Sono un giornalista che scrive, parla e fotografa. Una passione: la bici da corsa. Un sogno: riuscire a far capire anche quello che non capisco.

L’OSPITE su SICILIA E CRISI …. SERGIO AMENTA

  commercialista, presidente della banca don rizzo

Ho letto l’articolo di Bartolomeo Romano sui giovani che si laureano bene da noio e poi fuggono qui Condividere sostanzialmente quanto scrive.  Non posso tuttavia ignorare che noi abitanti di questo sud economicamente depresso, se pure complesso nelle sue manifestazioni di vita quotidiana, abbiamo inforcato una via di assoluta rassegnazione, anche sul piano verbale, che era invece qualche anno fa caratterizzato da velleitarie dichiarazioni di cambiamento e di insubordinazione, oltre che….

di individuazione delle colpe esclusivamente ai concittadini del “nord”. Ormai, nel più assoluto silenzio, si accettano interventi non più mirati, sia pure teoricamente, a cambiare l’economia ma semplicemente ad una assistenza, forse purtroppo necessaria, ma accettata passivamente. Mi si dirà che in fondo quello era il risultato anche prima e che non è diverso il panorama della politica regionale, stretta su binari di assoluto e prevalente assistenzialismo.

Eppure esiste una economia locale che disegna, di fatto, taluni comparti di possibile interessante sviluppo, verso i quali non si polarizzano gli interessi dell’opinione pubblica e della politica. Credo che più che avvilirci per le linee della politica nazionale, dovremmo tentare di sviluppare quelle di una seria politica locale per convincere i siciliani che arrivano a votare per movimenti autonomistici del nord (pensavo che non ce ne sarebbero mai stati, ma sbagliavo) a votare per movimenti e partiti che riprovino a mettere lo sviluppo del sud fra gli obiettivi prioritari di sviluppo della nazione. Tuttavia mentre in questa immensità di problemi “s’annega il pensier mio” continuiamo a sentire persone di livello che, lamentandosi, affermano che se le cose continuano così non troveranno più nemmeno i soldi per mandare i figli a studiare fuori e qui mi riallaccio a Bartolomeo Romano

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