Sono un giornalista che scrive, parla e fotografa. Una passione: la bici da corsa. Un sogno: riuscire a far capire anche quello che non capisco.

di PASQUALE HAMEL e GIORGIO TRIZZINO.

HAMEL La garbata e intelligente risposta dell’amico Trizzino al mio pessimismo (della ragione) sul governo che si vara ( lewggere di seguito ndr), ripropone elementi di riflessione per ragionare sulla situazione politica. Convengo sulle sue osservazioni circa la difficoltà, a bocce ferme (cioè, con questa legge elettorale), che in caso di voto dalle urne possa uscire una maggioranza autosufficiente in grado di esprimere

 pasquale hamel e giorgio trizzinio

un governo e, d’altra parte nella chiusa del mio intervento mi affidavo alla saggezza degli italiani, ma mi chiedo, e lo faccio in termini dubitativi, può essere sufficiente questo a farci demonizzare il voto ? Personalmente non credo ! Aggiungo, convenendo sempre nel giudizio negativo sulla attuale legge elettorale, che a mio modo di vedere sia necessario, qualunque sia la maggioranza che esca dalle urne, mettere mano alla riforma della Costituzione che, lo ricordo a quanti si lasciano sedurre dalle belle immagini, non è affatto “la costituzione più bella del mondo” ed è invece il frutto di un compromesso che si colloca in un tempo nel quale molte delle norme in essa previste sono fuori dalla logica del nostro presente.

GIORGIO TRIZZINO

 giorgio trizzino, deputato Cinque Stelle

L’attuale legge elettorale non consente in alcun modo che un solo partito possa da solo raggiungere la maggioranza assoluta dei voti e per questo l’unico modo per fare un governo è trattare con le altre forze politiche. Poiché Salvini ha dimostrato di essere inaffidabile ed ha tradito il contratto di governo, l’unico partito con cui il M5S avrebbe potuto trattare dopo aver vinto le elezioni si chiama PD. Le uniche scelte possibili come Hamel   ipotizza erano quindi:  1) Andare nuovamente a votare dopo appena 24 mesi e spendere 500 milioni di euro degli italiani, avviare l’esercizio provvisorio, far aumentare l’IVA al 25% e dopo riproporre una nuova alleanza con il PD per tentare di fare un accordo di governo; 2) Oppure non spendere 500 milioni, non far aumentare l’IVA al 25%, non gettare l’Italia nel caos ma sedersi subito al tavolo con il PD per tentare di fare un accordo di governo. Cosa conveniva di più all’Italia? Quale ragionamento può avere fatto il Presidente della Repubblica? Io sono per la seconda ipotesi che sono convinto è quella di buon senso in attesa di riconsegnare agli italiani una nuova legge elettorale che sia veramente equa. Caro Pasquale Hamel oggi è facile dire che non si condivide l’accordo tra Pd e Movimento e che è meglio tornare al voto, ma è in questo modo che facciamo l’interesse del nostro Paese?  Votare oggi significa nella migliore delle ipotesi ricreare le stesse condizioni ed equilibri attuali, ma nella peggiore delle ipotesi vuol dire consentire a questa destra reazionaria di impadronirsi del paese e governarlo con i tanto ambiti ‘pieni poteri’.  È questo che vogliamo?

PASQUALE HAMEL  1

Se qualcuno non l’avesse ancora capito lo ripeto a chiare lettere: sono contrario a questo governo. Lo sono perché lo considero un matrimonio mal assortito, fondato su equivoci e riserve mentali che non portano da nessuna parte. rivolgere lo sguardo al passato, un passato che i contraenti hanno riempito di improperi e contumeliE oltre la decenza, ma guardando al presente mi chiedo cosa possa unire queste due forze politiche se non la paura di affrontare un bagno elettorale che le vedrebbe entrambi perdenti ? Pd e M5Stelle hanno visioni politiche radicalmente diverse. Il primo  nonostante non abbia risolto le sue contraddizioni interne, è tuttavia un partito strutturato, che si sforza avere una visione organica di società e  si muove lungo i binari tradizionali della politica italiana. Il secondo è tutto l’opposto, nessuna strutturazione ma una realtà magmatica legata solo dalla contestazione al sistema, in cui non alberga alcuna visione organica ma una rottura clamorosa con l’idea di partito che ci siamo fatti e, ancora, l’accettazione di presenze esterne non legittimate che hanno l’obiettivo di sostituire le prassi e le regole della politica. In questa condizione, chiedo, è possibile stilare un programma che possa non essere continuamente ridiscusso ? Quali garanzie possono essere offerte perché ciò non avvenga ? Ma, si dice, c’è un garante,  il riferimento è al presidente Conte, dico io, mediocrità elevata a statista ! Ma quale autorevolezza può avere un personaggio che per garantirsi la poltrona, è capace di cambiare le carte in tavola dall’oggi al domani ? Ed allora, quale soluzione alla crisi prescindendo da questo accordo ? Ed ecco il punctum dolens: a questa crisi non c’è che una soluzione se non quella di andare a votare confidando nella saggezza (?) del popolo italiano.

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