (si, riforma no) di principi costituzionali ……In quel momento storico si è davanti ad un progetto cui deve darsi ancora corpo, si opera con la forza dell’entusiasmo idealistico, di un credo politico. Poi ….. le “dinamiche gestionali” all’interno delle quali, sovente ed in in maniera del tutto naturale,  si innesta il germe della competizione o anche della contrapposizione ideologica: da qui le “fazioni”; è un termine etimologicamente corretto anche per parlare di “partiti politici”.

Come si legge in Treccani: se il partito politico si inquadra nella legalità, la considerazione sociologica lo pone sullo stesso piano della fazione, espressione dell’istinto agonistico proprio dell’uomo. In questi, pur tutti orientati verso quell’unico obiettivo – la gestione della cosa pubblica  – si sviluppano percorsi diversamente sorretti da non univoci metodi di pensiero, da una diversa dottrina politica. Il fare politica – e qui la differenza con il parlare di politica – è sorretto da una scelta di schieramento all’interno di un partito politico, per operarvi con convinzione e assoluta certezza che quello, non altri, sia il metodo corretto per dare corpo all’obiettivo, il grande obiettivo della gestione della cosa pubblica. Il politico è sempre un politico anche quando – in un salotto “letterario” – si da luogo ad un parlare di politica. Il politico si comporta sempre come un leone ruggente, pronto a difendersi anche laddove non è attaccato,  è sempre alla ricerca della sua preda, deve sempre sostenere “il metodo”, “la dottrina” che ha sposato al momento del suo schieramento; è sempre un uomo “politico”; ed è arduo immaginare di trascinarlo in una conversazione che – tanto ironica e forse superficiale, quanto scevra di malizia ed ipocrisia – voglia avere solo il senso di un mero scambio dialettico. Absit iniuria verbis!

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