Sono un giornalista che scrive, parla e fotografa. Una passione: la bici da corsa. Un sogno: riuscire a far capire anche quello che non capisco.

di GIORGIO TRIZZINO

medico deputato alla Camera per il M5s

“Città vuota” l’indimenticabile canzone di Mina degli anni sessanta e le scene del film “Il sorpasso” di Dino Risi si alternano tra i miei ricordi mentre cammino per le strade vuote di una Roma irriconoscibile.Mi rendo conto che, mentre mi reco alla Camera per votare la risoluzione che porterà per il nostro Paese un ulteriore indebitamento di 25 miliardi per affrontare l’emergenza coronavirus, davanti a me si presenta una città vuota e silenziosa. Quelle stesse immagini di Vittorio Gasman che con la Lancia Aurelia B24 percorreva ad agosto insieme a Jean-Louis Trintignant le vie assolate di una Roma quasi deserta, si ripropongono insieme alle parole della bellissima canzone di Mina: ….. Le strade piene/ la folla intorno a me/ mi parla e ride / e nulla sa di te/ io vedo intorno a me/ chi passa e va/ ma so che la città / vuota mi sembrerà/ se non ci sei tu…. E ancora :  Le strade vuote / deserte senza te/ leggo il tuo nome / ovunque intorno a me/ torna da me amor /e non sarà più vuota la città / ed io vivrò con te/ tutti i miei giorni

Mi avvio a Montecitorio con una sorta di groppo in gola, come se una grande malinconia si sia impadronita di me mentre ho ancora in mente i gruppi di turisti che riempivano Piazza Panteon, via del Corso, Piazza Venezia, assembramenti di giovani sul lungotevere, religiosi che si spostavano a visitare i luoghi del culto. Io che nella mia vita ho toccato con mano tante forme di sofferenza e sono stato testimone di momenti storici molto difficili adesso mi commuovo per la solitudine di una città? Per il suo silenzio difficile da accettare? Per quegli spazi vuoti che fino a ieri erano pieni di una vita rumorosa? Una città sospesa a causa di un microscopico virus sconosciuto che ha cambiato la nostra vita e probabilmente il futuro di un intero paese. Una città, la nostra città dove ci siamo abituati a vivere senza più riconoscerla e che oggi si mostra come un luogo pieno di struggente bellezza. Leggo in queste ore alcuni commenti e mi è subito evidente che, se da un lato molte persone non hanno ancora la reale percezione dell’emergenza che stiamo affrontando e continuano a comportarsi come se il problema non li riguardasse, dall’altro invece i numeri e i racconti di chi è “sul campo” parlano chiaro e ci dicono che la situazione è molto grave. Se vogliamo che le nostre città ritornino alla loro vita rimaniamo tutti a casa per i prossimi 15 giorni e dopo ci sveglieremo da questo incubo forse un po’ migliori.