Sono un giornalista che scrive, parla e fotografa. Una passione: la bici da corsa. Un sogno: riuscire a far capire anche quello che non capisco.

DI PASQUALE HAMEL

Già vice segretario generale dell’ARS, direttore del museo del risorgimento di Palermo e direttore scientifico della ” Federico Secondo . Ha insegnato e storia contemporanea nell’università di Palermo. . Opinionista del giornale di Sicilia, ha scritto su Avvenire e La Repubblica. E’ autore di numerosi libri tra cui breve storia della società siciliana.

Ciao Giovanni. Seguendo la campagna per fare il Ponte sullo Stretto che SE E’ COSÌ sostiene con costanza, vorrei aggiungere che pochi sono a conoscenza che don Luigi Sturzo, personaggio cui bisognerebbe accostarsi con grande rispetto, nel dopoguerra dalle colonne del Giornale d’Italia, mentre denunciava, da buon liberale, gli effetti perversi dello statalismo – di cui erano colpevoli cattocomunisti e sinistre in genere – e dello strapotere dei partiti, con grande senso della realtà, per lo sviluppo del sud, chiedeva impellenti interventi per la realizzazione delle opere pubbliche (infrastrutture) necessarie al Mezzogiorno. Fra queste opere, udite udite!, comprendeva come intervento prioritario proprio la realizzazione del “ponte sullo stretto” che considerava necessario all’ammodernamento del sistema ferroviario e viario del Sud. E qui ancora discutiamo sull’utilità dell’opera ?

Direi allora, se mi chiedessero il perché,  parafrasando  Manzoni, il ponte sullo Stretto “s’ha da fare” darei la più ovvia delle risposte. “Il ponte s’ha da fare perché non c’è!”. E all’accusa di volere, in questo modo, giocare con le parole rilanciando ovvietà, aggiungerei: “un Paese, come il nostro, che si vanta, a livello internazionale, di essere una delle grandi potenze industriali del mondo non può permettersi, visto che come hanno dimostrato gli studi effettuati, il ponte sullo stretto è tecnicamente fattibile, non può permettersi soluzioni di continuità nel sistema delle comunicazioni che aggravino il costo dei trasporti e rendano marginali alcune importanti aree dello stesso Paese”. Rischiando di tirarmi addosso l’accusa di dommaticità considero la realizzazione del “ponte sullo stretto” lo strumento necessario per avviare, in modo serio e non estemporaneo, il decollo economico ( e civile) del Mezzogiorno.

TRA LE TANTE RAGIONI PER FARE IL PONTE…..

per LELIO CUSIMANO

C’è già una lunga trafila burocratica superata, un appalto affidato alla Impregilo. Il costo previsto è di 6,2 miliardi. Di questi 4 a carico di banche e investitori. Allo Stato, quindi a noi contribuenti costerebbe solo 2,2 miliardi. Tutto è stato revocato con una legge. Il che rischia di comportare pesanti costi di risarcimento – Sempre per noi contribuenti. qui