Sono un giornalista che scrive, parla e fotografa. Una passione: la bici da corsa. Un sogno: riuscire a far capire anche quello che non capisco.

DIBATTITO SU POLITICA E CRISI. SCRIVONO ENZO GIAMBANCO, PIETRO. BUSETTA, GIORGIO TRIZZINO. COSÌ GIAMBANCO : Caro Giovanni, nobile la lettera di Giorgio Trizzino, che ne rende la dovuta immagine. Capisco anche lo stupore per la chiamata ricevuta. Proprio questo aspetto mi brucia maggiormente perché i partiti tradizionali, quelli che comunque prendono origine da ideologie ed hanno una visione organica della società,

 enzo giambanco, medico già presidente della società italiana di ginecologia

sono sempre stati alieni dal coinvolgere le migliori espressioni della società stessa, preferendo rapporti di fedeltà. Si è giunti così all’uno vale uno, dimenticando che la democrazia, come ce l’hanno consegnata gli antichi Greci e come la ha reimpostata Montesquieu nel XVIII secolo, è oligarchica, nel senso che chiama i migliori (oi aristoi) a reggere il governo della cosa pubblica. Ed è qui che non capisco più Giorgio quando afferma che il Movimento (oggi Partito) 5stelle ha introdotto una fresca ventata di novità nelle politica. Quale è? la demolizione della competenza, l’attaccamento morboso al potere anche a costo di contraddirsi a ogni passo, l’affidamento di scelte essenziali ad algoritmi invece che allo studio?  Non credo siano stati in molti a passare le notti studiando, come sono sicuro ha fatto l’on. Trizzino. Mi chiedo: perché non siamo stati capaci ( mi ci metto anche io che pure ci ho provato) di inserirci nella politica, ciascuno secondo le proprie convinzioni ma collegati da qualcosa che non fosse solo il grido: onesta’ onesta’, presupposto non argomento programmatico? Sono queste le colpe di una generazione che ha un lascito oneroso al futuro e al presente, ma che proprio per questo deve impedire che ritorni il fascismo in costume da bagno.

PIETRO BUSETTA

SU CRISI E GOVERNO SCRIVONO BUSETTA E TRIZZINO. COSì BUSETTA Perché adesso è giusto dare un appoggio esterno ad un governo di salvezza! La differenza tra l’inizio della legislatura ed adesso è che i cinque stelle sono stati ridimensionati e riportati a più miti consigli!

 pietro busetta, autore de ” il coccodrillo si è affogato “

E si sono resi conto della pericolosità del bullo padano! Per cui un governo di scopo, si vedrà se di legislatura, può essere l’unico modo per evitare la deriva fascista antieuropea del bullo ignorante di periferia! Che metta in salvo i conti di un Paese lasciato nelle macerie ( crescita zero, Mezzogiorno in recessione, spread oltre 300, posti di lavoro in diminuzione, industria ferma! I cinque stelle potrebbero essere il grimaldello per eliminare quella classe dominante estrattiva, presente nella destra pronta all’accordo con Salvini ma anche nella vecchia sinistra di apparato nel Sud. Finora sono stati inaffidabili perché assistenzialisti, no tutto, e giustizialisti! Se perdono questa caratteristica dopo 14 mesi di governo e le sconfitte subite anche a livello elettorale, possono essere una delle forze che si può intestare lo sviluppo del Mezzogiorno, quasi un partito del Sud, con il reddito di cittadinanza ma anche con l’obiettivo di infrastrutturare il Mezzogiorno compreso il ponte di Messina e di ristabilire le giuste proporzioni tra risorse da destinare al Sud ed al Nord! Saranno capaci i grillini a rifondare se stessi  ed utilizzare la loro spinta al cambiamento per intestarsi una nuova stagione per il Sud? Lo speriamo!

PIETRO BUSETTA

GIORGIO TRIZZINO

STARE SEDUTII n poltrona, emettere giudizi sui politici, su quello che dicono, fanno, pensano, questo lo sport preferito dagli italiani dopo il calcio ed i giornalisti in particolare spesso ne sono ossessionati.In questo anno e mezzo ho ricevuto critiche, insulti, talvolta aggressioni verbali per il semplice fatto di essermi prestato alla politica.

giorgio trizzino, deputato m5s

non me lo hanno mai perdonato. Non l’ho mai raccontato ma questa decisione non è stata facile da prendere. Avrei potuto continuare nel mio redditizio lavoro sotto tutti i punti di vista. Un mestiere gratificante quello di medico, che ti mette davanti a tanta sofferenza è vero, ma che ti ricompensa di successi e risultati. Ho deciso invece che era arrivato il momento di restituire al mio Paese quello che la vita professionale, sociale e familiare mi aveva donato in abbondanza. E l’ho fatto con convinzione e slancio anche se con qualche timore, aderendo alla richiesta del Movimento 5 Stelle di candidarmi a Palermo.Ricordo ancora quando Luigi Di Maio mi chiamò per propormelo.Non era mai accaduto che un partito si fosse mai accorto della mia esistenza ed esperienza.Perché a me? Perché il M5S?

Mesi difficili e di lavoro incessante quelli che ho trascorso impegnandomi in due commissioni (Affari Sociali e Bilancio) dove ti accorgi che puoi fare tutto e niente. Dove ti rendi conto che spesso le decisioni sono prese ‘dall’alto’ ma che comunque il tuo voto può modificare un equilibrio.Ed allora devi imparare, studiare di notte (dopo avere preso tre specializzazioni avevo deciso di non farlo più), capire meccanismi nuovi. E poi la solitudine!Lontano dal tuo ambiente familiare e di lavoro, in contesti privi di sentimenti quali la solidarietà o la sincerità.Sei solo con la tua coscienza e devi decidere, cercando di interpretare quello che le 44.000 persone che ti hanno votato vorrebbero che tu faccia. E poi ti accorgi che il Movimento è al governo con un signore che si chiama Salvini, l’amico di Bossi, quello che aveva rubato i milioni degli italiani per se per la sua famiglia, quello che dice ‘prima gli italiani ‘ e che per italiani intende solo quelli che abitano da Firenze in su.Sei nello stesso governo con la Lega e mai avresti immaginato che ciò potesse accadere.E nonostante tutto ti batti per restituire dignità a milioni di cittadini italiani, resi inesorabilmente poveri dalla politica egoista ed inetta dei precedenti governi e voti il reddito di cittadinanza insieme ad altre leggi che incidono sulla giustizia, l’ambiente, la famiglia, il sociale.

Ma ecco che Salvini diventa sempre più arrogante fino a chiedere per se pieni poteri per cambiare il volto dell’Italia.Ed allora capisci di non avere sbagliato ad accettare di essere lì per gridargli in faccia che il mio Paese ed il futuro dei miei figli non lo voglio consegnare ad uno come lui. Lo farò da quello scranno di Montecitorio quando si presenterà davanti a me per sfiduciare il Presidente Conte. Gli dirò in faccia che di persone come lui non abbiamo bisogno e che se vuole i pieni poteri li chieda al Padreterno che oltraggia ogni giorno senza lontanamente capire cosa sia la carità cristiana ed il rispetto per gli altri. Ai suoi sostenitori chiedo di svegliarsi e di capire in tempo di essere sulla strada sbagliata. L’Italia ha già dato, votando per persone come lui e Berlusconi. Il M5S con i suoi limiti ed i suoi errori, ma con la sua grandezza rappresenta oggi l’unica garanzia per la nostra Democrazia.

 

GIORGIO TRIZZINO

CHINNICI E LA STRAGE noi in quello scheletro dopo lo scoppio

” IL GIORNO dopo fu ancora più triste perché tutti coloro che abitavamo in quello scheletro che era diventato il palazzo di via Pipitone Federico, ci rendemmo conto di non avere più una casa e che quel luogo di disperazione era diventata una meta turistica dove le persone venivano a curiosare e commentare.

 giorgio trizzino, medico, deputato Cinque Stelle alla Camera

che il luogo fu presidiato dalle forze dell’ordine per tanti giorni poiché i curiosi salivano per le scale ed entravano dentro la ‘caverna’ che era diventata la portineria, per constatare fino a quanto la distruzione avesse cancellato le nostre abitazioni. Il palermitano è fatto così, non riesce a resistere e vuole toccare con mano…Furono giorni difficili quelli successivi alla strage perché tutti coloro che abitavamo in quel palazzo ci guardavamo sgomenti senza capire come reagire a quella devastazione. Lo scheletro della mia 127 blu fu prelevato da una autogrù poche ore dopo l’esplosione ed io mi resi conto in quel momento di avere perduto anche l’unico mezzo che possedevo per raggiungere il lavoro in ospedale. Ci dissero che la potenza della bomba era stata calcolata in modo tale da non lasciare scampo. È fu così! Il destino volle ancor più scherzare con noi perché l’allora Sindaco Elda Pucci decise che il Comune di Palermo avrebbe provveduto a risarcire i proprietari delle auto distrutte.

Bisognava tuttavia presentare a proprie spese la perizia dell’autovettura e quindi chiedere il rimborso. Mi recai con il perito alla caserma di corso Tukory dove era stata portata la mia auto e la trovai posteggiata accanto all’Alfetta blindata del Giudice Chinnici. Guardando la deformazione della sagoma di quell’auto compresi come fosse riuscito a salvarsi l’agente Paparcuri che era l’unico della scorta ad essere rimasto vivo. Pagai il perito con una certa difficoltà (in quel periodo non navigavo nell’oro in quanto avevo iniziato da poco a lavorare) e rimasi pazientemente in attesa del contributo del Comune. Non giunse mai il contributo ed io gettai via anche i soldi di una perizia inutile Scherzi del destino! La Signora Agata Chinnici volle essere presente alla riunione di condominio in cui decidevamo come ricostruire il palazzo. Fu per tutti noi la più grande testimonianza di forza d’animo e rispetto per quello che aveva rappresentato per lei ed i figli l’uomo eccezionale che aveva perduto. L’ho sempre ammirata per quel gesto e ricordo, come se fosse adesso, quella mitezza d’animo di una donna che aveva tutto il diritto per essere arrabbiata con la vita e che invece voleva essere ‘una di noi’. Questo il mio ricordo che completa il racconto di quella drammatica storia che vide tanto dolore ma anche tanta solidarietà.  E voglio concludere questo racconto con un ultimo ricordo che è quello di un ululato. Un lamento di un pastore tedesco che amava il suo padrone che si chiamava Rocco e che si diffondeva in quell’aria irrespirabile nei momenti successivi allo scoppio. Lo sentii mentre uscivo dal portone con mio figlio stretto a me. Giungeva da casa del suo padrone che non avrebbe più rivisto.’’

TRIZZINO 1 : CHINNICI, LA STRAGE Gli orrori vissuti tra cocci e frantumi…

CIASCUNO di noi conserva una data scolpita nella memoria, una data che si ripresenta ogni anno… puntuale… come il tempo che passa. Per me il 29 luglio del 1983 è una data che rimane inchiodata nella mente per quell’improvviso ed immenso boato, per  quella esplosione che uccideva Rocco Chinnici, due uomini della scorta ed il nostro portiere Stefano.Come se una bomba, caduta da un  caccia bombardiere, avesse squarciato il palazzo.

 giorgio trizzino, medico, deputato Cinque Stelle alla Camera

Ricordo con precisione quegli istanti…. il prima ed il dopo. Erano da poco passate le 8.00 e mi accingevo a caricare le valige sulla mia nuova Fiat 127 blu (era stato il regalo di nozze di mio padre) che la sera prima, rientrando tardi dall’ospedale, avevo avuto l’accortezza di posteggiare davanti al portone. Avevo fatto una manovra difficile per fare entrare l’auto in un piccolo spazio davanti ad una Fiat 126. Quella 126 che poche ore dopo esplodendo, avrebbe causato la strage di Via Pipitone Federico.Stavo finalmente andando in  vacanza e quei pochi secondi utilizzati per ringraziare mio padre, venuto a salutarmi e a portarmi della frutta (lo ricordo ancora oggi con un nodo in gola), salvarono la vita mia e quella della mia famiglia. Ed improvvisamente l’esplosione! La porta blindata di casa venne divelta dallo spostamento d’aria, non rimase integro un solo mobile, tutti i vetri in frantumi come ogni suppellettile. Ricordo ancora gli occhi carichi di terrore di mia moglie, che si incrociavano con i miei e si chiedevano cosa fosse accaduto. Non riuscivamo a darci una risposta. E subito ci rendemmo conto che non riuscivamo a sentire più le nostre voci, le nostre urla di terrore.

Eravamo diventati sordi per l’esplosione e lo rimanemmo per molti giorni ancora. Un silenzio assoluto che si miscelava ad uno strano odore acre, mai sentito prima, e che si diffondeva prepotentemente, insieme ad una polvere grigia che ricopriva tutto. Era l’odore del tritolo che avvolgeva quelle poche cose rimaste integre intorno a noi. Il primo pensiero si diresse subito a mio figlio Manfredi che aveva pochi mesi e che papà era riuscito a trattenere prima che venisse sbalzato fuori dal balcone a causa dello spostamento d’aria. Un grosso frammento di vetro gli aveva ferito il capo e il piccolo terrorizzato cercava di liberarsi dai vetri che lo ricoprivano. Lo presi tra le braccia  e cercando di tamponare come potevo il sangue scesi da casa per cercare aiuto. Non potevo lontanamente immaginare lo spettacolo che si sarebbe presentato ai miei occhi. Quegli spazi che stavo attraversando non avevano più nulla dei ricordi della sera prima. Sembrava di attraversare un tunnel fumante dove corpi straziati o parti di essi, tubature di divelte che miscelavano acqua a sangue, frammenti non più riconoscibili di quella che era stata una portineria, si erano sostituiti al mio ricordo di un luogo di normale vita quotidiana.

Fui il primo ad uscire dal palazzo devastato, trovando davanti a me persone attonite che mi venivano incontro. In quell’istante compresi quanto era accaduto… era stato ucciso Rocco Chimici! Avevano fatto tutto questo per ucciderlo! Lo riconobbi uscendo dal portone e mi fermai per osservare quei poveri resti che qualche giorno prima mi aveva no abbracciato. Avevamo scherzato e parlato del mio lavoro e mi aveva stretto prendendomi sotto braccio. E vidi i resti del corpo di Stefano e degli altri…Mi dissi: devo andare per salvare mio figlio! Ma sarei voluto rimanere lì con loro.Mentre salivo sull’autoambulanza che ci portava all’Ospedale dei Bambini osservai quello che rimaneva della mia 127 blu che era esplosa insieme alla 126 carica di tritolo.Perché tutto questo? Me lo chiesi lungo tutto il tragitto. Perché avevano ucciso un uomo come Chimici? Gli anni successivi mi avrebbero fornito la risposta ed avrei compreso di quali atrocità la mafia si sarebbe servita per combattere contro lo Stato. È vero che la mafia ha ucciso solo d’estate, ma è grazie a uomini come Chimici , Falcone e Borsellino che siamo riusciti, in tutte le stagioni, ad infliggerle colpi letali che prima o poi la sconfiggeranno definitivamente. Conto i giorni che ci separano da questo momento, perché solo allora avremo liberato la nostra società da questa infamia.

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