Sono un giornalista che scrive, parla e fotografa. Una passione: la bici da corsa. Un sogno: riuscire a far capire anche quello che non capisco.

di GIOVANNI PEPI

Per il Sud è la buona svolta? O si ripetono dolci inganni ? Tre verifiche sono necessarie. Prima: quanto davvero cambia nella volontà politica di fronte a cambiamenti apparenti ? Si è ora a progetti e concessioni senza precedenti. E’ vero. Ma impressionano certi silenzi e qualche mistero. Perchè , esplosa l’emergenza, non si è proceduto a chiusure differenziate , come il comitato scientifico consigliava, in base a livelli di contagio , invece che decidere un  lockdown uguale in tutti i territori ? Differenziando si sarebbe favorito il Sud, di gran lunga meno colpito dalla pandemia. Gli avrebbe dato buone opportunità di recupero. Tanto più che il suo Pil è al di sotto rispetto alla crisi del 2077/2009 con la quale quella della pandemia si sommava? Non si è pensato a questo o ci si è pensato troppo ? Forse non si differenziava e si omologava considerando politicamente incontenibili le pressioni del Nord a chiudere il meno possibile ? Troppe questioni poco chiare. E’ importante chiarire per aver conto di quanto sia praticabile una priorità meridionale sempre più urgente per il paese. 

Seconda verifica. E’ da valutare l’effettiva portata delle promesse di cui ora si parla. Cominciando dallo sconto sconto alle imprese al Sud nel costo del lavoro ( decontribuzione al 30% ). La misura è di “ portata storica” per Giuseppe Conte presidente del consiglio. Ma non meno fondata è l’obiezione dell’economista Carlo Cottarelli su La Stampa dell’8 agosto . Il lavoro è alto sia a nord che a Sud. Diventa più alto al Sud e scoraggia gli investimenti perchè la sua produttività è più bassa. Ed è più bassa perchè incrocia altri fattori di crisi : “..scarse infrastrutture, una pubblica amministrazione meno efficiente, maggiori problemi di sicurezza pubblica…” La misura in sè , dunque, narcotizza la crisi che c’ è. Crea crescita, invece, se associata ad una decisa inversione nelle quote di investimenti pubblici per ora ben maggiori al nord. Ma sulla priorità meridionale degli investimenti abbiamo per ora solo parole. Nè progetti concreti né proposte nette. Vedremo.

Solo che, terza verifica, il Sud deve organizzarsi per favorire l’attrazione di nuovi investimenti. Per osservare meglio e pesare di più nelle scelte che contano, deve trovare strumenti politici di cui per ora è privo. Il presidente siciliano Nello Musumeci ha proposto un patto unitario alle regioni del Sud, secondo il modello attuato da Piersanti Mattarella prima che fosse ucciso dalla mafia. Che si sappia non ha avuto risposte finora . Verranno ? C’è poi la questione dell’efficenza delle amministrazioni. Per ottenere quote maggiori dei flussi di risorse in partenza dall’ Europa, devono raggiungere livelli maggiori di efficenza, organizzare spazi straordinari in uffici ed enti, comuni e consorzi. Non siamo ancora a questo. Ci saremo ?  Buona svolta o dolci inganni , allora , per il Sud ? La risposta dipende anche dai meridionali. Si può sperare in un colpo d’ala. ? Speriamo. Anche se al modo di Leonardo Sciascia. Ossia con “con una certa disperazione”.