Sono un giornalista che scrive, parla e fotografa. Una passione: la bici da corsa. Un sogno: riuscire a far capire anche quello che non capisco.

di BARTOLOMEO ROMANO  

Caro Giovanni, ho letto con molto interesse il tuo editoriale su Convid19 e Sud (cliccare qui ) . Concordo pienamente con l’analisi e con la cura. Servono misure eccezionali, coraggiose e di respiro. Il Nord, ferito dal COVID-19, è diviso tra chi si sente del tutto separato ed autonomo e chi, invece, sente di essere parte di una comunità più ampia. A ben vedere, il Nord (e, in misura minore, il Sud) non è solo una espressione geografica: ma è un territorio nel quale moltissime persone che vivono lì sono arrivate da altre zone, spesso dal nostro Sud: e l’esodo di massa “di ritorno” di qualche giorno fa lo dimostra con drammatica evidenza. Senza considerare che moltissimi medici, infermieri ed appartenenti alle forze di polizia al Nord sono meridionali: e sono lì, coraggiosamente,  a fare il loro lavoro. Occorre, dunque, superare vecchi e radicati egoismi e sguardi miopi.

Quando il Nord ripartirà ( speriamo prestissimo) avrà bisogno del rientro di molti dal Sud e avrà bisogno del mercato e dei consumatori del meridione. Ma se i governanti sapranno cogliere l’occasione dettata dall’emergenza, forse si comprenderà che, per fare realmente crescere l’Italia, si dovranno superare ( o almeno attenuare) le differenze e le sperequazioni. Speriamo: come sogniamo di ritornare a passeggiare, a lavorare, a fare sport, a studiare come prima, possiamo sognare in un Paese migliore. Stiamo attraversando una sorta di guerra. Speriamo, allora, in un nuovo dopoguerra, in un un’ulteriore miracolo italiano, in uno sviluppo più esteso e più equo. Speriamo. E ciascuno di noi faccia la propria parte. Così, oltre a sperare, ci avremo almeno provato.