Sono un giornalista che scrive, parla e fotografa. Una passione: la bici da corsa. Un sogno: riuscire a far capire anche quello che non capisco.

di BIANCA LUPO ( con GAETANO DE BERNARDIS )

Gattopardo riposa tra i grandi di Palermo.”Se vogliamo che tutto rimanga com’è, bisogna che tutto cambi”. La frase sembra un paradosso, ma nasconde un insegnamento politico del giovane Tancredi, nobile, squattrinato, cinico ed arrivista al principe Fabrizio, “lo zione”, per spiegare il contesto dell’ imminente unificazione italiana,la sua camicia rossa ,la successiva divisa sabauda e il passaggio dalla vecchia nobiltà conservatrice alla nuova gerarchia post-unitaria. Il nuovo e il vecchio si incrociano, ma non si annullano, perché fingere un cambiamento mantiene tutto “in statu quo ante”. Il romanzo di Tomasi, boicottato dalla critica di sinistra (Vittorini lo stroncò due volte), fu pubblicato postmortem (1958) ,da Feltrinelli ,su suggerimento di Giorgio Bassani ,e vinse il premio Strega nel’59.
Nel Gattopardo si mescolano riflessioni sulla politica dell’ Italia unita e sul carattere dei siciliani. “Il sonno,caro Che- valley, è ciò che i siciliani vogliono…..” “Siamo vecchi, ChEvalley, vecchissimi: sono venticinque secoli che portiamo sulle spalle il peso di magnifiche civiltà eterogenee….”
“I siciliani non vorranno mai migliorare ,per la semplice ragione che credono di essere perfetti”.
Una visione fatalistica della società di ieri, che Tomasi rivive in quella a lui contemporanea .
È un meraviglioso affresco storico che va dalla spedizione dei 1000 al trapasso di regime , tra invenzione ed evocazione, tra il reale e il favoloso che Visconti , nel 1963 ,immortalò nel suo film Il romanzo però è ancora più coinvolgente e lo dimostra il fatto che sia il romanzo italiano del ‘900 più letto ed amato nel mondo. Quasi un canto del cigno di un intellettuale colto, sensibile, quasi sconosciuto al mondo dei letterati, uno scrittore al suo primo libro ,a sessant’anni ,scritto nei fogli sul tavolino del bar Mazzara con l’eterna sigaretta fra le labbra. Oppure nel “cenacolo” Flaccovio, meta dei principali esponenti dell’intellighenzia siciliana del ‘900. “Ci vediamo da Flaccovio” , era un modo di dire palermitano ,mi raccontava mio padre che ,dal suo amico Fausto, conobbe Guttuso, Buttitta Consolo, Perriera. E in quei fogli c’era tutta la sua vita, la storia della sua famiglia, un ritratto di se stesso taciturno e solitario come si definisce:”….ero un ragazzo cui piaceva la solitudine, cui piaceva di più stare con le cose ,che con le persone”. “Ricordo un signore corpulento, fosco, serioso che Fausto chiamava principe. Era lui il Lampedusa, che ogni giorno compiva ,come il joyceiano Leopold Bloom, a Dublino, la traversata di Palermo ,dopo aver sostato a lungo nel “pub” Mazzara, alla libreria .” ( Vincenzo Consolo).Finalmente la sua tomba è stata traslata nel Pantheon della sua città accanto ai figli illustri dellaSicilia che l’hanno tanto amata e che tanto le hanno dato, alcuni anche la vita! Sulla lapide l’incipit del romanzo: “Nunc et in hora mortis nostrae. Amen”.

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TOMASI DI LAMPEDUSA al Pantheon di Palermo riposa con i grandi di Sicilia di GAETANO DE BERNARDIS

BIANCA LUPO

E’ docente di Lettere in pensione . Sono nata a Palermo il 24/9/47 . Garibaldina dalla prima media. A tempo perso mi piace commentare i fatti ed i misfatti della nostra povera cara Italia…

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