Sono un giornalista che scrive, parla e fotografa. Una passione: la bici da corsa. Un sogno: riuscire a far capire anche quello che non capisco.

di LELIO CUSIMANO

Dove vanno in Sud e la Sicilia ?difficile rispondere a questa domanda, quando devono ancora maturare le scelte che (forse) sono in corso di elaborazione da parte del Governo di Roma. Una cosa però l’abbiamo portata a casa: dal 2020, per obbligo di legge, almeno il 34% della spesa pubblica italiana dovrà essere concentrata nel Sud.

Lelio Cusimano , giornalista economico

Era un’indicazione politica esistente da anni, ma da anni è stata puntualmente ignorata. Ora è legge dello Stato.Relativamente più facile è invece individuare le cose che servono al Sud. In realtà le priorità non sono sempre le stesse per tutti, tuttavia c’è un’ampia convergenza su almeno due ambiti d’intervento. Prima di tutto, va citata l’istruzione, dalla scuola all’università, passando per la formazione. Tutte le principali indagini (Invalsi, OCSE, PISA…) segnalano il ritardo degli studenti meridionali. Non è un mistero che l’Italia ha il più basso numero di laureati in Europa; forse è meno noto che il Sud ha il più basso numero di laureati in Italia. Ogni cento giovani, la Lituania conta 58 laureati, la Sicilia appena 21! Il Sud è penalizzato anche dall’abbandono precoce degli studi scolastici; fenomento questo che vede in prima fila la Sicilia; uno studente  siciliano ogni quattro lascia gli studi prima della loro conclusione.

Non meno grave è la sostanziale assenza della scuola a tempo pieno nel Sud, proprio laddove maggiormente se ne avverte il bisogno. In Sicilia solo l’8% degli studenti fruisce del tempo pieno. Il secondo punto critico è quello delle infrastrutture. Non servono dati per esplicitare l’impressionante povertà di strade, autostrade, ferrovie, porti, acquedotti e depuratori, tanto per limitarsi alle principali strutture. Non solo si fanno poche opere pubbliche nel Sud, ma per di più i tempi per la loro realizzazione risultano i più lunghi d’Italia. E dire che le infrastrutture assicurano un duplice vantaggio: intanto creano posti di lavoro veri e non fittizi, già nella fase della realizzazione, e per di più rappresentano un potente fattore di attrazione degli investimenti. Cento milioni di euro investiti in infrastrutture portano alla creazione di quasi 12 mila posti di lavoro.In sostanza cosa servirebbe al Sud lo sappiamo bene; non sappiamo invece come e quando si metterà mano ai tanti problemi che penalizzano oltre un terzo della popolazione italiana. Certo, mentre invochiamo lo Stato, se la Sicilia mettesse  a frutto le poche risorse disponibili, indirizzandole verso impieghi produttivi piuttosto che verso finalità assistenziali, allora forse potremmo alzare di più la voce!