Sono un giornalista che scrive, parla e fotografa. Una passione: la bici da corsa. Un sogno: riuscire a far capire anche quello che non capisco.

( Un convegno a Palma di Montechiaro sulla violenza di genere. Ne discutono donne medico ed esperte. Poi, un sondaggio tra le partecipanti rivela che più del 50 per cento dei partecipanti ha subito violenze LEGGI QUI Pubblichiamo l’articolo di una relatrice )

 di MELINDA SANTORO

Sono Melinda Santoro, Carmela all’anagrafe . Mi sono trasferita a Palma di Montechiaro da Messina parecchi anni fa e lavoro da tempo presso il Centro di Salute Mentale di Licata. I nostri ambulatori sono frequentati da molte donne, che lamentano spesso un grave disagio, disagio che può essere determinato da episodi di violenza.

E’ una donna che soffre, soprattutto perché è la sua psiche che viene abusata, quando il marito, il compagno, la umilia, quando non la “riconosce” per il suo contributo nella gestione della famiglia, e ancora quando quest’uomo gestisce da solo l’economia familiare, decide anche per lei, e la trascura, pretendendo di avere, comunque, a fianco una donna serena e sorridente, dopo averla ammutolita con frasi del tipo “ stai zitta cretina”. Ed ecco che viene meno l’autostima, si diventa più fragili, più vulnerabili, ansiose e depresse. E’ importante, a questo proposito, la formazione degli operatori sanitari, perché non si può combattere quello che non si conosce e dobbiamo ipotizzare sempre che alla base di un quadro psicopatologico ci possano essere degli episodi di violenza, ma la paziente ha bisogno spesso di un lungo periodo di ascolto  prima di raccontare la propria drammatica esperienza di vita. E’ fondamentale, comunque, anche il ruolo del medico di base, sia per intercettare casi di violenza sommersa, sia per il lavoro di rete che potrebbe tessere con i servizi.

Per quanto riguarda il sondaggio del 30 giugno, certo la percentuale è, a mio avviso, sorprendente, ma dobbiamo considerare, intanto, che  la violenza va al di là del ceto sociale e culturale e forse la sorpresa  è legata al fatto che, nell’immaginario collettivo, la violenza è soprattutto quella fisica, ma violenza è anche tutto quello che limita la mia libertà di scelta, il mio spazio mentale, tutto quello che mi coarta, violenza è anche il  “non detto”. Inoltre molti comportamenti maschili sono stati, nel corso dei secoli, avallati dalla società e considerati “normali”, per cui  siamo ancora lontani da quel cambiamento culturale che sarebbe auspicabile nel rispetto della dignità e del valore di ogni donna.

E’ chiaro che c’è ancora tanto di sommerso e questo anche nelle fasce più abbienti, perché, in questo caso, la donna-vittima teme che venga lesa la sua immagine pubblica, il suo ruolo professionale nella società.

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